n.87 IX anno, 1 giugno 2011
L'opinione: Libia e company

Di Raffaella Biasi
Eccoci coinvolti nell'ennesima guerra inutile, anzi, dannosa sotto tutti i punti di vista. L'italia sta al gioco della comunità internazionale, con il falso alibi di aiutare il popolo libico a conquistare la libertà e la democrazia. La verità è che tutto questo viene fatto per la conservazione delle risorse energetiche e per il controllo degli "interessi strategici”, le nostre posizioni di potere.
In Italia, pur fra mille distinzioni, sono tutti pronti a giustificare un ulteriore bagno di sangue per sconfiggere il sanguinario Gheddafi. Così come è successo in Iraq, ma la guerra lì non è finita...
Non si capisce perché le stesse persone che condannano le violazioni gravi e sistematiche dei diritti umani, tra cui detenzioni arbitrarie di armi, sparizioni forzate, torture e esecuzioni sommarie svolte da Gheddafi, non ha ritenuto necessario fare lo stesso, per esempio, con il dittatore Ali Abdullah Saleh dello Yemen che ha fatto sparare su migliaia di dimostranti a Sanaa, uccidendo almeno 41 persone. Quest'ultimo, peraltro, fa parte della Lega Araba ed ha firmato la risoluzione contro Gheddafi, come i suoi compari del Bahrain e Arabia Saudita. La "comunità internazionale", che con tanta decisione dichiara guerra a Gheddafi, non ha mai discusso l'azione militare per fermare il bombardamento israeliano contro la popolazione civile di Gaza. Ma intanto si vendono armi a tutti, a ebrei, a israeliani, a palestinesi, a Rafa' a Gaza.
Gli Stati Uniti, che comunque sono produttori di armi, dal punto di vista della guerra attuale si tengono un po' in disparte, ma di fatto lasceranno fare il lavoro sporco a Sarkozy ed agli inglesi, servendosi dell’Italia come utile idiota agganciata al carro degli alleati.
L'Italia è il cane e lo zimbello dei Paesi dominanti che la usano per portare avanti i loro sporchi interessi di approvvigionamento energetico a cui poco importa se i nordafricani o gli africani avranno la libertà, la democrazia e un miglioramento sociale. La domanda allora sorge spontanea: stiamo veramente parlando di diritti dell’uomo, di libertà, di democrazia, di salvare vite umane, di impedire un bagno di sangue?
In verità solo a pochi interessa un cambiamento di regime dei popoli della Libia dell’Egitto e della Tunisia, e solo perché le loro masse non vengano ad invadere l'Europa. Gli insorti libici reclamano la libertà e la democrazia e il controllo della vita economica ma il paese è in mano ad un regime corrotto, dove lo spirito del clan e l’appartenenza alla tribù sono le regole del gioco. La richiesta di democrazia da parte dei cittadini libici deve prevalere. Ma un’avventura militare, promossa da potenze interessate solo ed esclusivamente al petrolio, non potrà soddisfare questa elementare richiesta di libertà. Bisogna rinunciare a qualche interesse privato.
La terribile esperienza delle guerre nei Balcani, in Iraq e Afghanistan dimostra che la guerra non è una soluzione per la libertà dei popoli ed alla fine si conteranno soltanto centinaia di migliaia di vittime civili. Insomma anche questa guerra di Libia, come quella dell'Afghanistan, quella dell'Iraq, e quella israeliana non finirà mai...
Di Raffaella Biasi


 
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