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fotonotizie per la stampa: Marcellino Radogna
N. 64, VI anno, 2008 Venerdì 10 Luglio  2009
 
 
 


  Gloria Vianello e Rosario Morra in mostra alla casa di Gaia da Camino

A cura di Abcveneto

Portobuffolè, Casa Gaia da Camino, 11 luglio - 6 settembre 2009
Inaugurazione sabato 11 luglio 2009, ore 18

Nell'ambito di Arte in Rete di RetEventi 2009, promossa dalla Provincia di Treviso, si inaugura la mostra Gloria Vianello e Rosario Morra. Sguardi, Sabato 11 luglio, alle ore 18.00, nella Casa Gaia da Camino di Portobuffolè.

Gloria Vianello e Rosario Morra hanno compiuto i loro studi all'Accademia di Belle Arti di Venezia dove si sono conosciuti. Entrambi posseggono un ricco curriculum e vantano una grande esperienza nell'arte del disegno. Senza dubbio, il primo sentimento che si prova osservando una loro opera è di ammirazione per la virtuosità dell'esecuzione tecnica e, in effetti, di questa abilità sono pienamente consapevoli. Gloria costruisce la sua composizione con un tratteggio preciso e regolare (matite colorate o pastelli) che copre tutto il foglio con ordine e con metodo. Le successive sovrapposizioni di segni di diverso colore creano la profondità della figura o degli interni, esaltandone il rilievo e la tridimensionalità. Rosario invece procede con la somma di piccoli punti, una tecnica lenta e paziente, che materializza le sue architetture. Tuttavia, questa abilità non diventa compiacimento fine a se stesso perché entrambi gli artisti si difendono dalla facilità, dalla bravura, dal tecnicismo esasperato, spiazzando deliberatamente lo spettatore.

Gloria usa colori delicati, non aggressivi, poco naturali, in prevalenza dei gialli o dei rosa carichi, per illustrare le sue scene: colori ambigui che non ricreano la veridicità di un interno ma, al contrario, rivelano l'artificiosità della costruzione mentale. Le sue composizioni ci immergono in un mondo atemporale; non c'è un racconto o una trama, non c'è un prima o un dopo, c'è solo la presenza centrale dei suoi modelli colti in semplici istantanee. I suoi personaggi sembrano guardarci, senza vederci, ignorandoci di proposito. Noi li osserviamo, senza riuscire ad identificarci. Questo progressivo straniamento stravolge la comprensione che si credeva di aver acquisito. La scena rappresentata, che all'inizio sembrava così ovvia da sembrare banale, ora si rivela differente. Affiora un senso d'inquietudine; forse, ci è sfuggito qualcosa, non abbiamo colto tutti i dettagli. Si è costretti a guardare di nuovo, si indugia sui dettagli, si apprezza il sottile tratteggio delle linee, inconsapevoli che, in questi atti, stiamo seguendo la strategia voluta dall'artista. Il fascino delle composizioni di Gloria si basa sull'impalpabile realtà del nostro essere, sulla possibilità o meno di ritrarre o di rappresentare la persona umana. Capire che, nel sottile gioco della raffigurazione, nella ricerca dove l'artista ha dissimulato se stessa, guardando i volti ritratti, interroghiamo noi stessi e il nostro io più profondo.

La tecnica di Rosario Morra lo contraddistingue, frutto com'è di uno stile personale che trova le sue radici nel movimento divisionista, una forma, tuttavia, di lontana parentela poiché in realtà ben poco lo lega a questo movimento e alle sue idee scientifiche o pseudoscientifiche di percezione e scomposizione della luce o del colore. Il pointillisme lo affascina per i limiti e gli obblighi che impone; perché è una tecnica lenta, che pretende visione lucida e mano ferma, regolarità e precisione. L'opera finita presenta ben visibili il tempo e il lavoro impiegati per portarla a termine. L'arte di Rosario Morra, nutrita da solide letture e da sicuro mestiere, ricrea una visione del mondo nuova e originale. Molte volte si è divertito a rappresentare la sua amata Venezia; Piazza San Marco è inondata di luce, calma e all'apparenza silenziosa, le persone sono piccoli punti, che proiettano lunghe ombre. Le architetture scelte, spesso monumenti famosi, sono sempre riconoscibili anche se la prospettiva è dilatata, la visione stravolta, certi dettagli deformati. Lo sguardo di Rosario sa reinterpretare paesaggi a noi noti; polverizzando il segno in minuscoli punti ricostruisce la visione come una tela sottoposta a tensione, infondendo nuova freschezza. La smaterializzazione del segno, sebbene sia il frutto di un duro lavoro, conferisce alla composizione una leggerezza che ne diventa il marchio principale. Ha dichiarato "Io vorrei che le mie cose avessero l'evidenza di un teorema che non serve dimostrare".

A cura di Abcveneto


 
 
 
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