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Direttore Federico De Nardi www.abcveneto.com Martedì 1 Aprile  2008
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Editoriale n. 49: Contraddizioni della moratoria sulla pena di morte

Federico De Nardi

Armi d'ItaliaL'Italia negli ultimi mesi si è fatta promotrice felice di una moratoria sulla pena di morte, a livello mondiale, presso l'ONU. Tale mozione è stata accettata il 18 dicembre 2007, con grande giubilo, in Italia e nelle sedi ufficiali. A quanto ci risulta, tuttavia, non è stata spesa una parola su quanto segue e, questo a noi sembra una grave contraddizione, visto che, ci sembra, le armi hanno a che fare con la morte in senso lato e in senso stretto, (quindi una 'vera' moratoria sulla pena di morte, dovrebbe essere anche una moratoria sulle armi).

Armi d'ItaliaProtagonisti e ombre di un made in Italy di successo, di Riccardo Bagnato e Benedetta Verrini, prefazione di Sandro Calvani (Rappresentante dell'Ufficio dell'ONU contro la Droga e il Crimine, Colombia), Fazi Editore, Roma, 2005
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“Il made in Italy non è solo pizza, auto, scarpe e bei vestiti. È fatto anche da celebri pistole, adottate dai corpi di polizia di diversi Paesi nel mondo; da milioni di mine, ormai messe al bando ma ancora pronte ad esplodere in ogni angolo del Sudest asiatico e dei Balcani; da aerei ed elicotteri di ultima generazione. L'Italia, dal 1945 ad oggi, si è annualmente piazzata tra i primi dieci produttori di armamenti nel mondo;(primi in europa e secondi nel mondo per produzione di armi leggere, le più usate nei conflitti) sono italiani i presidenti delle più importanti realtà armiere europee; un sostegno incondizionato all'industria non proviene da una sola fazione politica, ma coinvolge quasi tutto l'arco parlamentare; e, in epoca di grandi privatizzazioni, la massima parte della produzione di armamenti rimane, per il tramite di Finmeccanica, saldamente sotto il controllo dello Stato. 
Intanto, il 3 giugno 2003 il Parlamento italiano ha dato il definitivo via libera alla riforma della legge 185 del 1990, una delle normative più avanzate al mondo in materia di trasparenza e controllo sul commercio di armi da guerra. La riforma è stata inseguita per oltre un decennio dalla lobby degli industriali, ansiosa di liberarsi da una gabbia che le impediva di chiudere affari con clienti ottimi ma impresentabili; ed infine, nonostante un parziale successo di una grande campagna d'opinione, i controlli si sono allentati e buona parte delle produzioni e delle vendite sono state sfilate dalla rendicontazione pubblica. Di tutto questo, e di molto altro – anche delle tante operazioni ai limiti del lecito compiute da produttori, commercianti e dalle cosiddette banche armate a sostegno di esportazioni dirette verso i luoghi più caldi del pianeta si parla in questo in questo libro; nella convinzione che non si possa comprendere la politica estera d'Italia e d'Europa, i rapporti di entrambe con gli Stati Uniti, il nostro recente coinvolgimento in missioni di guerra “umanitaria” o “preventiva” senza comprendere il delicato intreccio fra industria armiera, potere politico e potere finanziario.” [ Acquista il libro su IBS Italia ]

Insomma, in conclusione diciamo, l'Italia predica bene e razzola male, oppure, ricordando gli antichi, potremo dire semplicemente 'vita mea mors tua' ?

Federico De Nardi

V anno,  2008
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