n.76 VII anno, 9 luglio 2010
LIQUIDA, Festival d’arte contemporanea
A cura di Abcveneto
Museo Civico di Santa Caterina, Treviso 9 luglio – 8 agosto 2010
Inaugurazione Venerdì 9 luglio 2010, ore 17.30
La Provincia di Treviso si fa promotrice di LIQUIDA, nuovo Festival dedicato all’arte contemporanea.
DESPOTOVIC iluminating_child,2009,oil_on_canvas,240x150_cmImportanti location accolgono la ricerca di autori che interpretano le suggestioni storiche e sociali del luogo. “Metamorfismi. Identità e alterità” si declina sotto vari aspetti, creando una interazione tra passato e presente. Le varie tappe espositive toccheranno alcuni dei più suggestivi luoghi espositivi e di cultura del territorio provinciale: dal Museo di Santa Caterina di Treviso al Museo Casa Giorgione di Castelfranco Veneto, dalla Fondazione La Fornace di Asolo al Museo Casa Cima di Conegliano, ma anche Palazzo Foscolo di Oderzo e il Centro d’arte Brolo di Mogliano.
Il primo appuntamento espositivo è presso il Museo di Santa Caterina dove va di scena una mostra collettiva di autori contemporanei che anticipa il percorso espositivo che si snoderà in autunno.
I Chiostri e la Sala refettorio sono teatro di interventi in forte dialogo con il contesto storico. Autori che evocano un punto di vista fortemente interiore, prologo delle analisi sul tema dell’identità.
Un percorso che analizza in modo plurale alcuni linguaggi della contemporaneità, dalla pittura all’installazione, dalla performance alla sound art.
La mostra parte dal Chiostro grande del Museo con l’intervento di Lisa Castellani, Tir-nan-Og, una installazione composta di pannelli in PVC trasparente lavorati dall’artista, che scendono dagli elementi metallici della struttura in modo che si crei un gioco cromatico di trasparenza e sovrapposizioni, parlando di istanze personali tramite un gioco di leggerezza.
Nel lato adiacente del Chiostro vi sarà l’installazione Sleep Out di Cristina Treppo. Tre candide strutture che hanno le sembianze di letti sono disposte in sequenza. Essi però sono in parte chiusi, non hanno dei pertugi ne tantomeno un aspetto accogliente, bensì possono sembrare quasi delle gabbie. Al loro interno degli elementi scultorei floreali che ribaltano la percezione in chiave intimistica e personale, da reclusione si passa a stanza intesa come luogo in cui rifugiarsi.
Il percorso si snoderà poi nel Chistro piccolo del Museo, dove sono esposte le opere di Romano Abate, Mario Tomè e del gruppo Plumes dans la tête. Abate propone due lavori, il suo Icaro e un’opera di grande impatto emotivo, Riesumar e Disorganizzare. Il visitatore si trova davanti dei supporti che evocano dei giacigli mortuari con sopra dei tronchi di legno lavorati. Pezzi di materia che raccontano la presenza a brandelli di un corpo, una evocazione della morte dello scrittore Pier Paolo Pasolini.
Il progetto Plumes dans la tête, nasce dalla collaborazione tra l’artista e performer Silvia Costa e il compositore e musicista Lorenzo Tomio, con la volontà di oltrepassare le barriere dei generi espressivi.
In mostra gli oggetti simulacri di una loro performance La Quiescenza del Seme che prende come pretesto di ricerca la capacità che hanno le piante di rimanere quiescenti ma vitali anche per centinaia di anni. Le condizioni di vita si sospendono, si congelano. Morte all’esterno, mentre qualcosa di invisibile all’interno, piano, lavora. Nell’installazione nata da questa performance, la teca\incubatrice dove agiva il corpo\seme della performer viene esposto sciolto da un’idea di durata. Diviene oggetto, così come il colore nero che vi colava all’interno durante il lavoro, si solidifica in nere corde, che sembrano riformare, legandolo il corpo invisibile della performer che non c’è più. Solo il suono che accompagna l’installazione ci riporta alla dimensione di un tempo che scorre, di un’immagine in movimento, che ora viene lasciata completamente libera all’immaginazione dello spettatore.
L’ultimo intervento negli spazi all’aperto è quello dell’artista bellunese Mario Tomè. Utilizzando materiali poveri come rocce, terra, fil di ferro ed elementi vegetali crea una ricostruzione montana in miniatura. Un gioco tra finzione e realtà dal forte contenuto espressivo che richiama i luoghi della sua quotidianità.
