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A tavola con Gioia: Il laboratorio del Gusto dell'Istututo Massimo Alberini, scuola di eccellenza del VenetoDi Gioia
"Tradizione e Migrazione del Gusto sui sentieri di Massimo Alberini". E' questo il tema del laboratorio del gusto, dell'Istituto Professionale di Stato per i Servizi Alberghieri e della Ristorazione "Massimo Alberini" di Villorba(Treviso). Il laboratorio del Gusto, consiste in un corso serale atto a professionalizzare i futuri aspiranti ristoratori veneti e italiani e a renderli edotti nelle eccellenze venete. La serata di lunedì 30 marzo è stata dedicata ai "formaggi", prodotto in cui il Veneto primeggia nel mondo. Formaggi accompagnati da vini dell'Alto Livenza, tutti bianchi, se così si possono chiamare i vini d'oro, ambrati e color del sole che ci sono stati serviti. La serata è iniziata con una Sangria Madrilena, realizzata però con vini locali, azione che non vuol essere terroristica o contraddittoria a quanto appena affermato, bensì atta a segnalare la sfumatura sempre presente in tutte le cucine, di migrazione e transfusione di piatti e bevande appartenenti al mondo, attraverso ricreazioni locali. Dopo questo antipasto migrante, è stata servita una polentina gialla con Casatella trevigiana fresca ed olio extra vergine d'oliva Veneto del Garda DOP. A questo primo piatto si è accompagnato un Verdiso Alto Livenza "Rive Col de Fer" di un anno, vino bianco della disciplina del Prosecco, che molto spesso è messo in secondo piano dal fratello maggiore, ma che riserva un gusto leggero e fresco che richiama la sincerità che è dovuta al palato quando si comincia un simposio raffinato. A seguire un inizio così interessante, nel piatto è arrivato un risotto Carnaroli della Tenuta La Fagiana di Torre di Fine (Venezia) al formaggio di grotta di Riccardo Zanchetta, 'casaro' se così possiamo permetterci di chiamarlo, di tradizione e di saggezza, con una conoscenza delle arti casearie che gli viene dalla famiglia e dall'amore per il formaggio. Quello di 'grotta', in particolare, non è altro che un formaggio stagionato tre mesi in una vera e propria grotta a Cornuda; esperimento questo nato dalla passione e dalla voglia di spingersi un po' più in là di questo coraggioso e bravo produttore di formaggi di Casale. Al risotto, è seguito un piatto di Maccheroncini ai caci pepati e tartufo nero, che ha stuzzicato il palato e di tutti gli appassionati di 'pastasciutta'. Il vino sempre bianco, questa volta si è rivelato un calice di profumatissimo Malvasia Alto Livenza sempre di "Rive Col de Fer", un vino invecchiato due anni, quasi a voler segnare delle tappe cronologiche successive al giovane e sincero Verdiso. Alcuni formaggi in bicchiere, impreziositi da un pane alla banana, e poi un fiore di cialda allo Yogurt e frutti di bosco accompagnati da un passito "Ambra Verduzzo" della stessa azienda friulana, vecchio di quattro anni, hanno concluso il simposio. Di Gioia |
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