n.72 VII anno 15 marzo 2010
La città del diavolo giallo
A cura di Abcveneto
Copertina della La città del diavolo gialloIl romanzo La città del Diavolo Giallo, pubblicato da liberilibri nasce da un viaggio che Gor'kij - ormai scrittore celebre in tutto il mondo - fece in America nel 1906. Alle accoglienze trionfali tributategli all'arrivo seguirono, nei suoi confronti, sgradevoli episodi d'intolleranza puritana che rafforzarono le sue convinzioni antiamericane e anticapitaliste. Aldilà del risentimento per le disavventure del viaggio, l'opera è pervasa dal profondo disgusto per una città massificata, frenetica, protesa solo verso l'accumulazione e il consumo, dove le luci artificiali sostituiscono il sole, e l'urlo incessante delle linee del tram fa da colonna sonora all'insensato agitarsi della folla. Il lato guasto della Mela risplende oscenamente in questo febbricitante ma lucido ritratto di New York.
Allo stesso modo, negli incontri con i vari personaggi, quali il re germanizzante in esilio - curiosa premonizione della follia di onnipotenza nazista -, il grande capitalista, il diavolo in persona, s'inscena una grottesca Totentanz, metafora di dannazione del sistema occidentale. In queste pagine, cupe e luminose allo stesso tempo, il realismo romantico gorkiano declina in un registro che è già lacerazione espressionista e delirio surreale, offrendoci una spietata lente d'ingrandimento con cui osservare le tante mostruosità del nostro modello di vita.
Maksim Gor'kij (Aleksej M. Peškov)
Nasce a Nižnij Novgorod nel 1868. Figlio di un modesto tappezziere, resta orfano a sette anni e vive la giovinezza fra gli strati più bassi della società, esercitando umili mestieri: anche queste circostanze influirono sulla scelta dello pseudonimo gor'kij (amaro). Nel 1898 pubblica alcuni racconti che ne fanno lo scrittore più famoso del suo paese. A soli trentaquattro anni viene eletto membro onorario dell'Accademia Imperiale delle Scienze.
Nel 1905 finisce in carcere per aver partecipato a una protesta durante la prima rivoluzione, ma le pressioni di intellettuali da tutto il mondo inducono le autorità zariste a rimetterlo in libertà. La sua reputazione di scrittore in quegli anni è altissima, tanto da essere considerato al livello di Tolstoj e al di sopra di Cechov. Dopo il viaggio del 1906 in America, Gor'kij soggiorna a Capri, dove organizza una scuola di propaganda rivoluzionaria. Tornato in Russia, nel 1917 si schiera con i bolscevichi, mirando però a mantenere un ruolo di arbitro super partes. Nel 1921 è ancora in Italia e risiede a Sorrento. Nel 1928 si stabilisce in Russia, dove muore nel 1936, presumibilmente ucciso per ordine di Stalin, e non, come tanti ipotizzano, da un complotto trockista.
A cura di Abcveneto


 
abcveneto.com
WeBuilder


Save as pdf iconaPDF file