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N. 94, IX ANNO, GENNAIO 2012 - SCRIVI A INFO@ABCVENETO.COM
L'ARTICOLO DEL MESE

Inaugurata la mostra di dipinti, acquerelli ed incisioni di Vitaliano Angelini

A cura di Abcveneto

Si è inaugurata nella sala Giovanni Paolo II della Pieve di San Pietro di Feletto, promossa dal Clan Verdurin la mostra di dipinti, acquerelli ed incisioni di Vitaliano Angelini, artista urbinate, già noto nel territorio coneglianese per essere stato invitato, dallo stesso circolo, a tenere alcune conferenze Con l´occasione espositiva il Clan Verdurin propone l´ultima ricerca pittorica dell´artista urbinate, che si esprime con vari mezzi e linguaggi: pittura, incisione, poesia, ecc. In questa mostra, infatti, Angelini, figura eclettica di intellettuale, con intelligenza e grande sensibilità estetica stimola a riflettere sull´origine della cultura che, nel corso del tempo, si è formata nelle terre bagnate dal mare Adriatico e sul modo come tale formazione culturale possa essere ancora oggi elemento di comunicazione e di identificazione delle genti che ci vivono. Rapporti che, scrive Michele Dal Colle nella presentazione dell´esposizione, potremmo definire di contaminazione artistica.
Per meglio comprendere, però, il valore ed il significato di questo evento rivolgiamo alcune domande all´artista:
D. Perché parlare di contaminazioni culturali?
R. Come ho già avuto modo di scrivere in un mio breve saggio, a partire dall'anno Mille e per tutto il Quattrocento, ma già prima se pensiamo ad Ancona dorica o a Ravenna capitale dell´esarcato e grande centro dell´arte bizantina, il mare Adriatico è stato luogo di intenso traffico marittimo. Le vie del mare spesso hanno rappresentato le coordinate su cui anche l´arte e gli artisti si sono mossi dando corpo ad una nervatura di relazioni tra popolazioni diverse divenendo elemento d´avvicinamento e d´incontro tra popoli differenti. L´arte come sede di scambio di esperienze culturali, quindi 'luogo di contaminazione culturale'.
Questo fatto, tra l´altro, potrebbe autorizzare, oggi, a sviluppare una riflessione sulla continuità dell´arte tra passato e presente, superando le barriere di confine, e aprendo un dialogo tra storia, arte ed altro e valorizzando le testimonianze culturali che potrebbero accogliere nella tradizione del passato anche le esperienze artistiche contemporanee.
D. Ci sono ragioni particolari per esporre a San Pietro di Feletto oltre al fatto che l´esposizione è stata promossa dal Clan Verdurin, circolo noto da anni per essere punto d´incontro di esponenti di primo piano della cultura e dell´arte italiana?
R. È opportuno premettere che la mostra è itinerante e il fatto che inizi il proprio viaggio dalla Pieve di San Pietro di Feletto è culturalmente significativo. Come scrive il pievano don G. Gerlin nella sua nota in margine alla mostra, si può supporre che la pieve stessa fosse una tappa dei pellegrini che dalle alpi si muovevano verso la Terra Santa o Roma. L´inizio del percorso della mostra da San Pietro di Feletto, quindi, acquista un valore emblematico e, a mio parere, particolarmente significativo. Con l´ esposizione, infatti, non intendo solo suggerire di rivisitare una storia ma, piuttosto, invitare a riflettere su alcuni concetti e aspetti della cultura artistica contemporanea individuandone le radici in ciò che è avvenuto nel tempo. Lo scambio, la presenza di motivi e di un linguaggio comune nello stile e nell'iconografia, alimentato dalla circolazione di artisti, che spesso lavoravano sulle due sponde dell'Adriatico: le Marche, la Toscana, la Romagna e che aprivano altre valide vie d'arte e cultura, potrebbero prestarsi quale oggetto di una analisi linguistica. infatti, l´intreccio dei rapporti e degli scambi commerciali e culturali che si sono sviluppati tra la gente greca, istriana, veneta, ecc, fu, come ho già detto, molto intenso sin dagli inizi del primo millennio. Le parole di Angelini sicuramente aiutano a comprendere meglio queste sue opere facendoci apparire anche particolarmente appropriata la scelta della Pieve di San Pietro di Feletto. Prima di concludere vogliamo cogliere anche un suggerimento di Michele Dal Colle che firma la presentazione della mostra: Diverrebbe particolarmente interessante, quindi, scrive il critico, arrivare ad affermare la possibilità di un'ermeneutica globale tale che possa essere estesa e comprendere tutti gli elementi dell'arte, non solo di un periodo.
Infine riteniamo utile sottolineare che le opere del maestro urbinate, che rimandano alle ornamentazioni della chiesa Bizantina di Santa Sofia di Istanbul, in questa fase recente del suo lavoro, sono connotate da un´ariosa luminosità cromatica, come rimarcava don Giuseppe Gerlin nel suo intervento all´inaugurazione, e da una particolare aura poetica. L´apertura della mostra è stata animata anche dalla lettura di versi della poetessa trevigiana Sandra Perin, particolarmente apprezzati dal folto pubblico presente.

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