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Direttore Federico De Nardi www.abcveneto.com Martedì 1 gennaio  2008
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Alcune attività e progetti della Fondazione Cassamarca 2006-2007

A cura di Maria Ester Nichele

Casa dei Carraresi
Casa dei Carraresi dalla Pescheria

Spesso ci chiediamo, come cittadini, che cosa fanno le istituzioni pubbliche e private dei nostri soldi. Da questo numero di Abcveneto, a puntate, racconteremo che cosa ha fatto negli ultimi due anni la Fondazione Cassamarca di Treviso, vero fulcro della cultura, del sapere e della politica del 'fare' della regione Veneto.

Il Presidente della Fondazione Cassamarca, On. Avv. Dino de Poli scrive nella prima pagina del libro “Attività e Progetti”:

"... Il bello e l’utile, con questo slogan Fondazione Cassamarca presenta la sintesi degli interventi realizzati negli anni più recenti. Ad essere privilegiati sono gli interventi importanti, destinati a durare nel tempo e a garantire la maggior fruibilità possibile della continuità da cui Fondazione Cassamarca è parte intregante.
Sono interventi spesso fondamentali, che hanno consentito ad una città come Treviso di compiere un salto di qualità. Basti pensare all’Università – riportata nel capoluogo veneto dopo 700 anni- alla politica teatrale, alle grandi mostre in Casa dei Carraresi.
Natura e storia sono i due filoni principali che sintetizzano la direzione degli interventi, loddove sotto la voce “storia” vengono riunite tutte le iniziative che si rivolgono al recupero e alla fruizione del patrimonio storico-artistico, e sotto La voce “natura” tutte le iniziative concernenti la salvaguardia e la promozione delle risorse ambientali..." 

"... Gli investimenti immobiliari conferiscono stabilità patrimoniale alla Fondazione, in termini di diversificazione e garanzia di incremento del capitale, in virtù del loro rivalutarsi costantemente nel tempo, riconoscendo, altresì, la necessità di mantenere una certa proporzione tra le classi di investimento patrimoniali fra attività fruttifere e attività infruttifere, onde rispettare l' equilibrio finaziario dell’Ente. In linea di principio, gli investimenti immobiliari della Fondazione sono stati mirati ai cespiti strumentali all’esercizio delle attività istituzionali previste.
Anche l’Area Appiani, nel suo sviluppo futuro, prevede che la maggior parte del progetto sarà destinato ad insediamenti di servizi pubblici e la rimanente quota venga alienata. La Fondazione ha scelto, infatti, di alienare i beni ritenuti non strumentali cercando di ottenere il massimo profitto, che sarà utilizzato per altre attività istituzionali..."

Ecco alcuni esempi di questa politica del 'fare' che caratterizza la Fondazione trevigiana.

Il patrimonio immobiliare, immobili di proprietà

Ca’ Spineda Treviso
Ca’ Spineda è sede della Fondazione Cassamarca e di alcune società strumentali. L’elegante Palazzo di piazza San Leonardo, sede di rappresentanza della Cassamarca dal 1935, appartenne fino alla seconda metà dell’Ottocento, alla famiglia Spineda.
Secondo le fonti storiche, fu costruito a partire dal 1560. Si ha poi notizia che nel ‘700 un altro rappresentante della famiglia Spineda mise mano al rinnovamento dell’edificio, che fu ampliato sul retro, dotato di uno scalone monumentale all’interno, e vi fu ricavato l’ampio salone delle feste, che si sviluppa su due piani con ballatoio. Le ricche decorazioni del salone sono opera di Gaspare Diziani.
Oltre alla conservazione e al restauro periodico delle strutture, recentemente sono stati completati i lavori di ristrutturazione del piano terra, dove sono stati allestiti idonei spazi per contenere anche il prezioso archivio storico del Monte di Pietà di Treviso, che raccoglie documenti risalenti al ‘500. Nella sede della Fondazione Cassamarca trovano collocazione gli arredi storici, acquistati da Cassamarca SpA, e alcune collezioni di quadri di prestigio acquisti e collezionisti privati.      

