n.86 IX anno, 3 maggio 2011
A casa dell'artista, incontro con Sandra Marconato

Testo di Alessandra Pucci – fotografie di Luccia Danesin
Un giardinetto che ha qualcosa di giapponese nelle dimensioni e nella semplicità dello spazio verde, è la cornice che dà l'accesso alla casa bianca di Sandra Marconato. L'Artista ci accoglie all'interno di uno spazio d'ombra e luce che dall'esterno penetra per le ampie vetrate creando un'atmosfera accogliente quasi claustrale, con pochi elementi di arredo necessari: una stufa di ghisa, un grande cesto con la legna, qualche opera appesa alle pareti. Saliamo al piano superiore quasi avvolte dalla luce che scende dall'alto d'un ampio lucernaio: sulla parete bianca di fronte a noi si staglia un intreccio filiforme come un roseto d'inverno, sembrerebbe realizzato con fili di ferro invece Sandra ci dice che l'opera è interamente eseguita con carta giapponese. La sua abilità tecnica è presente in tutte le opere che sono disposte nell'ampio soggiorno, di varie epoche e diverse nelle tematiche anche se il percorso mentale e la poetica hanno sempre la stessa matrice. Comodamente sedute, ascoltiamo il racconto della sua vita nel segno dell'arte, fin dagli esordi all'Istituto d'Arte di Venezia, allieva di Anna Akerdal, docente nella sezione di tessitura, che contribuì a svolgere un importante ruolo formativo con la sua capacità di comunicare tecniche e visioni aperte al mondo internazionale.
E' grazie all'affinità con la sua insegnante che Sandra scoprirà con anticipo, nomi ed esperienze che negli anni '40 erano possibili solo a chi viveva fuori dal nostro Paese. Di quel periodo formativo è rilevante la presenza di Carlo Scarpa, docente di disegno architettonico, personalità poliedrica che creò un modo nuovo di pensare e vedere le forme del disegno industriale e dell'architettura.
Il passaggio da Venezia a Padova, il cambio di luoghi e di persone, di esperienze significative nel campo dell'insegnamento all'Istituto Scalcerle, e tanto impegno per seguire la strada difficile dell'arte, segneranno la sua complessa personalità di artista. Sandra segue in egual misura e con lo stesso risultato la pittura e la tessitura, poi nel tempo lascia i manufatti realizzati con un telaio orizzontale, per approdare a quelli cartacei, alle garze e a tutto ciò che può darle la sensazione della leggerezza. Racconta con piacere delle sue mostre nelle gallerie patavine più importanti degli anni settanta con particolare riferimento alla "Chiocciola, "alla "Stevens" e "Adelphi", ai personaggi e artisti che appartenevano al "Gruppo Enne", ai critici che partecipavano con passione ai fatti dell'arte: Dino Formaggio, Umbro Apollonio, la pittrice Silvana Weiller Romanin Jacur, e tra i più giovani, Giorgio Segato.
Sandra sfoglia un catalogo con la riproduzione di opere datate dagli anni '70 fino al 2000: le immagini sviluppano il suo pensiero in modo lineare, chiaro, razionale senza concedere nulla al superfluo, nella costante attenzione all'uso del colore e dei materiali che vengono concertati a seguito di un processo di "scavo" intorno all'idea iniziale. I disegni preparatori a cui faranno seguito tappeti, arazzi e tessuti impalpabili, hanno la forza e la leggerezza che fanno pensare alle tracce di Fausto Melotti o di Paul Klee, ma anche ad una sensibilità musicale sempre presente in questa Artista che sa coniugare il tempo del segno con quello del suono. Il pianoforte è lo strumento che Sandra suona fin dalla prima giovinezza: un elemento rilevante nello sviluppo della sua personalità d'artista per le infinite implicazioni che la musica, la geometria e la poesia esercitate con passione sono confluite naturalmente nella complessa esperienza estetica. Nella parete di fronte a noi, c'è un pannello che colpisce l'attenzione sia per il tono prevalente del grigio, sia per la composizione espansa come sospinta dal vento, di due forme che Sandra ha voluto fossero angeli : i suoi angeli. Rete metallica e carta, pochi elementi per dare la visione di ciò che è un desiderio colto al "volo".
Sul ripiano di un mobile è appoggiato un parallelepipedo in plexiglas, accuratamente sigillato che contiene un blocco di fogli: forse è un diario? Sandra ci lascia immaginare quel che vogliamo, e con un sorriso gentile ci introduce nel suo laboratorio.
Ancora luce discreta, lievi ombre degli oggetti sulle pareti disegnano o meglio scandiscono e danno rilievo ai manufatti in filo di ferro, alle carte fotografiche ritagliate in modo da creare effetti di avvitamento e volumi inconsistenti,pronti al volo.
Sembra che molto del materiale recente di Sandra, abbia questa caratteristica, quasi un percorso che sappia realizzare "lo spirituale nell'arte", escludendo i più complicati simbolismi puntando con coraggio all'essenza dei significati.
