n.79 VII anno, 1 ottobre 2010
Xenofobia, una nuova malattia?

Di Raffaella Biasi La xenofobia è una vecchia malattia che si annida in ognuno di noi, chi più chi meno e ciclicamente torna fuori a seconda del tempo e delle situazioni.
Per esempio al cambio delle stagioni elettorali si comincia a diffondere a chiazze tra gli abitanti delle varie regioni, senza differenza tra nord e sud ma al nord pare che attecchisca di più poiché ognuno cerca di aumentare le proprie 'difese'. Ultimamente però la situazione è più grave perché si è diffusa in tutta Europa, perfino nella socialmente avanzatissima Svezia dove la politica di tolleranza del popolo riusciva a far defluire qualsiasi blocco energetico.
Bene, fuor di metafora è importante ricordare alcuni numeri che ci permettono di visualizzare una panoramica dell'estrema destra dell'Europa attuale. In Italia i partiti xenofobi raggiungono circa il 9%, in Austria il 15%, in Danimarca il 13%, in In Olanda il 16%, in Francia il 5%, in Grecia il 7% Il Romania il 9% , in Lettonia il 16%, in Bulgaria il 10%, in Ungheria il 16% e per finire Finlandia e Svezia solo il 5% circa. E quando i cittadini svedesi sono arrivati a questi numeri, che rispetto al resto d' Europa sono bassi, si sono preoccupati ancora più quanto abbiamo fatto noi e si sono chiesti a cosa è dovuto questo cambiamento di rotta su scala europea e perchè è avvenuto.
Non vi è dubbio che ci si contagia tra nazioni e soprattutto il male si diffonde di conseguenza al partito che va al potere, per cui la giusta medicina viene quando tutta l'Europa progressivamente si tara su un progetto di integrazione migliore.
E' pur vero che è difficile integrare e rendere compatibili persone con culture differenti e soprattutto persone che non hanno interesse a capire il nostro mondo, quello in cui sono venute a stabilirsi oppure in cui sono di passaggio, ma comunque si sarebbe ciechi a non vedere che se tenessimo il nostro mondo fermo e senza stranieri, diventerebbe un mondo statico, che non è produttivo e non avanza, stagna e basta e ciò che stagna muore. L'Europa stava morendo di rigidezza, vecchiaia e mancanza di figli. Ma comunque morirà lo stesso di decadenza dei costumi, mancanza di morale e corruzione. Speriamo in una ripresa grazie alle nuove 'cellule', a cui comunque va fatto un 'trattamento' per potersi inserire in un nuovo organismo.
E' anche pur vero che la crisi economica ha distrutto i sogni di molti, ma non significa che allora bisogna fare differenze di razza per le assunzioni o trattare in maniera differente chi ha meno forza sindacale o contrattuale per il fatto che è straniero. Il lavoro deve essere dato senza sfruttamento e solo per le competenze professionali, non per il peso sociale che uno ha.
Al di la di come uno la pensa in materia di religione, è bene che le assunzioni siano fatte solo per le competenze e le capacità che uno dimostra e non per il credo per il pregiudizio religioso o culturale.
Per esempio agli immigrati vengono solo firmati contratti a brevissima scadenza e in questi contratti non vi è sicurezza per il futuro loro e delle loro famiglie.
Vorrei cancellare il luogo comune che ci sono molti stranieri in carcere. E' certo che uno delinque se deve sopravvivere, ma direi che soprattutto gli stranieri non hanno buoni avvocati, mentre i nostri uomini di potere rubano di più e meglio, ma sanno come farlo e come uscirne. Ovvio, no?
Inoltre: il lavoro statale o di ufficio difficilmente viene viene dato agli stranieri e non è una questione di poca competenza linguistica, ma di paura legata a pregiudizio. Il pregiudizio lo portano avanti i luoghi comuni che si tramandano di generazione in generazione ma al giorno d'oggi vengono amplificati dalla televisione, il grande fratello che ti dice cosa fare e come pensare... .
Per concludere: dal momento che il mondo è globalizzato e ne traiamo comunque dei vantaggi, meglio non insuperbirsi e non schiacciare chi è già debole! E' giusto anche prendere provvedimenti precauzionali per i contratti economici e lavorativi, ma basta con queste differenze basate sul pregiudizio!
www.raffaellabiasi.it
Di Raffaella Biasi


 
abcveneto.com

WeBuilder

Save aspdf iconaPDF file