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N. 59, VI anno, 2008 Venerdì 20 febbraio  2009
 
 
 


  San Pietroburgo apre ed esalta il Carnevale di Venezia con il Gran gala del Teatro Michailovskij al Teatro Malibran

Di Anna Paola Zugni-Tauro / foto sono di Michele Crosera

Balletti russi- foto di Michele CroseraLa Fondazione Teatro La Fenice arricchisce il Carnevale di Venezia nel febbraio 2009 con quattro eventi di alta qualità culturale e artistica: il Gran gala di danza – Étoiles del Teatro Mikhailovskij di San Pietroburgo il 12, Roméo et Juliette il 19, La Cavalchina il 21, L’impresario delle Smirne il 22: le date si riferiscono alle prime.
Dunque il Gran gala di danza del Teatro Mikhailovskij di San Pietroburgo ha aperto la fulgida serie degli spettacoli del Teatro La Fenice dedicati al Carnevale al Teatro Malibran il 12 e 13 febbraio alle ore 20.00.
Un po’ di storia. La Compagnia di Ballo del celebre teatro russo fu in scena con “Giselle” alla Fenice di Venezia lo scorso novembre. Il Teatro Mikhailovskij dal 1833 rappresentava prosa e opera lirica, ma in seguito Fiodor Lupochov, primo direttore del corpo di ballo, debuttò con “Harlequinade” e da allora il Teatro si distinse con una serie di affermazioni nella danza realizzate dai successivi direttori, quali Grigorovich, Gusev, Dolgusin ed ora con il Direttore generale del Teatro Vladimir A. Kekhman e con il responsabile artistico del ballo Farukh Ruzimatov, già danzatore al Teatro Marijnskij di San Pietroburgo e all’American Ballet Theater.
Il Gran gala del Malibran, sottolineato ad ogni brano ed anche a scena aperta da scrosci di applausi,costituisce l’avvenimento dell’anno per la “ Missione culturale San Pietroburgo-Venezia” patrocinata dalla moglie del Presidente della Federazione Russa, signora Svetlana Vladimirovna Medvedeva, sostenuta da Egidio Paties, console onorario a Venezia, e da Tatiana Shumanova, direttore dei programmi internazionali del Ministero della Cultura Russo.
Già nel 2007 ho potuto assistere al Teatro Goldoni alla stupenda edizione in lingua russa de “ Il Gabbiano” di Cechov con la regia di Andrei Konchalowsky, e alle danze del Teatro Marijnskij di San Pietroburgo, nelle quali i “ Frammenti di La Noce Magica” e “ Lo schiaccianoci” godevano della scenografia, costumi e produzione del grande artista Mihail Shemyakin, ed infine ho potuto partecipare su suo invito al favoloso “ Ballo di Pietro il Grande” al Casinò Municipale di Venezia, Palazzo Vendramin Calergi.
Il programma al Gala del Malibran prevedeva estratti da famosi balletti.
Il brano di apertura “ Pavana del Moro” (1949) era su musica di Purcell. Il tema della tragedia Otello di Shakespeare viene qui trasferito in una vicenda umana possibile in ogni tempo: lo sventurato innamorato e la sua moglie calunniata sono le vittime di un perfido amico e della sua consorte.
Balletti russi- foto di Michele CroseraBasato sulla forma della “pavana” e di altre danze rinascimentali, il capolavoro di José Limón nella ricostruzione coreografica di Alice Condodina ha un ritmo di eccezionale compostezza ed eleganza . I due grandi interpreti erano Farukh Ruzimatov e Irina Perren , con Andrev Kasyanenko e Vera Abruzova nel ruolo dei perfidi amici, tutti raffinati anche per colore e forma dei costumi. Nel successivo “ Acque di primavera” la straordinaria Irina Perren è riapparsa volando come una farfalla sul palcoscenico, appoggiata nelle sue evoluzioni da Marat Shemiunov, rivelandosi come un’interprete acrobatica e sensibilissima della musica di Rachmaninoff: con le loro spericolate, incredibili figure hanno travolto il pubblico entusiasta.
A seguire Irina Koshelova ha esibito la classica, struggente espressività ne “ La morte del Cigno” su musica di Saint Saëns e coreografia di Fokine, facendo rivivere la mitica Anna Pavlova. In “Doomed to love” Vera Arbuzova e Andrey Kasyanenko hanno descritto una storia di sentimenti contrastanti: amore, fedeltà, tradimento.

L’”a solo” del grande Farukh Ruzimatov, su coreografia di Béjart, ha affascinato tutti per l’intensità e la modernità con cui ha interpretato la musica di Mahler, ripresa da Visconti in “Morte a Venezia”: astrattezza e fisicità, fuse in un sublime ritmo, hanno plasticamente significato il sentimento di bellezza e decadenza che un uomo alla fine della sua vita fatalmente prova.
Il gran finale “Don Quixote: Pas de deux”, su musica di Minkus e scenografia di Petipa (1869), è stato pieno di fuoco ed ha stupito per l’esecuzione di funambolica destrezza dei due danzatori; la magica Irina Perren e Semyon Chudin hanno trasmesso al pubblico la loro veemenza e il loro ardore.
La storia dei due popolani Kitri e Basilio, la figlia di un oste e un barbiere, personaggi minori del romanzo di Cervantes, e’ diventata lo spunto, il pretesto per il virtuosistico, infuocato “pas de deux” finale con i 32 “fouettés” della ballerina e i possenti “jetés” del bravo interprete maschile.
Infine molti applausi anche per Karen Durgaryan, il maestro armeno che ha diretto con partecipazione appassionata l’Orchestra Filarmonica Veneta.

Di Anna Paola Zugni-Tauro / foto sono di Michele Crosera


 
 
 
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