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©Raffaella Biasi

Biennale cinematografica di Venezia

Di Raffaella Biasi
Al di là di tutte le elucubrazioni su ogni opera messa in scena alla Mostra del Cinema di Venezia, il vero capolavoro non è solo questo o quel film, questo o quel famosissimo attore, questo o quella bellissima attrice, il vero capolavoro è l'esperienza che ognuno può vivere in una situazione onirica all'ennesima potenza, come si vive frequentando per alcune ore o per alcuni giorni tutto il sistema che ruota attorno alla Mostra del Cinema.
Io sono entrata per la “porta di servizio”, invitata alla presentazione di un brevissima ed intensa installazione cinematografica (Fractal Net Singing), piuttosto curiosa ma ai margini del sistema della mostra stessa, in quanto parte della Biennale, ma comunque sostenuta dalla regione Veneto e dalla direzione della Guggenheim tra cui Augustus Ryland. E, come Alice nel Paese delle Meraviglie, mi sono voluta stupire di ogni dettaglio che emanava lo Star System. Parliamo prima di tutto del gran dispendio di denaro, che in questi tempi bui è ancora più visibile. Ovviamente il ricevimento era all' Hotel Excelsior, circondato da automobili nere e capannoni neri sponsorizzati dalla Lancia e circumnavigato da almeno un centinaio di bodyguards, tutti rigorosamente bellissimi ed educatissimi. Per arrivare allo splendido Hotel di stile moresco avevo attraversato dei grandi padiglioni rossi che conducevano a varie suddivisioni della Mostra, e tutti erano circondati da decine di poliziotti, tutti rigorosamente annoiati perché lo spiegamento di forze era eccessivamente inutile. Attraversate due siepi di folla, che fin dalla mattina si stavano disponendo di fronte al palazzo del cinema per vedere i 'Vips' sono riuscita a scorgere Stefano Accorsi e George, George Clooney, il Vip del momento, ma la cosa ridicolmente curiosa erano le scale che molti fan si erano portati da casa per essere più alti e così vedere meglio, fotografare i Vip e farsi vedere da qualcuno di loro. L'altro aspetto curioso era il fatto che queste persone erano state in piedi per ore per poter vedere i loro idoli passare davanti, per poter sentire che i loro Dei si erano fatti carne in mezzo ai mortali, e che se oggi Dio è morto, possiamo sempre costruirne un altro. Ho cercato di giustificare a me stessa il fatto che si debba tenere il posto per ore per un concerto o per un grande spettacolo (infatti c'era il film di Madonna) in cui hai pagato un biglietto e devi vedere un'opera, ma onestamente ero impreparata a vedere le scale portatili e nugoli di persone di tutte le età addossarsi alle barriere che separavano i mortali dagli Dei.
Una volta entrata all'Excelsior, mi sono trovata anche io assorbita nella nuvola drogata che il “Bruco” della grande macchina del cinema emetteva per tutto il Lido. Wow! Ero nella stessa stanza con una incantevole e irriconoscibile Asia Argento, nello stesso ricevimento con delle fate fatate, i cui vestiti strusciavano e lasciavano dietro sé la magia di una favola. Manuela Arcuri sembrava una Biancaneve con un vitino di vespa da invidia, e a proposito, Bruno Vespa sembrava un torvo falco prima di un agguato. E Valeria Marini, dal vivo altissima e sexissima, sembrava una sirena obbligata a roteare intorno al suo personaggio. Ottavia Piccolo era osannata dai suoi fans, mentre Vittorio Sgarbi sembrava il Bianconiglio indaffarato sul niente. Alcuni giornalisti seri intervistavano una Valeria Golino con gli occhi sognanti. Ma certo, io, Alice, venivo molto di più attratta dal bellissimo Riccardo Scamarcio. Insomma una Fiera delle Vanità.
Certo, oltre a questa passerella di estetica, vi erano i tavoli con seduti i grandi registi e i produttori, ultra settantenni circondati di giovani bellezze. Questo appariva ad occhi lontani.
Così, desiderosa di essere invisibile per la sensazione di pochezza, mi gustavo la brezza del mare in una situazione per me anomala e proprio per questo estremamente interessante!
Di Raffaella Biasi


 
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