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N. 71, VII anno   1 febbraio  2010

 
 


  Una “vertigine” per il pubblico veneziano: Umberto Eco a Venezia

Di Luigia Stefanelli

Palazzo Grassi ha inaugurato, lunedì 25 gennaio 2010, il nuovo ciclo di “Storie dell’Arte, incontri con gli scrittori al museo “ con il noto filosofo medievista, semiologo, massmediologo Umberto Eco, che ha presentato in anteprima italiana il suo libro “VERTIGINE DELLA LISTA” edito da Bompiani.

La conferenza era legata al ciclo di attività svolte al Museo del Louvre di Parigi dove era stato invitato, nel novembre 2009, a curare una rassegna multimediale sulle “liste” che è appunto l’argomento del libro stesso.

Ci sono liste che hanno fini pratici e che sono finite, come, ad esempio, la lista dei libri di una biblioteca e ci sono liste che vogliono suggerire grandezze innumerabili e dunque non “limitate o limitabili”, che suggeriscono un continuo etc etc etc, e che si arrestano soltanto ai confini dell’infinito, come potrebbe essere una lista poetica, di cose che non esistono, ad esempio di creature mitiche, fatta solo per amore di se stessa, come poteva essere quella del collezionista delle “Mirabilia” che era una lista di cose surreali di cui l’autore non era sicuro neppure che ci fossero,una lista incongrua un catalogo dell’immaginario e del sogno.
Questo libro mostra come la storia della letteratura di tutti i tempi sia ricca di liste: da Esiodo a Joyce, spesso soltanto elenchi stesi per il gusto stesso dell’enumerazione o per il semplice piacere di riunire tra loro elementi privi di rapporto specifico come accade nelle enumerazioni, cosiddette, caotiche.

Però in questo volume non si va solo alla scoperta di una forma letteraria raramente studiata, ma si analizzano anche una notevole serie di immagini come la rappresentazione pittorica della collezione, degli “armadi delle meraviglie” dove vi sono accumuli di oggetti incongrui, agglomerati, cataste di cianfrusaglie disparate senza apparenti legami tra di loro, ad esempio di animali e di cose, eccessi coerenti, enumerazioni caotiche per mettere in forse i rapporti accettati dal senso comune del paradosso insiemistico, l’eresia messa in crisi dal sapere assestato, per dimostrare come le arti figurative siano capaci di suggerire elenchi infiniti, che vanno oltre la tela stessa anche quando l’immagine sembra severamente limitata: una serie di straordinaria di “tavole” che aiuteranno il lettore a conoscere la “vertigine “dell’illimitato proprio come ci suggerisce l’autore.

Di Luigia Stefanelli

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