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N. 68, VI anno | 17 novembre 2009 | ||
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Di Abcveneto Lunedì 23 novembre alle 18.00 si terrà in Sala Paladin presso la sede municipale del Comune di Padova in Via VIII Febbraio la presentazione del nuovo libro dello scrittore padovano Piero Sanavio, insignito nel 2004 del Sigillo della Città. Il libro ha per titolo Virtù dell'odio - Louis-Ferdinand Céline (Raffaelli editore, Rimini), ed è la sintesi di decenni di studi su Céline da parte di Sanavio, conosciuto in tutto il mondo come uno dei maggiori studiosi, se non il maggiore, del Céline. Autore e testo verranno presentati dal dr. Giuseppe Longo, Visiting Research Scholar presso la Harvard University.
La biografia
Il testo Recensione a cura di Giuseppe Longo:... Il testo di Piero Sanavio Virtù dell’odio. Louis-Ferdinand Céline propone un’interessante e sfaccettata analisi della personalità e dell’opera del dottor Louis-Ferdinand Destouches, alias Céline, medico e scrittore noto per l’originalità della sua scrittura e della sua narrativa, ma anche per l’asprezza di determinate posizioni antisemite. Il libro evidenzia modalità interpretative della sua vicenda letteraria saldamente ancorate ad una conoscenza non comune tanto dei testi dello scrittore quanto del contesto storico, politico e sociale in cui agisce. L’autore propone con accortezza di antropologo non solo lo studio della realtà culturale coeva allo scrittore, ma anche le fasi antecedenti ad essa, da un punto di vista che tende a cogliere connessioni inusitate tra la Francia di Céline e quella del pieno Ottocento. Questo gli consente di evidenziare le ambiguità e le continue dissonanze presenti nell’opera dell’artista, oltre che di sottolineare l’intensità delle interazioni e delle intersezioni tra narrativa e biografia. In questo modo Sanavio può mettere in luce le radicali novità formali della lingua céliniana, antiromantica e mimetica rispetto al parlato del racconto popolare, e le finalità di una prosa che si propone come denuncia del degrado sociale attraverso il grottesco, la parodia, l’autoironia, il gusto dell’orrido ed il superamento di ogni convenzione borghese. In tale realtà letteraria, caratteristica del Voyage come di Mort à credit, si inserisce, specie attraverso i pamphlet, quella che Sanavio definisce “la tabe” dell’antisemitismo, che convive in modo contraddittorio in un Céline che presta cure mediche ai partigiani e coltiva rapporti di amicizia con ebrei, ma nel contempo guarda al razzismo come ad un’arma contro la decadenza e la corruzione del reale, potenziata attraverso le modalità dell’invettiva, in un contesto certo non alieno da documentati sciovinismi e pregiudizi à la Dreyfus come quello della Francia tra l’Ottocento e il Novecento. Di qui il ritratto di uno scrittore che avverte l’esigenza di condividere con il lettore le sue reazioni emotive di fronte a una realtà storica e umana che egli detesta. In questo senso Celine calca le tinte in modo espressionistico: il suo desiderio di épater le bourgeois lo conduce a letture apodittiche di un vero in cui il razzismo convive con le angosce di un artista il quale, peraltro, dichiarò che senza la guerra non ci sarebbe stato alcun Céline. Di Abcveneto |
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