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N. 69, VI anno   1 dicembre  2009

 
 


  Cristiano Bianchin... con il suo “archivio della memoria” fa sognare New York

Di Luigia Stefanelli

Barry Friedman Ltd a New York presenta Cristiano Bianchin con una Mostra intitolata Venice3 Visions in Glass (dal 29 ottobre al 16 gennaio 2010 ). Sono con lui altri due artisti del vetro: Laura de Santillana e Yoichi Ohira; tutti e tre sono stati protagonisti nel “Padiglione Venezia“ alla Biennale di quest’anno con la mostra “Fa come Natura face in foco…Dante“.
La Mostra americana occupa due interi piani. Si tratta di oltre cento pezzi “storici” che rappresentano il cammino dell’artista e altrettanti cento nuovi lavori. Resterà a New York fino al 16 gennaio 2010, poi sarà presentata in ben tre musei: al Nelson–Atkins of Art di Kansas City, Missouri ( dal 6 marzo al 15 agosto 2010); al The Naples Museum of Art (dal 1 ottobre 2010 al 15 gennaio 2011)in Florida ed infine in marzo 2011 a Parigi al Museé des Artes Décoratif.
Testimone dell’immenso lavoro uno splendido catalogo che nasce dal contributo congiunto di personaggi come Jean Luc Olivié curatore del Museo delle Arti Decorative di Parigi, di Attilia Dorigato direttrice del Museo del Vetro di Murano, di Jennifer Hawkins Opie del Victoria &Albert Museum di Londra.
3VisionsGlassCristiano Bianchin nasce a Venezia nel 1963, dove vive e lavora; ha frequentato il Liceo Artistico (Saverio Rampin, fu il suo docente di figura) e poi l’Accademia di Belle Arti di Venezia, qui segue un corso di pittura con Emilio Vedova, diplomandosi nel 1987.
Vi proponiamo qui alcuni stralci dell’intervista all’Artista fatta da Rosa Barovier Mentasti, storica dell’arte, che meglio di chiunque altro, ci descrivono il “suo sentire ” e il suo lavoro… .

“...non si tratta di produrre dal proprio fare arte fascinose copie dal passato, anche se non ho mai voluto guardare l’arte vetraria con quegli occhi. Il mio rapporto d’origine con la materia vitrea è stato inizialmente d’impronta “olfattiva”. Agli inizi seguivo, proprio come un segugio, le tracce. Le tecniche vetrarie muranesi, quelle primarie, mi permisero di comprendere al meglio l’elaborato o il progetto che sottoponevo al Maestro esecutore……………. Nel 1992, presso la fornace De Majo, ho realizzato i primi tre prototipi. trovano riscontro nella mia ricerca. Per quanto spettacolari e accattivanti, i colori del vetro mi hanno raramente comunicato la propria poetica nel vederli riuniti insieme, come fusi.
Visions di Cristiano BianchinLa rifinitura a freddo, attraverso l’uso minuzioso della molatura, mi permette infine di seguire, tramite le mani del Maestro molatore, un nuovo disegno intagliato sopra la pelle dell’opera in via d’apparizione. Sono, questi, i principi dello “scolpire il tempo” al fine di restituire alla superficie vitrea la propria sensualità, duramente provata dai tagli diamantati della ruota. Il nastro abrasivo funge da “sutura”, rimodellando e restituendo al manufatto la sua complessa rinascita. Ecco il motivo per cui ho espresso la scelta di rifinire con la tecnica a freddo ogni mia creazione... ." "...Amo il vetro nero, che appare ai miei occhi, meno evidentemente “vetro”. Nel vetro non esistono solo parametri legati alla propria condizione di malleabilità. Esistono pure quelle svariate possibilità di rendere la materia vitrea anche assolutamente mimetica, come assolutamente evidente, se non addirittura sfacciata……… ho cercato di dare spiegazione ai miei “perché” o ai miei “da dove”. Per quale motivo realizzare una scultura dalle forme perfettamente vitree, dove la materia è dominata dalla luce stessa che la rende palpabile al solo sguardo, per poi nasconderla in una guaina?! La questione me l’ha suggerita il luogo stesso dove nasce l’opera in vetro, dalle maestranze che l’hanno eseguita. ……….scrissi così:
Visions in GlassQuando il minerale s’accoppia al fuoco, come in una danza rituale, il soffio ultimo è più debole, schiacciato non per resa ma per necessità. Solo allora, il peso della storia carica della propria tradizione si riposa. Sensualità e sessualità nel vetro si sovrappongono e mostrano incondizionatamente le proprie nudità… la straordinaria ed arcana seduzione di essere un corpo parallelo a quello dell’uomo. Questi – come spesso accade – nel mostrarsi a tutto tondo produce un segnale di vulnerabilità.
Siamo ciechi dinnanzi a tanto timore perché vediamo ciò che vogliamo… e non ciò che dovrebbe realmente essere.
Coprirsi, invece, può significare
chiudersi dal di dentro
isolarsi dal di fuori
indurre lo sguardo a non arrendersi all’evidenza.
Se il gioco si dovesse fermare e le antiche pratiche assomigliare esclusivamente a lusinghe, l’enigmatica e fragile percezione del sé continuerà a diffondere lontananza e paura tanto che il vetro perirà un’ultima volta e per sempre, portando su di sé la condizione per cui è spesso ingiustamente amato: il suo luccichio e nient’altro.*

Quella serie di sculture nate per sovrapporsi, schiacciarsi, incontrarsi, dialogare con il colore ed accoppiarsi, riassumono l’analisi di un vissuto emotivo da cui tutte le funzioni del vetro, incondizionatamente, emergono attraverso la vita che gravita intorno a questi, come una pelle che è sì della materia vitrea, ma anche di quella meno trasparente che è dell’uomo. …”

Difficile poter aggiungere qualcosa se non l’invito a guardare le opere!.

Di Luigia Stefanelli

 

 
 
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