n.87 IX anno, 1 giugno 2011
FESTIVAL DI OSOPPO, dedicato all'arte e alla poesia, al Forte dell'Armonia

A cura di Lucia Tomasi - foto di Maria Ester Nichele
(Tutti i sabati e le domeniche sino a fine giugno)
  Nessuno meglio del curatore e direttore artistico Enzo Santese ci può far capire il Genius Loci del Forte che ha ispirato il Festival stesso; nel catalogo che ha presentato all'inaugurazione sabato 21 maggio così esordisce:
“Il Forte di Osoppo si apre come un giardino, dove le stagioni disegnano i contorni del proprio passaggio e danno all’ambiente la sostanza sospesa - anche in senso fisico, vista l’altitudine dell’altopiano - di un recinto in cui è possibile mettere in sordina le cure quotidiane e nutrirsi di armonia, anche perché i resti di una pregressa attitudine militare sono oggi funzionali a programmi di rilievo culturale multidisciplinare, esteso dalla pittura alla musica, dal teatro alla danza. In ogni caso è sicuramente un ambito dove l’intensità delle emozioni e dei sentimenti può essere direttamente proporzionale alla ricchezza del patrimonio naturalistico e delle sue varietà vegetali…
Nell’occasione del Festival la struttura si popola di presenze che testimoniano la forza di aggregazione del luogo, in virtù di una storia che ha subito la splendida metamorfosi da opera bellica a contenitore di messaggi di pace. Questo accade perché nelle voci dei poeti, nelle forme e nei colori degli artisti, nella sapienza esecutiva dei musicisti, nelle evoluzioni dinamiche delle danzatrici, nella combinazione tra gesto e parola degli attori, c’è il senso pieno di un’armonia che ha in sé i toni cangianti delle diversità, capaci di coesistere dentro il perimetro della Fortezza e di assumere dalla contaminazione reciproca dei generi un’ulteriore spinta nella funzione comunicativa. Negli spazi chiusi e in quelli aperti l’idea della guerra si è trasformata in contesa del pensiero, in confronto serrato fra sensibilità differenti che portano un contributo di idee all’occasione del Festival, dove una serie di eventi espositivi, di incontri, di concerti e di presentazioni danno corpo alla prima edizione del “Festival dell’arte e della Poesia di Osoppo, Forte dell’armonia”. Che non significa soltanto bella disposizione di effetti (sonori e visivi), ma schieramento suggestivo di elementi che si innestano in una più generale attitudine del luogo a farsi “torre d’avvistamento” di emergenze nel panorama della ricerca culturale”.
Così scrive Enzo Santese: "...Nella chiesa di S. Pietro le sculture di Franco Maschio lo confermano cantore di una necessità, quella d’amore, che da un’opera all’altra riverbera il riflesso di una visione positiva del mondo, stretto attorno a un sentire che può essere comune. All’interno dell’edificio le installazioni di Bluer sono luce fisica aggiunta alla luce metaforica del luogo, “grovigli” dove la regola della trasparenza e del riflesso domina questi agglomerati luminosi che si accartocciano intorno a un’idea forte dell’energia nell’universo. Nella palazzina del Centro Visite si susseguono tre rassegne: lo scultore orafo Piero De Martin è impegnato con una serie di opere, che evidenziano la sua duttilità operativa sia con le materie povere (terracotta) sia con quelle preziose; poi la mostra “a due voci” degli artisti sloveni Klemen Brun ed Etko Tutta: nel primo la figurazione simbolica risulta un’analisi della contemporaneità, incentrata sulla figura umana, ridotta a silhouette, che fluttua in uno spazio denso di tracce. Etko Tutta ingloba nei suoi fondi, riscaldati da colori accesi, una serie fitta di simboli accostati in una sorta di racconto ideogrammatico. Infine nella stessa palazzina la presenza dei due artisti austriaci: da una parte Manfred Mörth lascia trapelare il senso di un’inquietudine relativa allo sviluppo metamorfico delle cose; Gernot Schmerlaib preleva dal territorio dell’astrazione motivi di segno e di gesto che convoglia in composizioni, dove alcune porzioni di quadro sono mascherate da elementi di un unico colore compatto.
Carlo Fontanella “costruisce” un circuito di speranza affidata alle tre spirali, allineate sul muro perimetrale della Casa del Comandante: la forza simbolica dell’opera promana dal contrasto tra le sculture e i resti della costruzione, con l’idea che le tre opere rappresentano la vita, destinata a trionfare sulla morte.
Nella Polveriera sotterranea, Villibossi accoglie con due sculture simboliche il visitatore, invitandolo a soffermarsi sul valore della nascita e della rinascita; questi significati accomunano le altre opere, dislocate nelle nicchie e nei sottopassi della Castello Savorgnan. Marina Battistella, all’interno della struttura espositiva incassata nella collina, fa brillare i colori della sua fantasia, impegnata a costruire immagini sospese tra la loro aderenza a una geografia riconoscibile e ai significati di relazione stretta fra aree in rilievo e brani di superfici piane.
Gli artisti croati Zdravko Milic e Sanja Švrljuga attuano un’analisi serrata sui condizionamenti dei messaggi pubblicitari. Una triade di artisti “romani” (operano abitualmente nella Capitale) conclude le rassegne in polveriera: Francesco FilincieriSantinelli propone la sua visione di un mondo governato dalle regole della fantasia. Giancarlo Savino è attento a isolare alcuni aspetti del “paesaggio” con un’intensa osmosi fra realtà soggettiva e mondo esterno; Nicola Spezzano attua un processo di decantazione del paesaggio fisico, rarefacendolo fino alla sua pura essenza iconica. Il fascino della preistoria si rinnova nell’installazione di Bernarda Visentini, autrice di sculture in cemento leggero che riprendono l’idea di verticalità totemiche oppure di semplici stele che, non a caso, riportano incise spirali, simboli della ciclicità della vita. Mentre Luisa Cimenti e Franca Morandi hanno realizzato un cannone che, in una fortezza dismessa, non può che essere un’arma inoffensiva; infatti le due artiste hanno creato l’opera utilizzando materiali naturali.
Venti poeti creano con il peso delle loro peculiarità un effetto a prima vista babelico e formicolante, presentando un dilatato ventaglio di presenze che danno la temperatura di una ricerca piuttosto frastagliata e, appunto per questo, ricca di numerosi spunti di riflessione. Le modalità espressive degli autori presenti sono talmente variegate che le sfumature distintive tra i singoli talora sono inneschi per intriganti antinomie: Maurizio Benedetti, Astrid Brenko, Annarita Capraro, Ivan Crico, Antonio Crivellari, Aljoša Curavic. Toni De Lucia, Giovanni Fierro, Renzo Furlano, Marina Giovannelli, Angels Gregori, Marco Marangoni, Cristina Micelli, Marina Moretti, Gabriella Musetti, Luigi Natale, Enzo Santese, Alessandro Seri, Francesco Tomada, Ennio Zampa."
Il programma del Festival prevede inoltre l’intervento di Ideale Eros Gregori e Gianni Maran sull’opera di Biagio Marin e di Toni De Lucia sulla poesia di Garcia Lorca; poi la presentazione del romanzo “L’isola e il sogno” di Paolo Ruffilli (Editore Fazi).
A cura di Lucia Tomasi - foto di Maria Ester Nichele


 
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