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N. 66, VI anno, 2008 1 Settembre  2009
 
 
 


  SUV (Sono Un Vip)

Di Luccia Danesin

Padova, ha un centro storico fatto da tante strettissime vie porticate che ramificano dentro le mura medioevali. Ha fama d’essere difficile da percorrere in auto. Sono rinomati i sensi unici che fanno girare intorno così da far disperare un guidatore che non conosce la città. Nel mezzo, messe a scacchiera, le tre piazze e il Liston, ormai percorribili solo a piedi. Nelle giornate soleggiate, oltre ai numerosi turisti in visita alle tante attrazioni artistiche che questa città offre, ci sono le piazze con le bancarelle colme di frutta e verdura, i negozi d’alimentari dentro il Salone, i profumi di spezie che richiamano anche tanti padovani a fare compere, a fermarsi per un caffè od uno spritz.
Staccata di poco da questo centro d’oasi, c'è Piazza Insurrezione che funge da ampio parcheggio. Alle 10 del mattino è già zeppa di auto che si arroventano al sole. Auto? Sì ancora si chiamano così, ma negli stretti e risicati spazi auto predisposti nella grande piazza, invece troneggiano, l’uno accanto all’altro, i SUV. Lucidi bestioni neri o metallizzati argento. Paraurti in bellavista tutti cromati e tirati a specchio. Qualche ormai rara, piccola berlina la vedi, sembra intimorita e s’acquatta qua e là soverchiata da tante arroganti stazze. Queste che ora sono super-auto, all’inizio erano piccole robuste vetture, molto spartane e dette fuoristrada perché, più alte da terra di quelle comuni e con doppia trazione, potevano inerpicarsi per i sentieri di montagna o per le strade sconnesse e impervie, piene di sassi e buche. Fuori dalle strade normali, appunto.
Via-via si sono trasformate. Ora sono chiamate SUV (acronimo di Sport Utilità Vehicle), sono raddoppiate di volume, con linee addolcite, accessori curati e impreziositi come le comodità nell’abitacolo, con conseguente vertiginoso lievitare del prezzo d’acquisto e di mantenimento. Ma che importa? Una volta seduti comodamente lì in alto a sovrastare la strada e le altre auto, ci si sente forti e sicuri.
Di certo sicure non si sentono le auto “normali” perché, se si verifica un banale tamponamento con un Suv, il suo paraurti cromato e sagomato, e soprattutto molto alto, nell’impatto entra dritto-dritto all’altezza di chi guida.
Questi camion urbani sono oramai numerosissimi ma la loro vocazione non sembra più essere l' affrontare cunette e dossi sterrati, piccoli torrenti, sentieri e stradine, acquitrini senza restare impantanati ma l'attesa in coda ai semafori, il rasentare i muri nelle antiche e strette vie della città che - certo - a volte, sono acciottolate e sconnesse, e soprattutto la sensazione di dominare nella guida dall'alto qualsiasi altro guidatore mortale. Poi, di ritorno dall’aver accompagnato il bambino all’asilo o a scuola - vedete? - si deve riaffrontare il lungo e tortuoso vialetto tutto in rude ghiaia della villetta in periferia.
“Servono anche per andare nella casa sui colli” - si difendono i proprietari di questi veicoli. E’ vero. “Oppure per raggiungere i rifugi di montagna in tutta comodità, senza faticare, si intende”. Perché no? Lasciamo che si affumichino e si facciano da parte al rombare del Suv quelli che ci vanno piedi nei rifugi e vorrebbero godersi il silenzio del bosco. Eppoi questi super-carrozzati sono certo utilissimi per portare in vacanza una o due volte all’anno tutta la famiglia, gli amici e parenti con armi e bagagli.
Bene. Allora non resta che fare il pieno con mezzo stipendio e usarli appunto in queste occasioni. Se non sono proprio fuori-strada, almeno sono “fuori-città”!

Test per i Suvisti

Hai un lavoro di trasporto merci? No
Hai più di tre figli? No
Hai da raggiungere località impervie? No

Se hai risposto No a tutte e tre le domande:
Perché cavolo ti sei comperato un Suv?

Di Luccia Danesin


 
 
 
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