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N. 99, IX ANNO, GIUGNO 2012 - SCRIVI A INFO@ABCVENETO.COM
L'ARTICOLO DEL MESE

Le origini della nostra civiltà nascono in Egitto

Testo e foto di Raffaella Biasi

Da giugno al 21 ottobre, c'è una mostra, a Venezia, presso la chiesa di San Giovanni Evangelista che riguarda le nuove scoperte archeologiche dell'Antico Egitto, tra cui la ricostruzione di una tomba e dei suoi reperti e la sua spiegazione scientifica.
L'inaugurazione - avvenuta il 2 giugno, è stata corredata da una performance di un etnomusicologo; bagnata dall'aperitivo Bellini offerto dalla casa vinicola Canella di San Donà di Piave - è stata un ottimo inizio per una mostra interessante e curiosa che conduce in un mondo affascinante, senza dover intraprendere un viaggio scomodo e costoso attraversando il Mediterraneo, diretti verso i territori interni dell'Egitto, meta oggi molto delicata a causa dei fermenti geopolitici che stanno scuotendo l'Africa settentrionale. La tomba, che risale a 4000 anni a.C. - quindi 6000 anni fa - si trova ad Abydos (il cui nome significa 'collina del tempio'; la tradizione narra che vi fosse conservata la testa di Osiride). Il sito si trova a qualche chilometro a ovest di Luxor e benché distante dal Nilo, la 'tomba' è una piramide ROVESCIATA costruita nell'acqua. Il luogo è mitologico ( - come poi lo era Heliopolis - al centro del Cairo, oggi). I primi faraoni - le prime dinastie, su trenta dinastie che si conoscono - si fecero seppellire qui. Dopo venticinque anni di sepoltura - l'intero enorme complesso mortuario veniva ridotto in polvere per far trasmigrare l'anima in cielo e quindi 'farla rivivere' o se mi è possibile azzardare un termine, reincarnarsi di nuovo in vita. Questa "filosofia dell'aldilà", fa riflettere: sommando quello che già sappiamo sul concepimento di un Dio-figlio da Dio-Padre attraverso una Madre-terrena, possiamo ipotizzare una rinascita, come è descritto nella cosmogonia in questione. Interessante la simbologia presente nel tempio che si rifà ad un ALBERO portante, simile a colonna a 4 croci soprastanti e a tantiche simbologie sulla vita (la 'chiave' anhe) e la nascita del cielo.
Un momento dell'inaugurazioneLa mostra è costituita di reperti e di fotografie di ampio formato (poiché non si poteva portare una tomba intera...) di Paolo Renier, il fotografo che ha lavorato con altri studiosi per più decenni decenni nel sito archeologico, contribuendo con il suo apporto a una visione totale e una spiegazione scientifica e interpretativa della scoperta. La mostra è in parte una ricostruzione fotografica della tomba 'dell'Osireion', il "tempio" dedicato a Osiride. é stato ricostruito grazie a fotografie, uno straordinario soffitto astronomico in cui si intuisce che la cosmogonia arcaica era avanzatissima. Si ha dunque la sensazione di essere presenti nel sito archeologico della città santa dell'antico Egitto, un luogo inaccessibile per l'usura del tempo e il progressivo degrado della presenza dell'acqua, nonché per la distanza. Il soffitto della "stanza del sarcofago" dell'Osireion di Abydos è in gran parte perduto: ciò che resta è straordinario e misterioso, perché la finissima qualità dei bassorilievi in calcare si unisce a un'origine che, secondo le ultime indagini geologiche e il parere di alcuni egittologi, sarebbe più antica del vicino tempio di Seti I, che si credeva contemporaneo. Le immagini sono state realizzate con difficoltà a causa della particolare disposizione della "stanza del sarcofago" e costituiscono una testimonianza unica del valore storico, artistico ed archeologico per tutta l'umanità. Sul soffitto della "stanza del sarcofago" sono stati riprodotti i bassorilievi originali, realizzati rispettando criteri filologici e archeologici, che testimoniano la storia dell'astronomia e della religione egiziana arcaica.

Il Museo egizio di Firenze ha prestato alla mostra ventitré reperti ad hoc, tra cui un sarcofago dipinto a tempera -senza mummia-, appositamente restaurato ed esposto per la prima volta al pubblico, che offre ai visitatori una sensazione ancora più tangibile di ciò che si sta invece visitando in maniera 'virtuale'. La mostra è corredata da VIDEO che riproducono il reale ambiente e che spiegano i difficili arcani di quella complessa e lontana cultura.

due invitati alla inaugurazioneIl percorso proposto, che fa attraversare al visitatore la storia egizia dalle prime dinastie dei faraoni fino agli splendori dell'epoca di Ramses II, si dipana tra gigantografie e scenografie che ricostruiscono gli ambienti del tempio.

La realizzazione della mostra, dovuta all'associazione Friends of Abydos, è stata realizzata con il patrocinio dell'Assessorato comunale alle Attività culturali, della Regione Veneto, dell'Università Ca' Foscari.

Lo spostamento di cifre è stato ingente e bisogna ringraziare il Ministero egiziano per la Cultura e la persona che ha corso per mettere insieme una macchina economico-culturale di notevole impegno: l'ingegner Giuseppe Zago. Questo impegno è stato necessario per ospitare grandi studiosi: contemporaneamente alla mostra, si terranno convegni e incontri aperti al pubblico tenuti da egittologi ed archeologi di fama internazionale.

Chi volesse, potrà visitare la mostra facendosi accompagnare da guide; per chi desiderasse approfondire o portarsi via un ricordo, c'è un negozio di souvenir, libri e cataloghi molto 'egiziano'.

ORARIO MOSTRA: dalle 930 alle 1330 e dalle 15 alle 19. Chiuso il lunedì.
BIGLIETTO D'INGRESSO: intero: 10 euro,
Ridotto per bambini e over 65: 8 euro
Bambini da 6 a 10 anni : 5 euro - sotto i 5 anni gratis

info: www.progettoabydos.it
cell: 335-1905552 ; 335-6672681
Presso Chiesa di San Giovanni Evangelista vicino alla stazione di Venezia

Testo e foto di Raffaella Biasi

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