n.84 IX anno, 1 marzo 2011
A casa dell’artista: incontro con Piero Brombin

Testi di Alessandra Pucci – fotografie di Luccia Danesin
Giornata che fa presagire la prossima Primavera per tutti quei verdi teneri che i colli Euganei fanno indovinare tra l’intrico della boscaglia secca e l’affiorare del seminato tra i filari delle vigne rampanti. Sole e aria pungente: Luvigliano appare dopo una curva e poco dopo ci troviamo davanti al cancello d’ingresso della casa di Piero Brombin. Il giardino è curato, ma anche utilizzato per ospitare le forme in legno o altro materiale prodotto per stare all’esterno, opere che il tempo segna aggiungendo o togliendo, per rendere immediata la sensazione di leggerezza, ma soprattutto di un certo distacco verso ciò che è compiuto e che già è passato. Piera Bortolami ci accoglie nell’ampio soggiorno, termine improprio per definire questo spazio che è già il manifesto della vita dei due coniugi artisti: sì, due artisti che da sempre condividono spazi abitativi e tutte le vicende della vita e dell’arte. Ovunque sono disposti i grandi acquerelli di Piero, i prototipi di progetti realizzati, quelli utopistici, ma forse ancora possibili per un futuro che nella fantasia è già presente, perché nella incessante ricerca di Brombin, tutto ciò che può essere immaginato e disegnato, è già pronto per una soluzione formale, che sia una sedia, una libreria, un grattacielo o una lampada...
Matite, lo strumento prediletto, quasi una protesi che sottolinea la sua presenza sui tavoli, ma anche appesa a mo’ di scultura mobile per delimitare, separare, la scala come una invisibile ringhiera, che conduce allo studio. Ci sediamo su un comodo divano ricoperto dal “tessuto urbano”, opera presentata al concorso internazionale nel 1981 “Pour Les Halless” di Parigi, ne parla con aria divertita, quasi a rendere evidente il suo ricordare senza dare mai troppa rilevanza anche ai documenti che testimoniano il suo percorso ricco di soluzioni, strategie, progettazioni, luoghi e persone che hanno sostenuto le sue idee e ne hanno condiviso le vicende.
Piera ci parla con passione del progetto “Cavart”, nato per la difesa dei Colli Euganei contro l’abuso delle cave di pietra per l’edilizia. L’impegno ecologico non è una etichetta, ma un modo autentico di vedere l’architettura e d’inserirla nel territorio considerandone le caratteristiche preesistenti. Molte sono le case costruite con questo spirito da Piero, e credo che in tutte sia presente l’antico messaggio di Carlo Scarpa, di cui fu allievo e collaboratore.
La brutta architettura che ormai ha devastato gran parte del nostro Paese, ha in Brombin un acerrimo nemico, capace di creare un Premio apposito intitolato “La Foglia Di Fico” da assegnarsi alla cattiva Architettura e ai pessimi architetti amministratori.
La conversazione prende tanti settori della vita e dell’esperienza sempre all’insegna di valori sui quali non ha mai ceduto, considerando il suo impegno d’Artista al servizio della società civile, per contribuire al suo sviluppo in modo rigoroso alla ricerca del bello e insieme dell’utile. Racconta in poche battute la scelta coraggiosa di uscire dalla propria famiglia per seguire il suo talento e i suoi sogni. Piero si è fatto da sé, e questo è motivo di orgoglio e di saggezza ora che tanto tempo è trascorso dai giorni in cui iniziò il cammino con la matita in mano. Della sua passione per il disegno e per la matita in particolare, trascrivo alcune righe di suo pugno “...La matita mi piace perché è un oggetto semplice e onesto, essa accompagna con estrema disponibilità le fasi essenziali del progetto e scandisce momenti fondamentali della nostra fantasia”..
Di tanto disegnare su grandi e piccoli fogli è tutto lo studio che ne evidenzia la portata, accanto alle opere acquerellate che erano presenti nella sala del Centro Culturale San Gaetano in occasione della imponente antologica che la città di Padova gli ha dedicato dal 18 Dicembre 2010 al 30 Gennaio 2011.
Una mostra memorabile per la qualità delle opere, per l’inventiva in generale che ha stupito la folla di visitatori: raramente un artista riceve un simile tributo se non c’è la forza delle idee.
Di questo momento significativo Piero e sua moglie hanno parlato soffermandosi soprattutto nel ricordo dei momenti in cui la figura aggregante, propositiva, innovativa e originale di Brombin è stata messa nella giusta luce dall’intervento di personaggi noti della critica e dell’architettura in campo internazionale, come Michele De Lucchi e Gaetano Pesce, tutti in modo diverso, debitori delle idee e dei progetti coraggiosi di Piero che ha preferito il suo territorio e la sua famiglia piuttosto che l’affascinante ma algida carriera di “archistar”.
Intorno a noi lo sguardo cade sulla figura del Minotauro, elemento ricorrente come immagine e come simbolo dell’opera di continua ricerca che lo caratterizza. A tale proposito le parole scritte da Francalanci sono indicative e ancora aprono orizzonti sul cammino dell’Artista: ”Quale è l’opera più significativa di Piero Brombin? Il Grattacielo più alto del mondo per ospitare gli homeless di New York, la tomba che s’avvita nell’oscura profondità della terra, il falso della Guernica......la piscina con la balena galleggiante alla Biennale, o la Baleniale installata in Piazza san Marco a Venezia,....i lavori con Carlo Scarpa e Dino Gavina, la bella casa di Luigia, o la sua Wundercamera? No, l’opera più significativa del Minotauro Brombin è il labirinto infinito di idee, azioni, performance, opere, affetti ed amicizie che ha retto intorno a sé come l’unica gigantesca opera senza soluzioni d’uscita.”... Avremmo potuto continuare la nostra conversazione toccando altri temi interessanti, ma l’ora del pranzo era già passata da un pezzo e per tutti è stato necessario fare i conti con gli impegni quotidiani: con il tempo non si può scherzare mai. All’uscita, Piero porta una scodella di cibo alla gatta color miele che vive con loro: ecco un altro motivo che ci rende compatibili e forse simpatici, visto che concludiamo l’incontro a casa dell’Artista parlando dei nostri amati Gatti.
Cenni biografici: Piero Brombin nasce nel 1938 a Padova dove lavora- vive a Luvigliano (PD) Architettura: Istituto D’Arte Pietro Selvatico di Padova
Scenografia: Accademia Belle Arti di Bologna
Cinema: vince il concorso per entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia - Roma
Partecipa alla XIX Mostra D’Arte Cinematografica di Venezia
Disign: 1° Corso Superiore di Disegno Industriale - Università di Architettura di Venezia Collaboratore nello studio dell’Architetto Carlo Scarpa: partecipa alla esecuzione dell’esposizione nazionale “Italia 61”- Torino, del negozio “Gavina” di Bologna e della biennale di Venezia
1962 Designer nell’industria mobile Gavina-Bologna e industria del mobile MIM Roma Assistente dell’Architetto Luigi Pellegrin - Roma
Attività professionale dal 1966-1997
Cattedra di Pittura \ Arti Visive- Istituto d’Arte Pietro Selvatico - Padova
Organizza la Scuola di Arti Grafiche e Pubblicità a Cittadella (PD)
Art Director: ADVER, agenzia di comunicazione e immagine -Padova

