n.73 VII anno, 1 aprile 2010
Contro la Poligamia

Di Raffaella Biasi
Nel 2010 non c’è cosa più disgustosa e umiliante che accettare compromessi degradanti per un essere umano. Soprattutto contro voglia, soprattutto se l’accettazione non è frutto di una scelta completamente consapevole e condivisa, soprattutto se è una costrizione o una situazione vissuta senza coscienza da donne che magari sono state abituate a non pensare col proprio cervello o ad accettare condizionamenti e compromessi.
La poligamia, che si risolve nell’avere più mogli e mai più mariti, è una istituzione che era adottata in alcune società arcaiche, quando la vita era breve e difficile e i figli erano l’unico bene per il futuro.
Vediamo storicamente, emotivamente, legalmente e moralmente le ragioni che l’hanno creata e le ragioni che la disprezzano.
Storicamente nella Bibbia, Lamech è indicato come il primo che prese due mogli; con Abramo la poligamia è già un fatto normale (Gen. 16,2), fino ad essere ammessa nella legislazione mosaica (Esodo 21, 9-li). Gli antenati di Israele condividevano in buona parte i costumi del loro ambiente, privilegiavano la grande famiglia che si voleva feconda e ricca, accettando anche la poligamia. Nel progetto originario di Dio, però, esisteva il solo matrimonio monogamico. La poligamia viene, perciò, considerata dalla Bibbia come decadimento e conseguenza del peccato. Ad essa si opporrà la predicazione dei Profeti e di Gesù nel Vangelo (Mt; 19, l-2). Maometto mutua dalle culture già presenti nel luogo alcune tradizioni . La poligamia, caratteristica anche dell'Arabia pre-islamica, è stata ampiamente limitata dall'Islam. Anche qui viene data la priorità all'unione monogama. La concessione coranica alla poligamia si riferisce ad una particolare situazione storica, dopo la battaglia del 625. Il suo scopo era di provvedere socialmente col matrimonio, anche se per mezzo della poligamia, alle ragazze rimaste orfane in seguito al decesso del padre o di colui che le manteneva (visto che non lavoravano autonomamente). Di conseguenza l'unione monogama è la forma normale della fondazione di una famiglia raccomandata dalla religione islamica. Nonostante un atteggiamento spiccatamente positivo dell'Islam circa l'accrescimento delle nascite, è permessa la pianificazione della famiglia: è necessario però che le precauzioni prese non siano dannose alla salute. In situazioni cliniche difficili, la vita della futura madre è più importante di quella del nascituro (e qui si nota che la donna viene presa in considerazione). La tradizione è dell'opinione che al frutto della gravidanza spetti la qualifica d’essere vivente umano dopo quaranta giorni. Quindi l'aborto non è più permesso per nessun motivo, a meno che non sia in pericolo la vita della madre, quando sia trascorso questo periodo di tempo. Secondo la concezione islamica, il matrimonio non è un sacramento, ma un contratto civile tra le due parti contraenti di sesso diverso. Esso è utile in quanto rende l'esistenza finalmente completa. Gli sposi devono sviluppare quelle qualità che avvicinano l'uomo a Dio e nobilitano la quotidianità, ma questo è impossibile se il rapporto non è uno ad uno.
Il matrimonio ha un significato religioso eminente e viene visto come una necessità culturale e sociale in quanto è la prima scuola e la migliore istituzione protettiva per l'individuo.
Emotivamente la poligamia è tragicamente dolorosa. Provate a pensare al vostro partner, l’uomo che amate e con cui avete un rapporto pieno, unico e irripetibile, l’uomo che stringete, abbracciate e con cui vi confidate, che andasse saltuariamente a scopare qualcun'altra per di più lavandosi la coscienza perché ha ottenuto la vostra approvazione.
