n.86 IX anno, 3 maggio 2011
A Punta della Dogana la mostra “Elogio del dubbio” esprime giudizi sul mondo visibile

Di Anna Paola Zugni-Tauro
Hanging heart - Jeff KoonsInaugurata il 9 aprile e aperta al pubblico il 10 con durata fino a dicembre 2012 la Mostra “ Elogio del dubbio” segna i primi cinque anni della François Pinault Foundation, è curata da Caroline Bourgeois, come l’altra “Il mondo vi appartiene” che sarà aperta a Palazzo Grassi dal 2 giugno fino a dicembre 2011. La prima si occupa delle diversità del mondo attuale, la seconda si incentrerà sul rapporto con lo spazio. La curatrice ha già progettato Mostre di successo a Parigi, Mosca, Lille ecc. Sul meraviglioso restauro di Punta della Dogana, capolavoro di Tadao Ando, già si è scritto e pubblicato molto, perché l’architetto di fama mondiale ha restituito a Venezia un edificio di storica importanza e bellezza, perfetto per le Mostre che ha già ospitato e che ospiterà per volontà del mecenate François Pinault.
Chi cerca in questa Mostra la Bellezza resterà deluso e dovrà rivolgersi ad altro tipo di Museo e non a quelli dedicati all’Arte Contemporanea. La Bellezza infatti sgorga dalla composizione di elementi unici secondo una giustezza di rapporti e seguendo una misura dell’insieme, è fondamentalmente armonia e perciò infonde un piacere sensibile, ma la Bellezza nel mondo postmoderno è cacciata dal pensiero e dalla prassi, perché anche l’arte è dominata dal dogma tecnocratico del capitalismo avanzato. La supremazia dell’idea rispetto alla perfezione tecnica è basilare e perciò oggi nell’arte si utilizza qualsiasi strumento. Si può pensare ad un completo scompaginamento disciplinare e ad una ricerca fondata sul primato dello scatenamento fantastico. Perciò alla Bellezza è accaduto di essere sparita dai pensieri e dalle pratiche dell’arte contemporanea ed ha cercato nuove uscite nel design, nel cinema, nella moda, insomma nei canali del consumo pubblico. Giustamente la Fondazione ha previsto un programma di appuntamenti intitolato l’ “Opera parla” con incontri settimanali a partire dalla primavera 2011 e mensili con gli artisti presenti nelle due esposizioni, collaborando con Ca’ Foscari e con l’Accademia di Belle Arti per comprendere e avvicinarsi a questo linguaggio.
Allora che cosa cercare nei “dubbi” annunciati nel titolo della Mostra di Punta della Dogana? Riflessioni e dissacrazioni, uso della critica spiacevole, che alimentano la ragione e fanno riflettere quasi sempre con brutalità.
Efficiency – Thomas SchütteIl visitatore troverà all’inizio il calco in terracotta di un’automobile vandalizzata nelle banlieus francesi PRACTICE ZERO TOLERANCE (2006) e un cubo formato da vittime animali TAXIDERMY (2010), opere di Adel Abdessemed, algerino e operante in Francia dal 1971. Denunciano torture due curiosi video CLOWN TORTURE(1987) di Bruce Nauman. Jeff Koons, richiesto in tutto il mondo, forse per il suo ottimismo nonostante tutto e famoso a Venezia per il già visto cagnolino di fronte a Palazzo Grassi , è ampiamente rappresentato con opere che spaziano dal consumismo, alla banalità, all’infanzia, al mondo delle merci fino all’enorme cuore rosso appeso con nastro dorato HANGING HEART ( RED/GOLD) (1994 - 2006) alto 3 metri e dal peso di una tonnellata e mezzo, collocato fra il bar e la Punta. Testimonianza innocente e sensuale.
Il polacco Sigmar Polke è l’unico che cerca con enormi dipinti AXIAL AGE (2005-7) la ragion d’essere del confronto culturale fra Oriente e Occidente nell’era della globalizzazione. Impressionante denuncia è rappresentata nell’installazione ROXIS (1960-61) che esibisce una casa di tolleranza di Las Vegas, allietata da soffusa musica seduttiva, mentre in realtà è abitata da sette donne sfigurate, da un solo uomo e dalla padrona con volto di cinghiale.Vestito da sposa La visione è truce e ridicola nello stesso tempo. L’autore Edward Kienholz dovette allontanarsi da Washington e rifugiarsi in Europa. Corruzione e guerre vengono denunciate da Marcel Brootthaers nella sua installazione DÉCOR (1975), dove un grande serpente custodisce una quantità di armi e mitra ben esposti in contrasto con un tranquillizzante ombrellone: protesta contro la guerra in Vietnam. Potente la composizione di Maurizio Cattelan, nato a Padova e trasferitosi a New York, che con ALL ( 2008) allinea otto statue giacenti, sculture di perfetta esecuzione, che raffigurano cadaveri coperti da un lenzuolo. Il fortissimo “memento mori”, purtroppo di quotidiana attualità, era già apparso a Palazzo Grassi, come già noto alla Punta della Dogana UNTITLED (2007) il cavallo che sta per saltare e s’incastra nella parete della prima sala.
Sono fortemente espressivi i tre spettri con i corpi costruiti con spirali di acciaio, con i volti di silicone dai teneri colori giallo, rosa, verde, avvolti da pesanti e rozze coperte. Sono EFFICIENCY MEN (2005), uomini di potere spogliati di autorevolezza, in realtà prigionieri dell’odierna società. L’autore è Thomas Schütte, tedesco che negli anni 70 si muoveva fra minimalismo e arte concettuale. L’umanità è oggi dominata da false cerimonie della moda e spettacoli sportivi? Ecco la risposta di David Hammons di Springfield con due opere FORGOTTEN DREAM (2000), un penzolante abito da sposa “vintage”, e UNTITLED 2000 , un canestro da basket sul telaio di una finestra con lampadario di cristallo. Lusso senza senso.
Un augurio al visitatore non indifferente: guardare e capire le idee che hanno presieduto alla creazione di queste immagini- testimonianza e comprendere le emozioni che le hanno determinate.
Di Anna Paola Zugni-Tauro


 
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