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Direttore Federico De Nardi | venerdì 1 febbraio 2008 | ||
Di Mafalda Susin
Gli dèi greci non sono onnipotenti. Proprio come gli uomini. Essi sono parti di assoluto, in quanto absoluto, sciolto da ogni vincolo. Nella forma d’arte concreta quell’assoluto non svanisce, bensì si imprigiona nella forma, assume un valore temporale che va ben oltre il suo creatore. L’autrice dedica alcune delle sue opere ad Hermes. Questo è un dio per eccellenza mediatore, tra uomo e divinità. È il dio dell’invenzione, un dio molto vicino agli umani, che vive nella soglia, tra dentro e fuori, tra oikos e politica. Per questo motivo egli è per eccellenza l’emblema della comunicazione. Una tematica portante nella produzione artistica dell’autrice sono le farfalle: quasi vere, dalla fisicità plastica percettibile. La materia sembra averle imprigionate, i quadri sembrano voler catturare il loro volo. I personaggi mitici che Annalù rivisita sono tutti circondati da un’aurea magica. Dafne è invece una ninfa. Altro essere che ha del magico, che gioca al limite tra umano e fantastico. La sua è la metamorfosi per eccellenza: dallo stato umano allo stato vegetale. Il suo essere diventata un albero la porta ad una prigionia perenne. Annalù rappresenta tutto questo sul pannello di legno di una porta antica. Questa azione, che io ritengo molto affascinante, stimola una serie di pensieri. La porta è un elemento ancora una volta di passaggio, come è già stato detto per altre precedenti opere. Potrebbe trattarsi di un passaggio di stato o di luogo. Dafne è imprigionata in questo legno, nel momento del suo mutamento. Sono già spuntate le radici e il volto ha lasciato spazio alle fronde. In quella porta Dafne dovrà vivere per sempre il suo attimo di passaggio. Fun-go, è un’opera carica di ironia. Un fungo nato dalla forma in vetroresina di una sottoveste. È come se Annalù stessa ci volesse regalare un momento di intimità, una comunione più profonda. Una scultura che ancora una volta lascia intravedere più spunti di riflessione, più possibilità di lettura. La forza di quest’opera sta nella sensazione di leggerezza e fantasia che emana.
Il confine tra reale e fantastico nelle opere di questa artista diventa labile ed estremamente interessante. Le creature che ci vengono proposte fanno parte del nostro immaginario, ci seducono, ci rimandano a contesti lontani in cui i nostri pensieri trovano nuovi spazi in cui mimetizzarsi.
Di Mafalda Susin |
V anno, 2008
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