n.83 IX anno, 1 febbraio 2011
Tommaseo: 'Dal Piave al Rio Negro', a caccia di storie

A cura di Raffaella Biasi - Foto di Maria Ester Nichele
Silvano-sartori-Alvise-Tommaseo-Claudio-Rorato-Roberto-ZanchettaUn modo per conoscere il Veneto ormai scomparso e quello ancora attuale è leggere il libro di Alvise Tommaseo Ponzetta, un uomo eclettico, quasi rinascimentale, capace di spostarsi con leggerezza da un campo all'altro della vita, un uomo che ha potuto vivere tante esperienze e che ne ha fatto tesoro restituendoci una parte del suo vissuto nei 33 racconti brevi (Dal Piave al Rio Negro – Sartori editore – 14 euro). Già la dinastia dei Tommaseo é una lunga storia a sè, con origini forse più antiche del 1400 e in questi secoli si è distinta con grandi uomini che hanno vivificato la storia delle terre che hanno abitato, per esempio il Veneto. Alvise Tommaseo è avvocato e produttore di eccellenti vini ed è anche uomo veramente appassionato di Natura. Il filo conduttore del libro è infatti la vita naturale, che si assapora in varie dimensioni: andando a camminare con fucile e cani, gustandosi le mangiate, sbirciando tra i sentimenti delle persone. Ma i racconti usano la caccia solo come pretesto per parlare dei rapporti degli uomini con la vita naturale, come si evince nel bel racconto finale sull'inseguimento tra un cacciatore e un urogallo. Una storia vera ma anche metafisica che non finisce con la morte, ma con la nuova nascita in una saggia accettazione del ciclo naturale.
Lo scrittore, con un incedere quieto e semplice, fornisce delle tessere di un mosaico delle nostre terre e delle persone che dalle nostre terre si muovono per scoprire un'altra natura nel resto del mondo, in questo caso nel Rio Negro del Sud America.
Di questo libro già si dice che i racconti sono semplici e fruibili a tutti, anche ai lettori meno agguerriti, invece questi racconti hanno una dimensione differente da ciò che siamo abituati a leggere di questi tempi, perché aprono una dimensione dimenticata, in un mondo fatto di ingenua meraviglia, di incantamento, di sensibilità sottile, che riserva al lettore una possibilità di recuperare i luoghi dell'anima, gli spazi di tranquillità, di semplicità, i bisogni di 'sorprese tranquille'.
In questo tipo di racconti brevi c'è concentrazione di sentimenti, onore, rispetto di sé e dei valori tradizionali e fondamentali della vita. Non a caso lo scrittore, che riflette nel libro la sua storia, ha avuto la fortuna di avere ben 4 figli e di godere di una vita serena e piena con la moglie e la famiglia.
L'invito a questa lettura è anche perché i racconti trasmettono serenità e sentimento di attaccamento alla vita. Vi si impara il gusto per la simbiosi e l' identità per la terra in cui si vive, una terra che ha già visto troppa sofferenza e guerre (il Piave) e che ha bisogno di cambiare registro e respirare piccole gioie quotidiane, nella semplicità dell'esistenza familiare.
Lo stile e il ritmo dei racconti sono come il passo del cacciatore, quieto, perseverante, attento alle piccole cose. La misura è data dalla brevità dei racconti, da sentimenti concentrati e sfuggenti a una prima lettura.
Abbiamo chiesto all'autore come è nato il libro. Ci ha risposto che è un opera letteraria concepita in tanti momenti che si sono snodati negli anni, finché le coincidenze offerte dagli amici lo hanno spinto a concretizzare il libro. Ed è interessante osservare come gli amici siano un fattore fondamentale della narrazione – e quindi autobiograficamente della vita – dello scrittore. Le storie brevi narrano di lepri o di beccacce, ma collegate al padre e agli amici. E proprio loro sono gli sponsores e anche i testimoni del momento creativo. E proprio la personalità dello scrittore, eccellente organizzatore di eventi, e la sua umiltà, la sua discrezione, il suo distacco dalle questioni esterne, la capacità di andare d'accordo con tutti – dal più volgare al più nobile - nonché la sua generosa accoglienza, ne ha riuniti tanti nel momento del successo durante la Prima del suo libro. Sono queste le argomentazioni che fanno pensare, che bisogna saper far fiorire i talenti che si hanno, e Alvise Tommaseo ci è riuscito.
A cura di Raffaella Biasi - Foto di Maria Ester Nichele


 
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