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N. 64, VI anno, 2009 | Mercoledì 1 Luglio 2009 | ||
Intervista a cura di Alberto Leoncini Quella che per almeno un lustro è stata definita la “compagnia di bandiera” del Veneto vive da quasi due anni una situazione di fermo dovuta a difficoltà finanziarie e gestionali che hanno portato prima alla sospensione delle attività, quindi, al commissariamento. Tutto ciò anche per veti di natura politica ed economica che si sono susseguiti negli ultimi mesi. Stiamo parlando di Alpi Eagles, vettore regionale con base d’armamento all’aeroporto di Venezia. La compagnia aveva sviluppato, a partire dallo scalo lagunare, una rete di collegamenti articolata e utile allo sviluppo economico della nostra area, generando peraltro un significativo indotto in termini occupazionali. La ripresa delle attività di volo, inizialmente prevista per l’inizio del 2009, è risultata impossibile per la mancata apertura di credito (17 milioni di euro garantiti da una fideiussione del Ministero dello Sviluppo Economico) da parte di istituti bancari, sia italiani che esteri. Allo stato attuale la stagione estiva, la più commercialmente profittevole, è persa, quindi le prospettive non sono affatto buone, anche alla luce della generalizzata contrazione per il comparto. Ne abbiamo parlato con Paola Della Santa, pilota in Alpi Eagles, ora assieme ad altri 135 colleghi in cassa integrazione. Quali sono state le vicende e le tappe che hanno portato all’attuale situazione del vettore?
Nel mese di novembre 2008 a fronte di una Garanzia di Stato approvata dal Governo e convalidata da parte della Comunità Europea, eravamo quasi certi che in pochi giorni avremmo avuto i soldi per ripartire.Il piano di rilancio della compagnia Alpi Eagles, approvato dal Ministero, prevedeva già dal mese di Febbraio 2009 l'addestramento del personale rimasto a casa e la messa in linea degli aerei. Insomma per la stagione estiva 2009 saremmo dovuti ripartire.Ciò non è avvenuto perché, quella che sembrava la cosa più facile, trovare la banca che ci finanziasse, si è rivelata l’aspetto più problematico. Le prospettive di soluzione allo stato attuale sono nulle, a meno che non intervenga la politica, come più volte è stato promesso dal Governo attuale in televisione e sui giornali, affinché le banche eroghino il prestito e permettano in questo modo ad una piccola/media impresa, come Alpi Eagles, di ritornare a operare nel mercato italiano ed Europeo creando nuova occupazione. Non dimentichiamo che Alpi Eagles tra indotto e personale diretto dava lavoro a più di 1000 persone. Cosa significa in termini professionali non volare, per un pilota?
Non volare più per un pilota significa perdere l'allenamento, con il passare del tempo avere sempre più difficoltà di reinserimento nel mercato del lavoro. Non volare significa assumersi personalmente i costi annuali di mantenimento delle licenze che variano da un minimo di 2000 euro, a salire. Non volare più porta alla perdita di quelle capacità acquisite giorno dopo giorno dall'esperienza diretta del volo. Rimanere a terra per un pilota, come è stato in più occasioni ribadito, significa non essere più un pilota.
Crede che la sovraesposizione del “caso Alitalia” vi abbia danneggiati o ritiene invece che quella vicenda abbia portato alla ribalta la drammatica situazione del settore nell’insieme?
Probabilmente ci ha più danneggiati che altro. Se non ci fosse stata la privatizzazione di Alitalia avremmo avuto più spazio e anche, forse, più disponibilità da parte di alcune banche che sono state coinvolte nella vicenda. Intervista a cura di Alberto Leoncini |
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