Editoriale n 61: è il De profundis dell'economia o della sazietà?

Di Federico De Nardi

L'altro giorno, ero fermo in coda a un incrocio e per caso ho guardato alla mia destra. Ho visto un enorme parcheggio, fino a pochi mesi fa vuoto, strapieno di auto. Le auto erano vicinissime, non si capiva bene come avesse fatto il parcheggiatore, a metterle così vicine, forse a ogni nuova auto parcheggiata, scendeva dalla parte opposta del guidatore chiusa la precedente auto dalla successiva. Non sono riuscito a capire se erano auto nuove o usate, perché sono stato costretto dal flusso del traffico tiranno a ripartire, poco importa, nuove o usate, erano tutte lì in attesa di qualche sazio compratore. In seguito, sono andato in un supermercato e anche lì, il cibo e altre mercanzie traboccavano dagli scaffali innumerevoli. Non sono riuscito a capire chi potesse comprare tutte quelle vettovaglie e altri oggetti, anche perché, vicino a quel supermercato, se ne trova un altro e dietro a quello un altro ancora e un po' più in là, un enorme centro commerciale dotato di innumerevoli negozi di tutti i tipi. E i vestiti? Passare per un centro cittadino di qualcunque città, significa fare una visita in una specie di enorme galleria in cui sono appesi abiti e scarpe a perdita d'occhio. Il vedere tutte quelle auto, cibarie, abiti, inutilizzati, mi ha fatto venire un dubbio sull'economia cosidetta di mercato, in cui viviamo. Per 'di mercato', intendo il famoso rapporto domanda-offerta. Ebbene, mi chiedevo, in realtà oggi tale rapporto non è più valido,(lo è mai stato? io non ci ho mai creduto più di tanto) infatti, il 'mercato' offre così tanti prodotti di qualsiasi tipo, che non siamo più in grado di assorbirli, anche volendo. La società è sazia, la crisi è nata solo perché i banchieri e molti economisti hannno confuso la società con della anatre da fois gras.

Di Federico De Nardi