Quanta strada ha percorso e quanto materiale importante ha prodotto lasciando tracce di uno stile personale che la rende un'artista diversa, capace di visioni e di soluzioni tecniche del tutto originali non solo nella tessitura ma anche nella sensibilità di trattare la carta, e tutti i materiali di riciclaggio, nobilitandoli attraverso l'invenzione che l'artista fa scaturire come per magia da ciò che è stato rifiutato. Fili elettrici senza guaina arrotolati, sezionati, dipinti, cercano il volo sulla parete, mentre accanto si sporgono come da un balcone una famiglia di chiodi da barca arrugginiti e contorti. Ecco che il tempo entra nel discorso e non può essere altrimenti per l'attenzione che Sandra ha per ciò che fa parte del vissuto, come scia di memoria che ci commuove tanto più se nascosto perché apparentemente privo di valore.
Sul tavolo da lavoro sono appoggiati alcuni recenti disegni a matita su carte da scena e altri normali fogli bianchi su cui l'artista ha sperimentato la rappresentazione grafica del cielo: sono visioni la cui esecuzione richiede una concentrazione e una tenuta tecnica fortissime, ma il risultato è qualcosa che supera forse ciò che Sandra si era proposta di raggiungere.
Tutto questo disegnare e ridisegnare il cielo, fa parte di un progetto che diventerà una mostra di opere su carta e di un video sullo stesso tema. Angeli, cieli, ali, queste ultime sono appese sulle pareti del grande deposito, bene incartate, ma una color aurora-pallida è disposta a fianco di un letto, leggera, quasi pronta svanire, è bloccata come per lo scatto di una istantanea che ne trattiene per noi il mistero.
La leggerezza è ciò che colpisce in tutta la produzione di Sandra Marconato, un continuo cercare di togliere e nello stesso tempo di caricare dei significati necessari ogni progetto e ogni realizzazione.
Nel piccolo catalogo che ha regalato a me e a Luccia, ci sono immagini di opere eseguite con il collage che hanno per titolo "Appunti di viaggio": sono foglietti di varie misure tutti dello stesso colore ocra: messaggi segreti, senza parole o forse cancellate dal tempo, reperti di ricordi che l'autrice ha lasciato per sé e per chi si riconosce nella stratificazione e perdita del quotidiano.
Della produzione recente è significativo ciò che scrive Giorgio Segato"....Nei "Fili", le "Non Opere" recentissime, irrinunciabilmente di carta, sempre più la materia diventa energia, semplice vettore di pensiero in perlustrazione dello spazio, della materia che si purifica e indica percorsi di nuove e diverse direzioni di emozioni, di nuove trame e orditi possibili....le "Non Opere", opere aperte..... sono come pensieri in libertà che indicano un lento dipanarsi della percezione spaziale e sollecitano un'adesione empatica, di ridottissima fisicità eppure d'importante coinvolgimento..."(dal catalogo "a punto metallico" 2007).
Lo spazio per lavorare non manca, ma alla fine ogni artista si trova sempre a fare i conti con dei limiti che impediscono l'espansione del fare, e la necessità fa trovare altre soluzioni e aprire nuovi orizzonti: il grande telaio non c'è più, ma quello che ne è seguito è altrettanto importante, come un rovesciamento necessario che l'artista ha condotto per raggiungere l'aria.
Salutiamo Sandra Marconato con la sensazione di aver incontrato una persona serena, che vive la vita d'artista come un dono, uno stato di grazia che la illumina e fa stare bene chi le sta accanto, che può vedere nello spazio della sua casa il concentrato di un pensiero di forme, colori e suoni.
"Nell'aria che oltrepassa ogni ostacolo, che attraversa l'irrealtà del tempo, sta la soglia da cui transitano memorie ataviche e future, dove siamo indotti a soffermarci e a prendere coscienza del nostro essere al mondo." Sandra Marconato - 2007 ( catalogo "a punto metallico").
Note biografiche
Sandra Marconato vive e lavora a Padova. Ha Frequentato l'Istituto d'Arte di Venezia- Si è perfezionata alla Kvinnlge Industri Skole di Oslo- Nel 1965 è incaricata dallo O.C.S.E. di un'indagine mirata al Symposium-workshop International Textikunst di Graz- ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti e premi alla Biennale di Venezia (1950) e in molte rassegne internazionali di artigianato, di arredamento, del tessuto (XII Triennale di Milano), Gran premio alla XVI Fiera Internazionale della Sardegna, Eurodomus e Domus Ricerca, XXXIV Biennale Internazionale di Venezia, Premio ex aequo Ministero dell'Industria, Commercio e Artigianato. VII Biennale Internazionale della Tapisserie di Losanna; Londra, Rotterdam; Duren, Linz; Textilia a Vicenza; Poitiers; XVI Biennale Internazionale del Bronzetto a Padova; X Biennale Paola e Lucia Dal Molin a Piove Di Sacco; Biennale di Gubbio; International Biennial of Miniature Textiles, Szmbathely (Ungheria).
Ha realizzato mostre personali in Italia e all'estero (Venezia, Parma, Padova, Foggia Osmate, Dortmund, Heilbron, Graz). Nel 1996 il comune di Padova le ha dedicato una grande personale nelle sale del Palazzo del Monte dei Pegni (Cassa di Risparmio), con ampio catalogo critico-monografico. Del suo lavoro hanno scritto, tra gli altri: Alberto Carrain, Flavio Caroli, Enrico Crispolti, Lia de Venere, Giorgio di Genova, Caterina Limentani Virdis, Licisco Magagnato, Manfredo Massironi, Filiberto Menna, Marisa Vescovo, Giorgio Segato.
Testo di Alessandra Pucci – fotografie di Luccia Danesin


 
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