n.87 IX anno, 1 giugno 2011
Traffici mortali

Di Raffaella Biasi
Pur se in Italia la guerra non è presente, siamo coinvolti da lontano in almeno tre situazioni militari e continuiamo a produrre armi inutili e dannose. Le guerre, si sa, non sono solo frutto della cupidigia e dell'egoismo dei capi di di Stato, ma soprattutto del capitalismo che crea lobby che devono produrre distruzione, per poi poter produrre nuove costruzioni e così via. Una delle lobby più potenti del pianeta è la Lobby delle Armi, che ci costringe a vedere o a partecipare a conflitti continui. Questa è una delle fonti dei nostri problemi.
Detto in parole chiare il nucleo della questione è la 'lobby delle armi' che sponsorizza guerre tra i piu deboli, i piu condizionabili e i piu stupidi, quelli che credono che gli eroi siano i piu forti fisicamente, quelli per cui la parola “onore” ha l'accezione di vendetta o sopraffazione, quelli per cui il culto delle armi è in primo piano.
Mentre l'attenzione del mondo si concentra sulla necessità di controllare le armi di distruzione di massa, il commercio delle armi convenzionali prosegue senza freni, in assenza di controllo globale e locale. In questi casi le armi leggere vanno spesso in mano di crimiali comuni, mariti violenti, gruppi armati ecc.
Tanto per sostenere il nostro discorso cominceremo con qualche dato: sono in circolazione quasi settecento milioni di armi e altri nove milioni vengono prodotti ogni anno (fonte: Amnesty International). Con queste stesse armi almeno 500.000 esseri umani vengono ammazzati, 1300 al giorno, uno al minuto.
300.000 bambini soldato sono costretti ad imbracciarle.
Il business delle esportazioni mondiali si aggira intorno ai 30 miliardi di dollari, le aziende produttrici di armi leggere sono cica 1100 distribuite in 100 paesi
si producono circa 8 milioni di armi leggere all'anno
almeno il 60% è in mano ai civili
I paesi con più alto budget destinato alle armi figurano in fondo alla classifica dell'indice di sviluppo umano.
Milioni di persone pagano a caro prezzo le scelte sbagliate dei loro governi che preferiscono investire risorse e ingigantire il loro debito estero alla corsa agli armamenti piuttosto che sostenere programmi di sviluppo economico, culturale e Socio-sanitario.
Di conseguenza c'è da chiedersi se sia piu urgente adottare “a distanza” un bambino 'povero' o se invece provvedere a cambiare il territorio in cui comunque dopo un po' dovrebbe vivere. Infatti se una persona viene svezzata e cresciuta per un periodo, per esempio in Africa o in un territorio similare, ma da grande si trova a vivere nello stesso territorio in cui comunque non vi è possibilità di una vita dignitosa, è certo che comunque non ha futuro.
Viene da chiedersi se non è il caso di cambiare la destinazione d'uso degli aiuti economici... . Certe volte ci si lascia impietosire dal senso umano e materno e si guarda al fine piu vicino, a quei grandi occhioni che ti fanno sentire buono e caritatevole, invece che andare a cambiare il nucleo del problema.
Ogni giorno Asia, Africa, Medio oriente e America latina acquistano armi per una somma equivalente a quella necessaria a ridurre la mortalità infantile o l'analfabetismo. Ossia in Africa le perdite economiche causate dai conflitti sono stimate intorno ai 15 miliardi di dollari l'anno. Non potremmo spingere le lobby a gestirle per lo sviluppo?
Cosa potemmo fare noi?
Le soluzioni concrete esistono e sono alla portata dei governi e della comunità internazionale: Innanzitutto già rendersi conto del problema è un passo avanti, poi comunque agire politicamente e legalmente:
rafforzare i meccanismi di controllo nazionali e locali sui trasferimenti di armi e attrezzature militari
impedire il commercio in Paesi in stato di conflitto o a tendenza conflittuale
adottare un sistema di tracciatura che consenta di risalire a chi gestisce la produzione di armi illecite.
Distruggere le armi e trasformare le stesse industrie in industrie di qualcos'altro, per esempio pentole, cibo, tecnologia al servizio della vita. Perche comunque le industrie esistono e ci sono migliaia di persone in ogni Stato che devono mantenere un posto di lavoro. Destinare i proventi al benessere sociale, alla ricostruzione dei paesi del terzo mondo. La proliferazione delle armi facilità la proliferazione della violenza, l'idea che la violenza sia un male necessario anzi, una soluzione da uomini forti. Addirittura sono aumentati il numero di videogiochi che propongono armi ai bambini che giocano e nessuno ci trova niente da dire!! E noi, Italia, ora... stiamo spendendo un sacco per niente!
Di Raffaella Biasi


 
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