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Direttore Federico De Nardi | Martedì 1 gennaio 2008 | ||
A cura di Gioia
Tra i doni natalizi uno dei più richiesti è stato senz'altro un cesto di radicchio, naturalmente quello di Treviso. Quello di Castelfranco è forse meno donato, ma comunque, come dice il Maffioli, rappresentativo dell'identità trevigiana. “E' strano, ma nel radicchio di Treviso, dalla linea gotica slanciata, ed in quel di Castelfranco, dalle morbide volute rococò, sembra sintetizzarsi quasi l'antica anima veneta, dalle ancestrali osservanze religiose, dal profondo rigore morale, dalle speranze rivolte ai cieli, sino alla delicata contemplazione della natura, ed al gusto di aderirvi serenamente con una semplicità assoluta che diviene raffinato uso delle gioie che essa propone saggiamente e onestamente ai sensi”. Con il radicchio di Treviso abbiamo gustato persino il panettone, anche se gli accademici non lo considerano tale per questo inusitato ingrediente. Il Maffioli ci propone una marmellata di radicchio di Castelfranco. “Tagliare il radicchio a listarelle e cuocetelo con un po' di acqua. Strizzarlo e conservare in vasetti e pesarlo. Tritarlo ben bene e riporlo sul fuoco con un ugual peso di zucchero. Mescolare e farlo sobollire tre volte per cinque minuti a distanza di almeno sei ore da una bollitura all'altra. Prima dell'ultima bollitura aggiungere un bicchierino di amaretto per ogni Kg di composto. Conservare in vasetti coprendo la superficie e irrorato di grappa." La foto è presa da Internet A cura di Gioia |
V anno, 2008
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