Pensate colui che s'unisce a un'altra donna e le sussurra le stesse parole che sussurra nel vostro orecchio. Come ci si può ancora fidare di un uomo così, come si può continuare ad essere alla stessa altezza e sentire dei sentimenti veri per lui? Come si può provare stima ed emozioni per un egoista? Qualora la poligamia dovesse essere decisa per mancanza di figli? Che senso ha la seconda madre?
Ricordiamo il bellissimo racconto biblico di Rachele che si strugge dal dolore perché non poteva avere figli e quindi complotta un tranello per permettere all’amato sposo … di scopare la sorella e rimanere incinta. E poi? Ne viene un legame spezzato per sempre. Due anime gemelle che non saranno più tali, la distruzione di un’unione di un mondo tanto difficile da costruire. Un dolore per tutti e tre. Perché? Perché gli uomini non capiscono quanto sia importante quando si trova l’amore vero, non distruggerlo con richieste inutili, perchè le donne non riescono a non cedere a richieste abominevoli. Se la persona sposata sapeva di poter aver figli ma non sono venuti, non mi pare il caso di buttare via la prima donna oggetto, macchinetta per prenderne uno nuovo che faccia figli.
Le donne sono persone complete e non devono sentirsi amate a pezzi, a seconda di quello che sono brave a fare. Se ci si è scelti perché si sta bene ci sono mille altri modi di avere figli nella vita o di sentirsi utili. Anche se la moglie viene tenuta a vivere insieme (non divorziata) a causa della poligamia, in realtà viene degradata a seconda scelta, infeconda, incapace e comunque deve sempre condividere il corpo dell’amato e anche la sua mente che sarebbe sempre divisa tra due fuochi. Cosi l’unità – il wahid allah – si è rotto e l’uomo non crede più al volere di Dio ma solo ai suoi personali desideri.
Il mondo arabo in questo caso dovrebbe aprire la mente, allargare gli orizzonti e capire che le adozioni o le inseminazioni artificiali sono il futuro della felicità di coppia; dovrebbe capire che la questione del sangue proprio non esiste più perché sappiamo che non c’è differenza fra gli umani, veniamo tutti da Adamo ed Eva …. Dovrebbe rispettare di più le occidentali, da cui prende spesso solo denaro e comodità, anche intellettuali.
Legalmente la poligamia è contro i più elementari diritti umani, poiché corrisponde a un diritto doppio, non uguale per tutti, e relega le donne ad un ruolo di uso, sottomissione e convenienza.
Purtroppo al giorno d’oggi in Europa, in Italia e nel Veneto, cioè in un mondo occidentale, dove i valori della parità sono quasi conquistati, arrivano molte culture diverse e sono portatrici di valori diversi tra cui la poligamia. Spesso le donne europee non immaginano che il proprio partner sia sposato o sia impegnato e scoprono solo dopo che il compagno o marito è già sposato e non può divorziare a causa dei legami di parentela con la prima moglie (di solito sono cugine…. Che orrore, vero?) e a causa delle pressioni familiari dei parenti che vivono insieme alla prima moglie e nel territorio di origine.
Legalmente è vietato avere due mogli in Italia ( da 2 a 5 anni di carcere) anche se la seconda moglie è all’estero, cosi come è vietato il ricongiungimento familiare di due mogli. Sapete quante centinaia ce ne sono nascoste sotto falso ruolo? Questa prassi ha avuto uno sviluppo diverso nell’ultimo secolo, a causa del mondo sempre più globalizzato: si è sviluppato un cosiddetto “Diritto religioso” per la vita privata e un ‘Diritto secolare” per la vita pubblica. Questo è un sentiero pericoloso, perché porta le varie religioni a farsi sempre giustizia da sè, spesso mortale.
Riguardo alle donne il Corano esprime concetti contradditori: “Gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre” (sura 4,34); “Le donne devono avere nei confronti degli uomini gli stessi diritti che gli uomini nei confronti delle donne” (sura 2,228). Averroè (1126-1198) musulmano, sosteneva che le affermazioni del corano potevano essere interpretate.