Nella suggestiva Sala refettorio, in mezzo a frammenti di affreschi antichi si insinua un corpus di opere pittoriche. Nebojša Despotovic espone il suo lavoro Illuminatign Child. Dipinto dalle tinte fosche e cupe, mostra una come l’autore figura umana, guardandone le varie sfaccettature emotive ed inquiete. Una pittura che porta ad una fruizione su diversi piani percettivi, senza mai svelare in modo immediato tutti gli anfratti espressivi. Osservando l’impianto dei lavori, l’architettura è minimale e oramai si scorgono pochi personaggi. In questa “pulizia” visiva vi è la perdita di molti dettagli del contesto e lo scomparire degli oggetti che fungevano da contorno alla scena. Via via, i pochi aspetti narrativi delle opere sono andati dipanandosi, ed anche gli ultimi barlumi di realtà sono evaporati.
Nei quadri di Mirella Brugnerotto, si può ammirare una oggettalità spiccata. Essa rappresentano una quotidianità dall’artista trasposta su tela. Non vi è un dato descrittivo, nessun dato pittorico si configura come una vanità della figurazione, ma viceversa delle suggestioni che raccontano un percorso.
Ogni oggetto è infatti portatore di ipotetiche narrazioni, emozioni e suggestioni. Ogni fattore è uno spaccato sulla memoria, una riflessione che va oltre la sua specifica temporalità, realizzando un asse tra il dato del passato, il senso del presente ed una proiezione sul futuro a venire.
Nel lavoro di Ampelio Zappalorto troviamo un chiaro discorso sul tema dell’idendità. Esso però non è sviluppato in forma meramente collettiva, ma secondo dinamiche di tipo personale, e incentrando anche una riflessione sulla propria figura e sul concetto di doppio.
Nella porzione centrale sono visibili degli interventi di carattere installativo. Nel lavoro di Dania Zanotto viene data forma tangibile a ciò che non può esserlo: l’anima, la componente spirituale, leggera e impalpabile. Scrutando gli elementi materici è richiamata l’iconografia musulmana tramite le sembianze di una donna vestita con il burka. Per noi uomini occidentali questo è inteso come un’immagine di violenza e costrizione. Talvolta, negli stereotipi odierni, identificato con il terrorismo e sinonimo dello scontro tra civiltà in atto. La Zanotto supera questa visione, conferendo delle nuove accezioni. L’ipotetica figura diviene un martire, essa non è sottoposta a coercizione, ma è il punto iniziale di un percorso di redenzione e speranza.
A chiudere il percorso è il lavoro Suite di Silvia Vendramel, una installazione fatta di elementi che sono parte di una ipotetica orchestra. Una oggettualità lieve dal sapore antropomorfo, carica di emozionalità. Un modo di presentare delle istanze percettive che dietro a delle sembianze apparenti, cela dei valori simbolici insiti.
Durante il vernissage si svolgerà la performance: Fra le pieghe del cuore / Un dialogo onirico fra arte e danza. In scena le opere dell’artista Patrizia Polese, interpretate con un intervento a cura del Centro Sperimentale Danza Teatro, con Silvia Bugno e Domenico Santonicola

INFO
LIQUIDA
Festival d’arte contemporanea
PREVIEW a cura di Carlo Sala
Museo Civico di Santa Caterina, Treviso 9 luglio – 8 agosto 2010
Inaugurazione
Venerdì 9 luglio 2010, ore 17.30
Orari
da martedì a domenica 9.00-12.30 e 14.30-18.00
Ingresso (con biglietto del Museo) intero € 3; ridotti € 2 e € 1
Organizzazione Provincia di Treviso / Comune di Treviso
Patrocinato da Regione del Veneto
Partner Istituzionale Fondazione Antonveneta
Media partner Reteventi
Per Informazioni tel. 0422/658442 fax 0422/582634 info@museicivicitreviso.it www.turismo.provincia.treviso.it
AUTORI:
Romano Abate, Mirella Brugnerotto, Lisa Castellani, Nebojša Despotovic´, Giuseppe Gonella, Plumes dans la tête, Mario Tomè, Cristina Treppo, Silvia Vendramel, Dania Zanotto, Ampelio Zappalorto.
Performance: KOKORO SHIN Tra le pieghe del cuore - Un dialogo onirico fra arte e danza. Opere di Patrizia Polese. Performance a cura del Centro Sperimentale Danza Teatro, con Silvia Bugno e Domenico Santonicola.
A cura di Abcveneto


 
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