n.93 ottavo anno, 1 dicembre 2011
Lettera-Ritratto, in ricordo di Giorgio Segato

Di Alessandra Pucci - foto di Luccia Danesin
Non c'è artista veneto e padovano in particolare, che non abbia conosciuto Giorgio Segato: mi riferisco a tutti quelli nati nella prima metà del xx secolo, un periodo di ricostruzione del nostro Paese e di grande entusiasmo per il futuro. Giorgio in quegli anni è stato una figura di riferimento per iniziare il cammino nel mondo dell'arte o per essere partecipi di manifestazioni da lui curate e create, per confronti significativi sulle varie tendenze dell'arte contemporanea di cui Padova negli anni '60-'70-'80 era una fucina d'idee e di ricerche estetiche d'avanguardia. Instancabile, ma soprattutto generoso, Giorgio ha voluto vedere l'evolversi della ricerca espressiva negli artisti a cui ha dato il suo contributo critico e amicale, una sorta di rapporto affettivo lontano dai principi di convenienza o di altro vantaggio. Il suo interesse per le varie forme dell'arte, gli ha permesso di spaziare senza preclusioni tra i diversi linguaggi e generi, costruendo una rete culturale che includeva personalità differenti ma tutte portatrici di proposte che trovavano in Giorgio la sintesi e una nuova visione per procedere verso altri orizzonti creativi.
Marcello Venturoli, intitolò un suo libro "Il Viaggiatore in Arte", per definire la figura del critico che lavora sul territorio, che va per studi, che vuole conoscere oltre che l'opera anche e soprattutto la persona: ecco che Giorgio Segato ha privilegiato questo modo di essere presente nei confronti dell'artista, per una visione autentica che gli permetteva di scrivere testi densi di intuizioni e soluzioni appassionate. Anche per lui ci sono state le richieste di presentazioni di cui era poco convinto, ma in quei casi è prevalsa la sua generosità e in fondo forse anche la curiosità di vedere se accordare fiducia non fosse un modo per estrarre succo e linfa insospettate.
Ho conosciuto Giorgio agli inizi del 1970, agli esordi nel mondo della critica d'arte, spesso in compagnia di Piero Perin che probabilmente fece scattare in lui la predilezione per la scultura. La sua figura vigorosa, sottolineata dal colore rossiccio dei capelli e della barba, era riconoscibile sempre, ma credo che la sua voce fosse l'elemento di maggiore attrazione, voce sempre pacata, che colorava il significato delle parole. C'era un tratto della sua personalità che lo rendeva simpatico ai più, un fare bonario, possibilista mai aggressivo né arrogante, piuttosto dedito all'esercizio della pazienza. Queste qualità sono state necessarie per portare a conclusione importanti progetti in collaborazione con il comune di Padova e di altre città. Gli innumerevoli inviti in cui era scritto il suo nome per la presentazione delle mostre nelle gallerie della città di Padova e del Veneto, potrebbero formare una specie di catalogo generale della vita artistica e una mappatura della vivacità culturale degli anni in cui Giorgio collaborava con le istituzioni patavine. I suoi incontri con gli artisti, avevano un'atmosfera familiare, a cui contribuiva anche la presenza discreta della moglie Patrizia, compagna amatissima con cui ha condiviso ogni progetto. C'è da chiedersi come riuscisse ad essere così prolifico nello scrivere testi impegnativi su aspetti tanto diversi dell'arte: una scrittura fluida che certo traeva linfa dalla sua natura di poeta. Giorgio ha pubblicato alcune raccolte di poesie d'amore dense della tenerezza che solo chi ama profondamente la vita riesce a creare per farne dono.
E' stato un uomo curioso che non si è arrestato di fronte alle esperienze più criptiche, pronto piuttosto a interrogarsi sulle motivazioni di tante ricerche concettuali, che ha appezzato, anche se il suo interesse più profondo era per una forma d'arte che parlasse un linguaggio complesso ma chiaro. Ho un ricordo vivido di una delle occasioni in cui Giorgio espresse il meglio di sé nell'operazione ideata da Malex Pansera, intitolata "Demolizioni" alle ex officine Breda a Cadoneghe nel 2003. Giorgio parlò di quel mondo operaio che ormai stava sparendo, del lavoro, dell'identità forte che aveva unito i protagonisti dello sviluppo industriale per gran parte del secolo scorso, visione che fece di quel luogo abbandonato pronto alla demolizione il teatro o meglio l'immensa galleria di spazi evocatori di voci e ombre del passato recente che gli artisti partecipanti resero con soluzioni di grande impatto emotivo.
Nei cataloghi la sua scrittura ha uno stile particolare, riconoscibile sempre per il fraseggio ampio, i riferimenti culturali legati all’attualità e al passato in una sorta di armonioso fluire delle parole e dei significati: un modo personale di condurre l'attenzione al centro di quanto di più autentico l'artista intendesse esprimere con le proprie opere.
C'è un filo sottile che lega tanti artisti patavini e veneti che si riconoscono per essere stati inglobati nella sfera dei pensieri e delle meditazioni di un profondo studioso dell'arte.
In via Euganea c'era il suo studio, luogo di scrittura ma anche di progettazione, discussione con artisti, galleristi, amministratori dei Comuni per i quali Giorgio Segato era un punto di riferimento necessario. Fino a che gli è stato possibile, ha dato il suo contributo agli organizzatori e agli artisti, superando grandi difficoltà pur di lasciare un segno tangibile del suo pensiero a quanti ne hanno inteso la forte personalità e il coraggio delle scelte.
Oltre alla scultura, la pittura, la fotografia, c'è stato sempre interesse per l'incisione, ambito a cui ha dedicato idee e energie con operazioni culturali di respiro internazionale: gli incisori padovani da lui seguiti e sostenuti, hanno avuto notevole visibilità con mostre tematiche alcune delle quali ispirate alla grande cultura del rinascimento a Padova. Certo la sua scomparsa prematura è un vuoto che si tenta di colmare con il ricordo e la testimonianza della mole di materiali che portano la sua firma, ma anche con la sensazione che sarà difficile nel presente-futuro trovare l'erede di tanta fiducia, competenza e generosità.
Guardando alcune foto non recenti, l'espressione che le accomuna è quella di una persona dallo sguardo attento e un po' sornione, come un gatto rosso con gli occhiali...E' così che voglio ricordarlo.
Di Alessandra Pucci - foto di Luccia Danesin


 
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