n.81 VII anno, 1 dicembre 2010
Il poeta Alberto Trentin esordisce con "La voce dei padri"

A cura di Abcveneto
Il trevigiano Alberto Trentin pubblica il suo primo libro di poesie "La voce dei padri" www.samueleeditore.it
Dalla prefazione:
Nell’insieme, energia e dolcezza, voluttà e disagio, rimproveri e sofismi, sembrano essere le caratteristiche della sua poesia ad una prima lettura. Perché, subito dopo, ad una lettura più approfondita, si scopre altro. Si avverte, intanto, che le opposizioni diventano intesa; l’amore, anche se non (o proprio perché non) felice, cambia in conoscenza, quindi acquista forza e verità dentro il gioco esplosivo delle acrobazie della parola che incanta, allora, senza smagare.
Poi, sotto la sorveglianza di un ragionare profondo, ma secco come un guscio di noce, di una dialettica colta ma stringata e scarna, i sentimenti emergono anarchicamente intensi, a volte duri con tocchi di violenza: “Io ho appeso le parole ad attendere / e ora la bruma vela i tuoi occhi / e l’esecrante odore distrugge / i pochi sassi che abbiamo scalciato”. Oppure: “Rimasi lì, come pietra raccontata / e incisa dal pianto. Ora che posso / ricordare, solo a fatica so il nome / per il quale ti chiesero scusa. / Induriscono viso, arti, addome / e cuore e l’ultima voce è: Medusa”.
Alcuni testi:
TRAMONTO
L’inverno ti odia,
per il tuo cuore annerito.
Non c’è alcuna ragione,
credi, per la comune nostra
elisione. Non la mia
ansia di sfollamento,
non la tua, su di me
cattivazione.

Ai cardini hai appeso
i libri più convincenti.

Tra il buio dei denti
c’è chi, isolato,
cerca di dirimere
i propri brogli dialettali.
In questa isola di Pasqua
dista molto più di un niente
la felicità.
DEBITO
I pomeriggi di queste mie parti
sono duri, secchi, quasi ostili.
Non so come schermino gli oltraggi
se a me basta un gemito di traccia
che si apre confusamente, la sera.
Rimango cibato dai canti dai colmi
bicchieri di acquavite e vegliato
dai profili insistiti dei quadri.
Là stanno i visi che ho amato
i contorni neroscavati dei padri
il debito contratto nel palmo
all’incanto di un Icaro ignoto.
Ora di tutte le eccezioni subite
ne tengo pochissime, le più miti;
e a malapena, perché ho terrore
che il formidabile sole si scopra
e squaderni l’odioso timore
che provo a pretendere pace
da quanti hanno detto parole
per le quali non avevano voce.
PREGHIERA DEI PADRI
Vieni ora che abbiamo già lasciato
a macerare le nostre virtù.
A macerare come nelle vasche la sera
stanno i nudi resti delle azioni.
Certamente ci saranno uomini vivi
migliori di noi, padri e figli, attesi
in coni d’ombra tagliati e crudi.
Avranno le loro preghiere e gli inni
che qualcuno ha pensato e detto.
E le pause di pensiero avranno,
onesto e senza ombra di peccato.
Ma le stagioni scivolano a scosse
e le parole che spendiamo rendono
noi meno forti e quasi senza peso.
Si annuncia anche a bassa voce
l’azione redentrice della follia.
Nota sull'autore:
Alberto Trentin nasce nel 1979 a Treviso.
Dopo la maturità scientifica, si iscrive alla facoltà di filosofia a Venezia, dove si laurea nel 2003, con una tesi su Giordano Bruno. Sempre Giordano Bruno è al centro di successive ricerche, che lo portano ad ottenere il dottorato di ricerca nel 2009, presso l’Istituto nazionale di Studi sul Rinascimento, a Firenze. I suoi interessi spaziano dalla poesia alla filosofia, dalla letteratura alla storia della cultura contemporanea. Si è occupato di Bartolo Cattafi e di Ezra Pound, Di Giovanni Arpino e di Dino Buzzati, pubblicando articoli su riviste.
Testi poetici sono comparsi su rivista e su antologie di concorsi. Un’anteprima della presente raccolta è stata scelta e letta alla Casa della Poesia di Milano il 28 settembre 2010 accanto alla lettura di alcuni dei fondatori (Tomaso Kemeny, Giancarlo Majorino, Vivian Lamarque, Mario Santagostini) in occasione dei cinque anni di attività della Casa. “La voce dei padri” è il suo volume di esordio.
www.samueleeditore.it
A cura di Abcveneto


 
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