MALEK PANSERA 1940 - 2008 UOMO, ARTISTA, POETA
Testo di Alessandra Pucci. Fotografie di Luccia Danesin
Il catalogo, che in queste sere di Giugno ho riletto e guardato più volte, è
quello della mostra alla Galleria Cavour che il Comune di Padova propose nel
novembre 2010, a due anni dalla morte di Malek, avvenuta il primo febbraio del
2008. C´è in me, nello scorrere delle immagini e dei testi, un sentimento di
perdita da quando fui presente nel 2002 a "Demolizioni", operazione di forte
impatto visivo e concettuale, ideata da Malek all´interno delle ex officine
Breda a Cadoneghe. Fu sorprendente per tutti coloro che ebbero l´opportunità di
essere presenti in quello spazio vuoto, o meglio, svuotato e reso accessibile
ai nostri sguardi che percepivano per la prima volta la realtà inattuale, di
una grande fabbrica dismessa, abbandonata dove però l´artista aveva intrapreso
un cammino a ritroso per ritrovare l´anima del luogo.
Le voci in quegli spazi hanno risonanze, echi, che rimandano alle sonorità
dure degli operai che lavoravano i vari pezzi della fonderia : sono restati
alcuni stampi, oggetti personali lasciati come se l´urgenza di abbandonare
questo luogo non avesse permesso di portare via cose ritenute non utili.
L´intervento di Malek e di altri artisti, e con la collaborazione del critico
Giorgio Segato, segnò un momento di autentico coinvolgimento: il messaggio
potente, espresso con le forme trovate all´interno dell´officina
è lo stesso che mi viene trasmesso dalle fotografie del catalogo ma anche
rinnovate dal ricordo.
Sono i "Totem", sculture - assemblaggi realizzati con i materiali della
Breda, elementi che coniugano la poesia della perdita con la presenza simbolica
di chi visse in questi spazi immensi, riaffermata dalla ghisa, dal ferro, dal
legno, che insieme alle lastre dei raggi x, formano un racconto verticale,
tridimensionale, acceso qua e là da piccole schegge di colore… una sacralità e
una solitudine che ci avvicinano al sentimento dell´Autore.
Le pagine del catalogo seguono un percorso che rende chiaro il ricordo di
quella mostra: la personalità di Pansera, la sua attenzione alla realtà, ma
anche la passione per la letteratura e la poesia che sono state ispiratrici di
molte opere, come la poltrona dipinta ad acrilico con scritte a pennarello,
intitolata "Romanzi & romanzi" del 2004.
Su questa superficie insolita, ci sono i titoli dei suoi libri preferiti, degli autori con i quali condivideva
le molteplici visioni della vita. Da questa poltrona, Malek sembra dare il via
alle successive titolazioni delle sue opere, a cominciare dalle "Tentazioni di
Sant´Antonio" di Gustave Flaubert, da cui prende lo spirito inquieto e
allucinato per realizzare "Le Basiliche" o altre carte su tela sempre con
acrilici, dal titolo "Sant´Antonio aveva un gallo" opere che furono
presentate nel 1982 in una mostra a Como, con un testo di Franco Passoni…"
Malek si è sentito tortuosamente impelagato, come catturato in una rete e
avvolto da una sorte metaforica che gli ha rivestito la realtà di dissolvenze…
C´è poi la celebre filastrocca "Sant´Antonio aveva un gallo" che tra l´altro ha dato origine a
dato origine a due grandi pannelli di Malek presenti in questa mostra…"
Seguono le opere su tela, carta e altri sostrati con il titolo "Viaggi", una
figurazione essenziale che centra lo spirito poetico dei vari autori a cui
s´ispirava, in particolare ai poeti cinesi, alla cultura orientale ricca di
simboli e segni che hanno trovato in Malek un modo occidentale di
interpretazione.
Le letture lo portano verso altri mondi: negli anni '90, presenta una serie
di opere dal titolo "Una solitudine troppo rumorosa", omaggio alla scrittura di
Bohumil Hrabal, nelle Gallerie di Riva del Garda e a Roma.
