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N. 62, VI anno, 2008 Sabato 2 maggio  2009
 
 
 


  Grande successo per "La commedia di Candido" al teatro Goldoni di Venezia

Di Anna Paola Zugni-Tauro

Ottavia Piccolo nel Candido di Voltaire“La commedia di Candido” ha chiuso in bellezza la stagione teatrale del Teatro Stabile del Veneto al Teatro Goldoni di Venezia. E’ una commedia nuova, creata in modo geniale da Stefano Massini, con la complice regia di Sergio Fantoni e le affascinanti scene e costumi di Gianluca Sbricca e Simone Valsecchi. Si tratta di uno spettacolo di grande stile e raffinatezza concettuale ed estetica che ha entusiasmato il pubblico per l’originalità di un’impostazione basata non su di un testo riproposto, ma su di un testo moderno ispirato a personaggi e contenuti del secolo dei Lumi.
Gli attori, perfetti nei loro ruoli, hanno delineato ritratti di personaggi famosissimi, ricoprendo anche più ruoli come il virtuoso Vittorio Viviani: ora puntiglioso Diderot, ora ombroso e ipocondriaco Rousseau, ora brillante e caustico Voltaire. Natalia Magni anche lei rappresenta con maestria tre personaggi ora petulante, ora semplice, ora elegante come moglie di Diderot, compagna di Rousseau, amante di Voltaire. Massimiliano Giovanetti ora è D’Alembert, ora il gesuita Padre Gallina,mentre Francesca Farcomeni e Desirée Giorgetti impersonano con grazia e civetteria le due cameriere di Voltaire. Alessandro Pazzi è il luogotenente dell’esercito.
Su tutti brilla sia per l’importanza del personaggio chiave della commedia, sia per l’eccezionale bravura Ottavia Piccolo, ossia Augustine, ex attrice dalle mille invenzioni e risorse, suo malgrado coinvolta nel triangolo dei tre filosofi.
Il “Candido o l’ottimismo” di Voltaire è l’immortale romanzo rivoluzionario ancor oggi attuale soprattutto per i suoi robusti e anticipatori contenuti morali, ma anche per il ritmo veloce, il sapore gustoso e ricco di fantasia. Fu scritto nel Settecento, in un periodo di guerre che lacerarono l’Europa per dimostrare quasi scherzando e musicalmente “con brio” che non si può essere ottimisti quando prevalgono in tanti luoghi del mondo odio e prepotenza, prevaricazioni e conflitti voluti dai governanti e benedetti dal clero.
Voltaire con “Candido” riuscì a scandalizzare e impaurire i potenti e a inquietare gli altri due padri dell’Illuminismo Diderot e Rousseau. Nel celebre libretto non si salvano dalla malvagità né cristiani, né musulmani, né volgari briganti, né personaggi che ricoprono alte cariche pubbliche. E neppure gli intellettuali, i maestri, poiché Pangloss, educatore di Candido, spiega la discepolo che questo è sempre il migliore dei mondi possibile, anche se sul suo corpo porta i segni di torture e di aggressioni. Lo spettacolo è altrettanto entusiasmante ed esaltato da un travolgente crescendo, risolto in un turbinio di colori, di battute senza tregua, di ridondanti costumi, di parrucche di un elaborato rococò, fino alla spropositata acconciatura di Augustine.
E’ stato definito “ L’avventura teatrale di una gran donna, di tre grandi e di un grande libro”, è uno spettacolo che diverte, stupisce e fa meditare sulla libertà di pensiero, sul ruolo della donna, sulla necessità di essere contro la guerra e l’integralismo religioso. Nella dialettica gara verbale fra Voltaire e Augustine, emerge che tutte le parole di genere femminile esprimono positività, mentre quelle di genere maschile esprimono perniciosa negatività.
Se vincessero la sagacia,la fantasia, la saggezza, la creativa spontaneità di Augustine si potrebbe diventare ottimisti! Nell’affare “Candido” si muovono tutti i personaggi fino ad arrivare alla splendida residenza svizzera di Voltaire a Ferney. Per penetrare nella vita privata dei personaggi Massini fortunatamente trovò nelle sue ricerche storiche un prezioso testo guida, il diario di viaggio di un inglese di fine 700, James Boswell, che racconta dettagliatamente il risultato delle sue visite nella casa di Rousseau, una misera fattoria della campagna svizzera, non molto lontana dalla piccola Versailles, cioè il fastoso castello di Voltaire. La resa teatrale di questa fortunata esplorazione risplende nel finale, dove Viviani interpreta mirabilmente un Voltaire ironico e graffiante, raffinato e spietato, incantato dalla strabiliante apparizione di Augustine. Ottavia Piccolo, dopo i travestimenti così amati dalla moda settecentesca, ossia i panni della cameriera di Diderot, della farmacista nel tugurio di Rousseau, indossa uno strepitoso costume, muovendosi con scaltrezza e abbattendo vittoriosa le barrire dell’oscurantismo. Ottavia Piccolo, attrice di profondo e assiduo impegno civile (drammi sui desaparecidos, sul conflitto israelo-palestinese, sulla Shoah, sulla Cecenia, sulla Birmania, sulla morte della Politkovskaja) qui abbraccia la “lucida malizia” di Massini e di Fantoni e soprattutto la lezione di Voltaire “ non c’è miglior modo di pensare che farlo ridendo”. E sappiamo quanto bisogno c’è di far trionfare la Ragione, anche con questo stile accattivante e apparentemente leggero per combattere le iniquità che ammorbano ancora imperterrite la nostra epoca.

Di Anna Paola Zugni-Tauro


 
 
 
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