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N. 66, VI anno, 2008 1 Settembre  2009
 
 
 


  Una passeggiata alla 53.a Biennale d'arte di Venezia

Di Anna Paola Zugni-Tauro

Foto di Giovanna Dal MagroLe brillanti giornate inaugurali della Biennale d’Arte hanno visto finalmente nella città lagunare una folla elegante e preparata all’evento internazionale, amplificato ovunque nel mondo da stampa e televisione, al posto del desolante turismo di massa.
Dopo tutto si è acquietato, lasciando però a Venezia un flusso costante di visitatori e il dono di restauri e recuperi eccezionali.
Incominciamo da François Pinault , che dopo la riapertura di Palazzo Grassi ha fatto restaurare da e Tadao Ando la Punta della Dogana per accogliere le sue collezioni d’arte contemporanea, per citare Renzo Piano al quale la “Fondazione Emilio e Annabianca Vedova” ha commissionato l’interessante spazio espositivo delle opere del grande Maestro ai Magazzini del Sale alle Zattere. Ciò fa ben sperare per il futuro della scuola Grande della Misericordia, finalmente aperta, e per l’Isola della Certosa, tutte e due in attesa di nuova vita.
Per non perdere l’orientamento e le energie nella marea di opere e di sedi visitabili fino al 24 novembre in tutta la città, abbiamo pensato che il lettore gradisca ricevere un filo d’Arianna utile a semplificare la visita e a orientarlo verso appaganti valori sia nei padiglioni nazionali ai Giardini, sia nelle sedi degli eventi collaterali, sia nei Musei, sia nelle isole.
“ I Guerrieri” di Sandro ChiaIn questa prima puntata iniziamo il percorso dall’arrivo in città dirigendoci verso la monumentale chiesa della Madonna dell’Orto, dove nell’adiacente Scuola dei Mercanti, progettata dal Palladio, ci accoglie la Mostra “ I Guerrieri” di Sandro Chia, unita all’arguta interpretazione fotografica di Riccardo Bagnoli. Li’ il visitatore verrà accolto da venti statue colorate, nelle quali riconoscerà i famosi Guerrieri di Xi’an, ormai noti in tutto il mondo, perché custodi dell’imperatore Qin Shi Huang ( 259-210 a.C.), il costruttore della Grande Muraglia. L’esercito in terracotta dipinta ( il colore è sparito al contatto con l’aria) contava oltre 8.000 guerrieri, di cui sono riemersi finora 500 con 100 cavalli e 18 carri in legno.
Il Museo di Xi’an ha realizzato per Chia 20 copie dei guerrieri in terracotta, quasi identiche agli originali, offrendo all’artista, ormai entrato nella storia dell’arte contemporanea anche attraverso la Transavanguardia, e al suo piccolo esercito dei venti muti e variopinti “convitati” la possibilità di portare un messaggio di pace e di augurale amicizia.
Proseguendo il nostro itinerario dalla chiesa del Tintoretto , attraverso il Campo dei Mori passiamo davanti alla sua abitazione, e proseguiamo fino alla Scuola Grande della Misericordia, alla quale, oltre all’occasionale riapertura dopo decenni di uso improprio, auguriamo il doveroso recupero.
Per ora ospita “ Divano Orientale-Occidentale. Arte contemporanea dall’Afghanistan, Iran, e Pakistan”.
Sarà una sorpresa ammirare le opere della ormai ottantacinquenne Monir Shahrudy Farmanfarmaian, vissuta fra l’Iran e New York, ora rientrata a Tehran, capace di fondere nei suoi preziosi mosaici di vetro cultura iraniana e modernismo americano, dopo aver sperimentato Minimalismo e d Espressionismo astratto.

Nel bel catalogo è analizzato il rapporto fra Venezia e l’Oriente. Efficace anche il lavoro della foto-giornalista afghana Farzana Wahidi, che denuncia la condizione della donna nel suo paese. Con gli altri artisti presenti in Mostra, l’esposizione risponde alle teorie odierne di multiculturalismo e transnazionalismo.
Ognuno di loro conosce l’Occidente e non si stanca di trovare analogie, di apprezzare le differenze, di esplorare la sua patria con occhi nuovi e sensibili all’autenticità, ma anche con la convinzione che si progredisce solo con la conoscenza.
Dopo breve cammino ci dirigiamo dalla Strada Nuova, attraverso Calle delle Vele, verso il Palazzo Albrizzi, sede dell’Associazione Culturale Italo.Tedesca e dell’esame del Goethe- Institut. Qui espongono vari artisti nel progetto “Détournement Venise 2009”.
Slava Seidel., scenografa-artista ucraina, reinventa i luoghi sacri del sapere, biblioteche e teatri, con un gioco straniante di chiaroscuri e rievocando la sensibilità piranesiana, protagonista il Tempo con le sue metamorfosi di passato e presente, di memoria e preveggenza.
Mischa Kubal trasforma la “Sala della Pace” dello storico palazzo in un luogo magico, in un universo onirico per mezzo di tre palle di specchi installate al centro della stanza che proiettano tre parole: Tood,Tabboo,Trance.
Ritornati in Strada Nuova imboccheremo la calle che porta alla Ca’ d’Oro. Nella Galleria Franchetti alla Ca’ d’Oro, accanto e fra i celebri capolavori antichi, è stata ideata la Mostra “ L’Anima dell’Acqua”, raffinata e concettuale prova di convivenza fra passato e presente, giocata da artisti e poeti insieme, rispondendo all’esigenza attuale di immergere i capolavori dell’arte storica in un serrato confronto con la contemporaneità. Prova non facile e in altri casi poco riuscita, ma qui calibrata con sapienza e sensibilità.
Il percorso della Mostra è contrassegnato dalla presenza di una ventina di artisti contemporanei e di una decina di testi poetici che tutti trattano il tema dell’acqua.
Già al piano terra, nell’androne dell’incantevole palazzo, ci sorprende l’installazione di Fabrizio Plessi, che ancora le sue oscure barche lagunari su quel sorprendente, anfibio tappeto di mosaici, spesso resi tremuli e vivi dall’acqua alta. Con un’invenzione ormai tutta sua Plessi fa inondare gli otto scafi dei natanti di luce acquea , azzurra e corrente. Quali poetici significati suggerisce questa sconcertante visione? L’acqua, elemento lievitante della vita, è l’anima delle umane creazioni, di cui Venezia è il portentoso prodigio.
Dopo le fascinazioni di Plessi, al primo piano, raccolte entro divisori espositivi, si scoprono le installazioni di Bil Viola , figuranti le seguenti metafore: purificazione, vita, morte, rinascita.
Il programma generale della Mostra analizza otto temi legati all’acqua: Pensiero liquido, Maternità, Acqua e femminilità, Viaggio, Oblio, Trasformazioni, Purificazione e Rinascita, Sete.
Usciti da Ca’ d’Oro abbiamo imparato un ineludibile insegnamento: L’acqua è indispensabile alla vita, come ben scrisse Emily Dickinson: “L’acqua è insegnata dalla sete”.
Così si conclude la prima puntata del nostro itinerario. Nella seconda puntata visiteremo il Collegio armeno a Ca’Zenobio, i Giardini e Murano.

Di Anna Paola Zugni-Tauro


 
 
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