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N. 61, VI anno, 2008 Mercoledì 8 Aprile  2009
 
 
 


  2010: anno di CIMA DA CONEGLIANO

Di Abcveneto

Dopo Giovanni Bellini ed il Carpaccio, e prima di Giorgione, il pittore prediletto di Venezia rimase Cima da Conegliano; né ciò deve stupire, nessun maestro del tempo sapendo rendere al pari di lui l’atmosfera argenteache leggera e ampia bagna il paesaggio italiano.

Bernard Berenson, Dipinti veneziani in America, Milano 1919

Palazzo Sarcinelli a Conegliano (TV) sarà il centro di uno degli eventi più importanti e attesi del prossimo anno: la mostra dedicata a CIMA DA CONEGLIANO, in programma dal 26 febbraio al 2 giugno 2010.

A quasi cinquant’anni dall’esposizione allestita da Carlo Scarpa nel Palazzo dei Trecento di Treviso e a oltre un quarto di secolo dalla fondamentale monografia di Peter Humfrey, l’amatissima città natale propone un’esposizione, prodotta e organizzata da Artematica, col patrocinio del Comune di Conegliano, della Provincia di Treviso e della Regione Veneto, su Giovanni Battista Cima (Conegliano, 1459/1460 – 1517/1518) maestro che, nel pur breve arco di carriera, per un ventennio è stato ai vertici della pittura sacra in laguna. L’iniziativa, curata da Giovanni Carlo Federico Villa, coadiuvato da un comitato scientifico che comprende i maggiori studiosi italiani e stranieri su Cima da Conegliano, quali Peter Humfrey, David Alan Brown, Mauro Lucco e Matteo Ceriana, presenterà un percorso espositivo di 40 opere, provenienti dalle maggiori istituzioni pubbliche mondiali, come la National Gallery di Londra, la National Gallery di Washington, l’Ermitage di San Pietroburgo, le Gallerie dell’Accademia di Venezia, in grado di ricostruire la vicenda artistica di Cima, sottolineandone il ruolo fondamentale, per tutto il corso degli anni Novanta del Quattrocento, nello sviluppo della pala d’altare veneziana e nella narrazione di un paesaggio georgico, essenza stessa di una poesia di cultura umanistica da lui solo espressa.

“Desidero sottolineare – dichiara Alberto Maniero, sindaco di Conegliano - l'eccezionalità di un evento di una così grande portata dedicato, per la prima volta, al Cima nella sua città natale. Siamo riconoscenti all'artista e alla sua opera che ha reso internazionale la fama della nostra città e che abbiamo voluto, con determinazione, in occasione della particolare ricorrenza. Si tratta di un evento straordinario anche perché coincide con la riapertura al pubblico di Palazzo Sarcinelli, uno dei palazzi comunali più prestigiosi del centro storico, per decenni sede di mostre d’altissimo livello e recentemente oggetto di un impegnativo intervento di restauro conservativo. La storia di questo Palazzo si incrocia dunque con quella del celebre artista coneglianese a distanza di quasi 500 anni dalla sua edificazione (1518) dai nobili Sarcinelli da Ceneda e dalla morte del Cima (1517)”

“Dopo la mostra dedicata a Canaletto e alla grande stagione del vedutismo veneziano del settecento di Treviso – sono parole di Andrea Brunello, amministratore delegato di Artematica – la nostra società si fa promotrice di un altro grande evento. Quella di Cima da Conegliano è una mostra che conferma la bontà del nostro metodo di lavoro che mira a conseguire il massimo valore qualitativo. L’esposizione è, infatti, solo l’ultimo passo di un programma che nasce e si costruisce negli anni, e che parte dall’imprescindibile formazione di un comitato scientifico di grande spessore. Per quest’iniziativa, inoltre, è già stato studiato un accurato piano di promozione che fungerà da volano per la valorizzazione di tutto il territorio”.

La mostra, accanto alla preponderante produzione incentrata sulle rappresentazioni sacre, testimoniata da una scelta ristretta ai principali prototipi della devozionale Madonna con il Bambino e da alcune tra le più importanti pale d’altare, tra cui spicca la Madonna in trono con il Bambino tra i santi Giacomo e Girolamo della Pinacoteca Civica di Palazzo Chiericati di Vicenza, porrà l’accento anche sull’importante produzione mitologica, in alcuni casi orientata alla creazione di cassoni nuziali, mentre una specifica sezione sarà dedicata alla grafica, esponendo la decina di fogli attribuita nel tempo a Cima.

Del pittore molti aspetti sono ancora avvolti in un cono d’ombra, e solo la possibilità di porre a confronto le sue opere può consentire di risolverli, soprattutto alla luce della scarsità di documenti emersi nel corso dei secoli. Se la sua data di nascita (1459 o 1460) è desumibile dall’estimo coneglianese del 1473, ove lo si identifica in un Joannes Cimator, immaginandolo dunque circa quattordicenne, età in cui si cominciava, secondo la normativa veneta, a pagare le tasse in proprio, le prime testimonianze artistiche sono quelle che narrano di un Magister Zambatista pictor pagato nel 1486 per un gonfalone della Scuola dei Calegheri di Conegliano, oltre all’orgogliosa firma e data Joanes Baptista de Conegliano fecit 1489 adì primo marzo, apposta sulla pala per la chiesa di San Bartolomeo a Vicenza. Proprio questa grande tela aprirà la mostra, andando a sottolineare immediatamente il problema della formazione di Cima.

L’assenza di fonti, infatti, non chiarisce questa questione prima del 1489, anno in cui si trasferisce da Conegliano a Venezia, dove apre una bottega autonoma. Nella città lagunare sarà pagato per varie pale d’altare nel 1494, nel 1499, nel 1504 e nel 1510.Tra il 1500 e il 1515, alternerà il soggiorno veneziano a frequenti viaggi in Emilia, tra Parma, Bologna e Carpi, dove riceverà numerose commissioni per altari. Documentato per l’ultima volta a Conegliano nel 1516, quando effettua la dichiarazione delle tasse, muore tra il 2 ottobre 1517 e il novembre 1518, come desumibile dagli ultimi due certificati conosciuti.La penuria di documentazione archivistica è in parte risarcita dalla grandezza assoluta di un artista che fin dagli esordi riuscì magistralmente, in uno stile di raffinato classicismo, a combinare la lezione pittorica di Giovanni Bellini con quella scultorea dei Lombardo, declinando poi la lezione di Antonello da Messina giuntagli per il tramite di Alvise Vivarini. Già Vasari, nell’edizione delle Vite del 1550, ne esaltava le doti, sottolineando come “Fece anco molte opere in Venezia, quasi nei medesimi tempi, Gio. Batista da Conigliano, discepolo di Gio. Bellino [...] e se costui non fosse morto giovane, si può credere che avrebbe paragonato il suo maestro”.

“E negli anni Novanta del Quattrocento è Cima, accanto a Giovanni Bellini, il grande inventore dei cieli e del paesaggio italiano. Reso con una poesia capace di valicare i secoli ed essere ancora attualissima, in valli e rocche definite dall’intensità di albe e tramonti che saldano uomini e natura in indissolubile unità. Da qui nasceranno Giorgione, Tiziano e la fondamentale stagione del Cinquecento veneto” racconta Giovanni C.F. Villa.

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