Apre “Studiolaboratorio” uno studio professionale, con sede a Padova e Milano Realizza allestimenti di mostre, arredamenti, progetti di architettura pubblica e privata. Crea marchi, cataloghi , manifesti, stand, film pubblicitari ecc.
Ha fatto parte del “Gruppo Enne”; ha interagito con il Movimento Internazionale Situazionista e altri gruppi Radicals degli anni ’60.
Fonda il Gruppo Cavart con Piera Bortolami, Michele de Lucchi, Vincenzo Tridenti, Bruno Prenrù.
Per il suo lavoro eclettico riceve premi e consensi: E.Sottsass, A.Natalini, B.Zevi, A.Mendini, V.Tridenti, G.Pesce, M.De Lucchi, U.La Pietra, V.Baradel, E.L.Francalanci, R.Dalisi, E.Crispolti, F.Irace, D.Gavina.
Partecipa a importanti mostre e concorsi di pittura e disegno industriale con premi e riconoscimenti.
Nel 1973 bandisce il 1° Concorso Internazionale di Architettura Radicals: “Architetture Impossibili” sul riuso delle cave dei Colli Euganei.
Organizza il Seminario radical “Progettarsi Addosso” utilizzando un ponte militare abbandonato(VI); organizza un seminario radical “Design al limite”, tentativo di decostruzione e trasformazione d’uso all’interno di un fortino (VI) 1973 vince il 1° premio del concorso promosso dalla Facoltà di Architettura di Genova e dal centro Psicografico di Maser (TV) con il film: ”Santa Ecologia”.
1974 Realizza la copia dell’opera “Guernica” di Picasso -misure e tecnica come l’originale- Presentata alla Gran Guardia di Padova, alla Biennale di Venezia, corredata da filmato e performance (commemorazione delle Giornate del Cile), apertura della Galleria d’Arte Moderna di Bologna.
1976. Biennale Architettura di Venezia; 1978 XV Triennale di Milano “Designer in Generale”, performance e film con M.De Lucchi.
1978 Biennale di Venezia, mostra “Utopia e crisi”.
Dal 1978 al 1988: Architettura della partecipazione- espone a Dublino, organizza film architettura “Oltre la matita” Biennale di Venezia, Galleria d’Arte moderna di Bologna, Parc de la Villette Parigi, 1° Documenta Urbana Kassel, Berkeley University California, Studio levi, Madrid, “LingottoFiat” Torino, Ambasciata di Francia, Roma, Grand Palais-Sad’85- Parigi.
E ancora progetti e partecipazioni a Tokyo, a Sarajevo, a Parigi, e nel 2000 una serie di progetti per concorsi, calendari e laboratori creativi con l’uso di materiali riciclati. Nel 2009 mostra del Libro d’Artista, Concorso “Poesie Ruvide”, Matitalia 150° dell’Unità d’Italia, (TO), Progetto “SOS lapis” Bourgoin-Jallieu (Francia), esposizione “L’Art de vivre l’art” Halle Grenette Bourgoin- Jallieu, Action Painting “Labirinto Mare” con il gruppo musicale Calicanto.
Ha prodotto una serie di film sull’arte; attualmente tiene una rubrica di architettura sulla rivista mensile Duemila della Matteo Editrice di Treviso.
www.pierobrombin.it
Testi di Alessandra Pucci – fotografie di Luccia Danesin


 
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