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Direttore Federico De Nardi | venerdì 1 febbraio 2008 | ||
A cura di Caterina Pallaoro Jean Jacques Alligon, curatore delle mostra così presenta questo splendido e importante evento: " (…) L’espansione in Europa, Africa, Asia, ha fatto sì che l’Impero Romano entrasse necessariamente in contatto con altri popoli, sia portavoce di antichi imperi e grandi civiltà, come gli Egizi e i Persiani, sia designati come 'barbari' (...) ". I Romani riprendevano così, per indicare i popoli con abitudini, costumi, lingue e culture distanti dalle proprie, l’espressione coniata dai Greci per disegnare coloro di cui non comprendevano la lingua e che non erano organizzati in aggregati urbani e imperi territorialmente stabili. Il rapporto di Roma con i Barbari era spesso caratterizzato dall’approccio tipico del dominatore con il sottomesso, come ricorda gran parte dell’iconografia imperiale romana. Spesso però questi Barbari infliggevano a Roma pesanti sconfitte, obbligandola a indietreggiare, ad esempio la sconfitta di Teutoburgo, nel nove dopo Cristo, che vede le legioni di Varo annientate dai Germani. Nel corso dei secoli, questo confronto ha significato per l’Impero la necessità di esser costantemente all’erta, come testimonia la campagna di Marco Aurelio, morto nel 180 sul “limes” della Pannoia. Ha tuttavia permesso un'osmosi molto feconda fra il mondo romano e i mondi “barbari” creando all’Impero un modello di civiltà aperta, alla fine accogliente nei confronti delle diversità di credo e di usanze. A partire dal III secolo, buona parte dell’esercito romano appare “barbarizzata”, sia dal punto di vista degli equipaggiamenti, sia per quando concerne l’inquadramento e la composizione delle truppe. La carriera di vari oriundi Barbari si rivela rapida e brillante come Stilicone (359-408) e Aspar (400-471).La cristianizzazione dell’Impero, a partire da Costantino, e quella concomitante dei popoli barbari introducono un nuovo elemento di fusione fra la tradizione romana e le culture dei popoli esterni all’impero, nonostante la discrepanza fra cattolicesimo niceno e l’arianesimo di vari capi barbarici. La mostra di “Roma e i Barbari, la nascita di un nuovo mondo” rievoca una lunga storia, così decisiva per l’identità del continente europeo, che troppo spesso celebra radici greche, romane, ebraico-cristiane, domenticando le proprie origini barbare, peralto così potenti e determinanti. La mostra si concentra sui fenomeni che toccano più direttamente i territori dell’Europa occidentale, senza però dimenticare i processi che, partendo dall’Oriente, hanno interessato l’Occidente. Ricordiamo che, fino all’avvento del mondo arabo-mussulmano, il Mediterraneo ha rappresentato uno spazio aperto di traffico costante, da Est a Ovest per la circolazione di uomini, merci idee. Questa mostra, che ripercorre circa un millennio di storia europea, invita anche a riflettere sulla situazione attuale dell’Europa, spazio politico e culturale che ha dominato il mondo, o ha tentato di dominarlo, e che oggi si confronta con l’esigenza di imparare a convivere con un numero sempre più consistente di donne e uomini provenienti da altre parti del mondo. E’ pur vero che l’Europa impone a questa umanità il proprio stile di vita e di pesniero, ma è altrettanto vero che sono proprio queste persone ad arricchire o a stimolare l’evoluzione degli usi e dei costumi dei paesi che li accolgono. Questo confronto è oggetto talvolta di desiderio, talvolta di rifiuto. Comunque sia, è una delle basi sulle quali si sta costruendo la nuova Europa. L’esposizione raccoglie 2000 pezzi provenienti da 23 Paesi, prestati da circa 200 musei ed istituzioni. E’la più grande mostra mai realizzata in Europa sul tema, è stata possibile grazie alla competenza Il catalogo Coedito da Palazzo Grassi, l’Ecole Françoise de Rome e Skira. Scritto in quattro versioni: italiano, francese, inglese, tedesco. Palazzo Grassi Orari di apertura Tel. 39(0)41 523 1680 www.palazzograssi.it
A cura di Abcveneto |
V anno, 2008
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