n.77 VII anno, 1 agosto 2010
Ritratto d'artista: Gigi Bon

A cura di Maria Ester Nichele
Roberta Lombardo Hurstel scrive: "...Un nome breve che la dice lunga. Bon, tre sole lettere, ma cariche di storia. Una famiglia che, a quanto si racconta, ha contribuito a scrivere alcune pagine più importanti della Serenissima riportando a Venezia da Alessandria d'Egitto il corpo si San Marco. Gigi, un vezzo, un gioco Gigi Bon a Veneziad'artista. Utilizzare un diminuitivo che a Venezia è solitamente riservato agli uomini è come una dissonanza, ma allo stesso tempo un segno di carattere, un modo di mettersi in competizione senza cercare privilegi. Inusuale è stato il suo percorso: con una laurea in giurisprudenza e un lavoro in campo finanziario per anni raccoglie, grazie al fratello antiquario, oggetti rari e raffinati. Una passione che l'ha portata a una nuova sfida, provare a misurarsi con quello che l'affascinava di più: la creazione. Non avendo frequentato scuole d'arte- la sua formazione è stata totalmente da autodidatta, guidata soltanto dalla volontà e dalla necessità di dar vita a quell'immaginario che dentro di sè, come un torrente in piena, esigeva uno spazio e una visibilità -Gigi è riuscita a trovare la propria strada, personalissima, e ad affermarsi più nel mondo che nella sua città. Le sue sculture hanno lasciato Venezia e fanno ora bella mostra di sè in collezioni private sopratutto negli Stati Uniti e in Messico, ma anche in Francia, Svizzera e Inghilterra, Australia e Sud Africa.
Venezia, la città che tutti amano perchè unica, molteplice, magica. Una magia che coinvolge e perturba il visitatore e lo porta a scoprire tesori nuovi e vecchi, note preziose di un mondo rarefatto. Uno di questi tesori lo si scopre, o meglio, lo si vive, quando, a due passi dal centro affollato, ci si lascia ammaliare da un dedalo di calli e callette per raggiungere un luogo senza tempo: lo studio di Gigi Bon che, come lei stessa afferma, è una bottega nel senso rinascimentale dove si crea, si lavora, si condividono la belle cose di gusto dell'arte. Questo spazio Gigi, non a caso, l'ha chiamato Mirabilia. Un angolo incantato ispirato dalle Wunderkammer, le "Camere delle meraviglie", vere e proprie collezioni che dal XV secolo all'epoca barocca hanno saputo unire curiosità naturali, oggettistica inusuale, strumenti scientifici e rarità importate da nuovi mondi. Un luogo senza tempo dove il visitatore viene accolto da un insolito bestiario che, come Cerbero, è a guardia delle ricercate opere e di un insieme di oggetti preziosi e insoliti che l'artista utilizza e assembla alle sue creazioni. Un bestiario umanizzato che racconta e rappresenta momenti, sensazioni, tappe fondamentali della vita di Gigi. Un lavoro frutto di ricerca di studio, dettato dall'amore per la storia veneziana, per l'alchimia e l'astrologia, per una realtà fuori tempo. Entrati nello studio siamo invitati a intraprendere un percorso unico e indescrivibile alla scoperta delle opere dell'artista. Un viaggio in un mondo fantastico, dove il tempo gioca un ruolo fondamentale e dove leggende e architetture veneziane si fondono a forme naturali.
Gigi Bon nel suo StudioNei brevi attimi del nostro curiosare, incontreremo un mondo popolato da esseri fantastici e reali insieme; animato da fantasie e sogni che fanno parte integrante della vita che scandisce il tempo. Un percorso fatto di immagini sognate e trasferite su carta, tela o materializzate in bronzi lucidi e pattinati, usciti dal fuoco delle fonderie, come animali preistorici o mitologici plasmati dalle mani di Vulcano. Chi direbbe che questa raffinata ed elegante ragazza passa parte del suo tempo a modellare sogni, utilizzando l'antica arte della cera persa per realizzare pesanti sculture, tutti pezzi unici?
Pezzi unici perchè, come indica il termine "tecnica della cera persa", il modello di cera, che nasce da una prima scultura modellata in creta, da vita a una sola ed esclusiva opera, prima di sciogliersi e sparire. La nostra artista, per creare, si divide tra la fonderia e il suo studio veneziano che assomiglia all'antro di Cagliostro, animato da mille personaggi inverosimili. Una folla di "anime" che sembrano uscite dai libri rari che fanno bella mostra in sè abbandonati aperti, come se una mano invisibile ne voltasse le pagine sotto il nostro naso di visitatori a volte troppo frettolosi e insensibili. Grandi ritratti fantastici sono come una naturale quinta al bestiario surreale dove il re incontestato è sempre Rhino, nelle sue molteplici personalità e mutamenti. Il Rhino che, come una Sibilla, cerca con i suoi travestimenti delle risposte ai quesiti del mondo, il suo essere e il suo stesso esistere è sospeso tra realtà e mito. Il Rhino regna come sovrano, ma lascia spazio ad altre creature, come un'originale testa di cavallo, anch'essa "abitata" da un piccolo rinoceronte, che ne domina l'eleganza, come se prendesse le redini per affrontare un viaggio infinito, senza tempo, alla scoperta delle mirabiliae del mondo. Ed ecco apparire altre opere ricche di un'intrinseca bellezza e di valenza simbolica come uova di struzzo, coralli, conchiglie, pietre rare e preziose, geodi e fossili naturali che ben si sposano nel bronzo, dando vita a sorprendenti lavori, che aiutano i visitatori non illuminati a liberare la fantasia e intraprendere un viaggio verso un mondo unico e fantastico, così da divenire, in un attimo fuggente, eroi e conquistatori di paradisi perduti. ..."
Tratto da Venice Foundation giungo 2010
www.gigibonvenezia.it
A cura di Maria Ester Nichele


 
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