n.74 VII anno, 19 maggio 2010
DONNE E SACERDOTI A ROMA E SPARTA
A cura di Abcveneto
Venerdì 21 maggio all’assemblea dell’Ateneo di Treviso (palazzo dell’Umanesimo Latino, ore 17) si parlerà di Roma antica e della Sparta degli inizi. Interverranno Maria Silvia Bassignano (Sacerdotes publici populi Romani nelle Regiones XI e IX); Filippo Boscolo (Alcuni esempi di “fondazioni” dall’Italia romana); Nadia Andriolo (Alcune caratteristiche delle donne a Sparta).
I sacerdozi nel mondo romano erano divisi in due categorie: quelli pubblici, cioè statali e quelli delle singole città dell’Italia e delle province. I primi, originari da diverse città, svolgevano le loro funzioni a Roma ed erano soprattutto senatori, ma non mancavano i cavalieri. Nell’area considerata, corrispondente a Lombardia, Piemonte- Valle d’Aosta, Liguria, sono noti 18 sacerdotes publici, quasi tutti con brillanti carriere politiche.
Per quanto riguarda le fondazioni il concetto era estraneo al diritto romano, ma il termine è entrato nell’uso per indicare fondazioni perpetue, solitamente con lo scopo di conservare la memoria dei defunti, onorandoli con determinati atti di culto. E poi la condizione della donna. La donna nel mondo greco sembra essere stata quasi sempre considerata e trattata in modo diverso, soprattutto per quanto riguarda i diritti civili e politici, rispetto agli uomini.
Diversamente, a Sparta, nel IV sec. a. C. secondo Aristotele i due quinti di tutta la terra sono in mano alle donne, in parte perché vi sono delle ereditiere ed in parte per l’uso di dare ad esse ingenti doti. Inoltre la donna spartana era dedita alla ginnastica e allo sport sia per gareggiare sia per culti iniziatici sia per partorire meno dolorosamente una prole più vigorosa.
A cura di Abcveneto


 
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