n.72 VII anno 10 marzo 2010
“Basta con gli Azzeccagarbugli! Pensiamo ai problemi reali dei cittadini”
A cura di Abcveneto
Romberto Ciambetti: "Con probabilità il nomignolo Azzeccagarbugli deriva dal lombardo zaccagarbùj, cioè attaccabrighe, quasi a voler segnare il sottile confine, solo in apparenza contraddittorio, segnato dalla legge: da una parte essa tutela i diritti dei cittadini e sancisce obblighi o doveri ai quali tutti devono attenersi; dall’altra può offrire il destro ad atteggiamenti aggressivi di chi, appellandosi alla norma, forza o esaspera situazioni. Contrapposizione ben nota se già Terenzio spiega, in una sua nota commedia, come “Ius summum saepe summa est malitia”, affermazione che oggi ritorna alla mente davanti alle polemiche sulla presentazione delle liste in Lazio e i ricorsi presentati da Emilia e Toscana contro il noto decreto interpretativo che il governo ha varato venerdì scorso e che, come ha notato Roberto Maroni, non può sostituirsi al pronunciamento del Tar.
Non sarò tra coloro che prendono la parola sull’intricatissimo caso laziale: il commento di Umberto Bossi, “dilettanti allo sbaraglio”, basta e avanza. Tuttavia, devo sottolineare con forza come le prime pagine di (quasi) tutti i giornali diano l’idea che l’attenzione del Paese sia tutta presa tra la lista Polverini, gli Oscar e Mauro Marin, castellano al pari di Giorgione ma con ben diversa notorietà rispetto al grandissimo pittore di Castelfranco. Noi, che viviamo in Veneto, abbiamo una percezione diversa della realtà e del ruolo che deve avere la nuova politica nella Regione che verrà.
La politica non dovrà esprimere la litigiosità di partiti che sembrano ancor oggi, per rimanere in territorio manzoniano, i polli di Renzo, quelle bestiole “le quali intanto s’ingegnavano a beccarsi l'una con l'altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura”. Buona parte dell’Italia, decisamente unita in questo, ha ben altro a cui pensare che a quelli che sembrano sempre più battibecchi da pollaio: le rate che scadono, le bollette, il posto di lavoro, la fabbrica che chiude, la banca che esige il rientro immediato del credito concesso, la concorrenza spietata e sleale di quei concorrenti che se ne infischiano di diritti umani, di infanzia violata, di tutela dell’ambiente e così, privi di ogni costo sociale, immettono nel mercato merce e prodotti d’ogni genere, comprese derrate alimentari sulle cui caratteristiche igienico-sanitarie è talvolta lecito dubitare... Alberto Orioli, ne “Il Sole24Ore” di martedì 9 marzo, ha colto tutta la drammaticità del contrasto tra l’Italia reale e quella della politica, non diversamente da Ario Gervasutti, che domenica scorsa nel suo editoriale nel Giornale di Vicenza non ha lesinato critiche a destra come a sinistra. E’ vero purtroppo: c’è una Italia fondata sui cavilli.
C’è anche una Italia fondata sul lavoro, come dice la Costituzione, che crede nei valori del lavoro e che lotta per difendere il lavoro e che muore, magari, come accade a troppi operai, come capita anche a quei piccoli imprenditori che in Veneto non reggono alla vergogna del non riuscire a pagare stipendi e creditori. Ecco allora che, da piccolo politico di provincia figlio del mondo del lavoro, dico che dobbiamo dare a questo Veneto del lavoro una nuova possibilità. Non un nuovo cavillo cui appigliarsi ma scelte vere quanto coraggiose. La nuova politica deve nascere da qui, da una nuova generazione che, da destra come da sinistra, vuol farla finita con gli azzeccagarbugli; dobbiamo ripartire da una nuova generazione che ha capito che i tempi sono cambiati, che la grande crisi economica di questi anni ha trascinato via con sé lo yuppismo e il consumismo sfrenato. Per questo c’è bisogno di un cambio di rotta, di una svolta epocale. A destra come a sinistra: o cambia la politica o i nuovi scenari, i nuovi attori e protagonisti della globalizzazione ci travolgeranno, cambiandoci forse per sempre."
A cura di Abcveneto


 
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