n.88 IX anno, 1 luglio 2011
Pubblicato La gabbia criminale del trevigiano Bastasi

A cura di Federico De Nardi
Segnaliamo questo giallo della casa editrice Eclissi di Milano, (collana I Dingo) del trevigiano Alessandro Bastasi nato a Treviso nel 1949. Nella vita ha fatto l'attore (Le baruffe chiozzotte e Sior Todero Brontolon con Gino Cavalieri, poi teatro classico e contemporaneo) è stato inoltre autore di articoli teatrali per varie riviste del settore (Sipario, La Ribalta). Nel 1994 ha scritto il saggio I mezzi di comunicazione di massa: antitrust e pluralismo per il movimento Italia Democratica; nel 2008 ha pubblicato il suo primo romanzo, La fossa comune. Suoi racconti sono presenti in varie antologie. Esperto di social network, attualmente è amministratore delegato di una società del settore IT.
Descrizione
Molti anni fa in un borgo alla periferia di Treviso è stato commesso un atroce duplice delitto che ha lasciato una scia di dolore e di vergogna. Il colpevole (innocente?) è già stato da tempo processato e condannato; ma i luoghi che furono teatro degli avvenimenti non si danno pace.

Alberto, insegnante in pensione, tornato a vivere a Treviso proprio in quella casa dove aveva abitato nei suoi primi anni di vita, viene aggredito dai fantasmi del passato che gli chiedono insistentemente di trovare la vera soluzione del giallo. Legami di sangue intrecciati di segreti rancori, ipocrisie e finto decoro, vendette politiche e sociali non ancora del tutto consumate riportano a galla atrocità commesse in un periodo storico in cui tanti delitti restavano impuniti e l'ingiustizia sollevava scarsa ribellione, costruendo intorno ai protagonisti una "gabbia criminale" dalla quale è difficile liberarsi.
La gabbia criminale è una storia corale, l'affresco di un contesto sociale appartenente a un'epoca non così lontana come sembra; i piani temporali si sovrappongono e si confondono, dando vita a un ritratto tanto accurato quanto impietoso della provincia trevigiana.
Il libro è acquistabile online:
eclissieditrice.com
A cura di Federico De Nardi


 
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