La differenza nel trattamento di uomini e donne si manifesta in diversi modi nella vita sociale. Quando si stipula il contratto di matrimonio, l’uomo versa una dote che rimane proprietà della donna e che non può essere usata senza il suo consenso. Uno dei punti chiave è che alle donne è imposta la monogamia, mentre l’uomo può avere quattro mogli.
Oggi il divieto di poligamia è in vigore in Turchia e in Tunisia; il divorzio è possibile però se richiesto dall’uomo, che ha la responsabilità economica della famiglia. Anche la donna può divorziarsi, ma viene giudicata male. Pensate a una donna il cui valore è dato da una serie di
caratteristiche di comodità: la bellezza, la fecondità, l’intelligenza, la posizione sociale ecc. Insomma la donna viene vista solo come strumento del bisogno dell’uomo, il quale le dà certamente ciò di cui abbisogna, ma solo come se fosse un cavallo di razza e non una persona compagna di vita e suo pari.
Pensate che mancanza di dignità accettare che qualcuna scopi il vostro marito, anche solo per fare i figli che voi non potete dargli, o solo per ritrovare nuove emozioni. Poi il modo in cui vieni avvisata è spesso un inganno perché sanno che non accetteresti mai. Te lo dicono gradualmente, dopo anni, quando ormai sei incastrata con lui e fatichi a lasciarlo.
Allora perché ci sono donne che accettano? Perché già indottrinate da bambine o perché già predisposte ad essere oggetto di piacere per l’uomo e perché per convenienza (meno fatica, più guadagno, meglio di niente, meglio che restare sola).
Moralmente, come fa un uomo a non rendersi conto che la donna ha un’anima, dei sentimenti, dei piaceri e qualunque emozione e capacità uguale (se non superiore perché più complessa) di quella di un uomo. Abbiamo anche la 'macchinetta' per fare figli, ma ce li sequestrano dopo i sette anni e diventano proprietà del padre. Ma non sarebbe meglio condividerne l’educazione?
Perché a udienza dai professori le madri non vengono mai?
Perché a casa non sono considerate punitive….
Questo è un costume sociale che danneggia l’Islam perché se questa religione ha tante cose buone da dare, non deve mancare di osservare i suoi quattro punti deboli tra cui c’è soprattutto il trattamento differente tra maschio e femmina, a tutto vantaggio del maschio. I piccoli passi compiuti sinora sulla infibulazione, sul diritto al lavoro, sull’istruzione obbligatoria, sui vestiti di copertura solo per le femmine, sono solo un percorso che è molto all’inizio, sono briciole per una società in cerca di giustizia.
Cosa rispondono le donne musulmane che accettano la poligamia ? Innanzitutto sono di classe socio-culturale molto bassa, e poi rispondono con un frase fatta : ha diritto ad avere figli se può perché i figli sono un ben di dio e poi io sono stanca di andarci a letto. Con l’altra moglie ci dividiamo i lavori pesanti. E poi io sono vecchia cosi si è preso una più giovane… ma guai se io faccio lo stesso!!
L’altra frase tipica che rivolgono a noi occidentali è che noi ne abbiamo avuti tanti di ‘fidanzati’ e quindi abbiamo provato e sperimentato, loro invece si sposano vergini e quindi vorrebbero provare. Questa frase è un insulto alla coppia che si è formata, perché se è una coppia vera e stabile e si è scelta definitivamente, non si attacca al passato delle occidentali. Noi siamo vissute in una società permissiva, fin troppo permissiva, ma non è colpa nostra. Ora vogliamo dare equilibrio ai nostri rapporti.
In conclusione, si dice che questa pratica è in disuso, ma si sta diminuendo all’estero, ma gli immigrati hanno quasi sempre una opportunità nel loro Paese, se non addirittura già una moglie. Quindi, attente donne!!
Di Raffaella Biasi


 
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