Giorgio Segato, che segue da tempo le ricerche pittoriche di Pansera, nella presentazione, ne evidenzia il rapporto tra l'arista e lo scittore… "Malek Pansera ha trovato
nel libro di Bohumil Hrabal, scrittore praghese, una "storia" parallela: quella
di un pressatore di carta che dice di essere "diventato colto e saggio suo
malgrado", cioè leggendo e trattenendo con l'attenzione prensile del neofita
quanto trovava nei libri che manipolava. Malek riprende per questa sua mostra il titolo di quel romanzo perché la materia pittorica che tratta è, in sostanza, paragonabile ai residui di uno o più libri al macero: è anch'essa materia restituita e rivitalizzata, ma attraverso un intervento diverso dalla parola scritta…" L'Artista realizza pannelli con carte incollate, triturate, dove si mescolano segni, scritte, forse memorie che galleggiano come in sogno, capaci di trasmettere per intero ciò che le parole non possono esprimere.
Seguono le opere che furono esposte per la prima volta alla Galleria Selearte di Padova, ispirate ai romanzi di Ernest Hemingway, dal titolo allusivo "Il cacciatore bianco". È il 1991, ed è ancora Segato che scrive..."(Hemingway) consente a Pansera di avventurarsi in una sorta di psico-ecologia terapeutica, di proiettare e manipolare una specie di "savana" fatta di parole (minuti ritagli di carta di libro) in una visione dall'alto, distaccata nel tempo e nello spazio, come in una fotografia aerea o in una mappa…" Mappe, sono le
opere ispirate allo scrittore Bruce Chatwin, in particolare "La via dei canti", tutte segnate da percorsi sottili, con intonaci, acrilici, stuzzicadenti a volte colorati, che raccontano in altro modo il mistero della vita e dello scorrere del tempo. Conviene citare il pensiero dell'Artista a partire dal '97 "…Il concetto del mio lavoro paradossalmente è quello di
realizzare una specie di diario a partire dal modulo, una scrittura come
archivio della memoria aperta a possibilità illimitate, la sintesi è
concretizzata all'interno di un processo incessante che oscilla tra costruzione
e distruzione, costruzione e corruzione. Come artista posso scegliere di
rappresentarmi o di rappresentare. Scelgo di rappresentarmi ma in quel momento
rappresento…" Ma la sperimentazione continua, cambiano gli scenari e i
materiali come in un viaggio i paesaggi: si chiamano "Archeologie" le opere
realizzate su pannelli multistrato, monocrome con interventi di graffe
metalliche, punti per cucitrice industriale. Sono spesso modulari e si possono
comporre tra di essi fino a comporre superfici di alcuni metri, come il Muro
esposto nella Sala Consiliare a Cadoneghe, e riproposto alla Galleria Cavour di
Padova insieme ad altri suggestivi tracciati, simili a strade ferrate viste
dall'alto o a ricami di tessuti per guerrieri. "Superfici in - quiete" le
opere monocrome, formato quadrato, composte con pazienza certosina da migliaia
di stuzzicadenti inseriti nella superficie multistrato per formare percorsi di
luce e di vento, bidimensionali ma anche tridimensionali, che mutano con il
cambiare della luce o del punto di vista, non sono da accarezzare anche se
sembrano tanto morbide come erba, grano, o tappeto di velluto: pungono! Le
ricordo bene, proprio per la duplice valenza di morbidezza e pungente
strategia difensiva. Credo che per uno psicanalista queste opere racchiudano
interessanti domande, ma anche per i non addetti a tali studi, le superfici in
-quiete destano sensazioni non facilmente decifrabili. Infine occorre mettere
in evidenza la parte che per me è stata più coinvolgente: "Messaggi", opere dal
2002 in poi. Pannelli di grande formato, i cui titoli costituiscono una specie
di racconto fatto di messaggi dimenticati, biglietti del tram o del cinema o lo
scontrino del panettiere, tutto concorre a formare l'enigma che Pansera
costruisce con calma, dei tatzebao memorabili, di cui voglio ancora ricordare
i titoli "Pane e dolci"; "Arrivederci e grazie"; oppure il drammatico "Kossovo"
del 2005 una scultura in legno e bossoli, un altorilievo delimitato da una
cassa di legno sui cui lati sono dipinte le bandiere: una guerra così vicina e
tanto lontana dalla memoria di molti, ripresentata nella sua violenza e
ipocrisia con lo stile di chi ha imparato a conoscere fino in fondo il senso
della vita.
Chiudo il bel catalogo con il ricordo di quella memorabile mostra e con il
rimpianto di non aver potuto conoscere personalmente Malek Pansera, ma restano
ancora le sue parole (2008)
"Che nostalgia - ORA - di ciò che non ho visto!
Ma l'anima insiste
Tra non molto vedrò cose da altri ancora non viste - ma anche io
insisto".