Casa dei Carraresi e Ca’ dei Britoni di Treviso

Lo storico complesso “Carraresi-Brittoni” è stato restaurato nel 1987, destinandolo a Centro Congressi ed Esposizioni.
Viene concesso alla cittadinaza per attività culturali, convegni, esposizioni, seminari, presentazioni di libri, concerti ecc.
La menzione documentaria, per quanto riguarda il complesso dei Carraresi Britoni, fornisce delle precise indicazioni cronologiche collocandoli tipologicamente duecentesco. L’edificio ha avuto ampliamenti e passaggi vari di proprietà nei secoli successivi, e di questo percorso storico si trova traccia negli affreschi di alcuni saloni di Ca’ dei Brittoni. Le molte decorazioni murali supestiti di Ca’ dei Brittoni presentano un rilevante interesse storico e documentario, perché testimoniano l’articolarsi del tempo del gusto decorativo delle abitazioni private trevigiane per quanto riguarda gli interni. Si concervano affreschi dal 1360 in poi. Tra questi un Antonio Abate (1360), “Madonna con bambino” (1420), una “Assunzione della Vergine” di fine ‘700 e, soprattutto, un diffuso apparato decorativo originario ad affresco con motivo di tappezzeria in una articolazione di motivi diversi.  
L’ambiente al primo piano di Ca’dei Brittoni è caratterizzato da una fase decorativa su temi mitologici del periodo quattrocentesco. Il rilevante intervento di recupero ha consegnato un particolare assetto strutturale del piano terra e del primo piano, in cui la tripartizione originale è oggi sottolineata dalla presenza di due muri, con ampie aperture che racchiudono i sistemi di collegamento verticale scala e ascensore, che ha indirizzato la scelta progettuale verso una funzione espositiva di tali spazi. L’ultimo piano, invece, ospita una moderna sala conferenze, in cui la maestosa presenza della copertura lignea crea uno spazio caldo e accogliente. L’armonia tra la vetusta struttura e la nuova funzione degli ambienti è sottolineata da una simbiosi tra antichi materiali, come la pietra d’Istria o delle travature lignee, e quelli nuovi, ferro acciaio e bronzo, usati sia come elementi strutturali che decorativi. Nel complesso, la Casa dei Carraresi-Brittoni sviluppa una superficie lorda di circa 3214 metri quadrati, e mette a disposizione una superficie espositiva netta di 2049 metri quadrati, comprensiva di 536 metri quadrati a servizi (guardaroba, collegamenti magazzini, uffici, servizi guardiania, ecc).
La facciata rivolta sul Cagnan, dove un tempo trovava posto una terrazza, crea un nuovo e affascinate rapporto tra Casa dei Carraresi e l’acqua.
Grazie all’intervento di ristrutturazione effettuato, Casa dei Carraresi ha potuto liberare le enormi potenzialità che racchiudeva, divenendo uno dei più importanti poli di recezione culturale della città.
In qualche modo ha riassunto così il ruolo che fu dell’antica Locanda alla Croce che qui sorgeva nel 1300, come polo di riferimento cognitivo per gli stranieri che arrivavano a Treviso.     

Complesso ex Ospedale “San Leonardo”, Treviso

Palazzo della Dogana a Treviso
Università di Treviso

La Fondazione Cassamarca ha acquistato dall’Ulss di Treviso il complesso immobiliare denominato ex Ospedale “S.Leonardo” per destinarlo a sede universitaria.
Nell’ottbre 1999, l’inaugurazione dei corsi universitari è coincisa con la consegna della prima parte del complesso, ovvero Palazzo della Dogana, ora restituito alla città, insieme all’Università, dopo 700 anni.
Nell’area universitaria – che ha una superficie do 9.617 metri quadrati, di cui 5965 coperti – per oltre 600 anni, aveva trovato sede l’ospedale cittadino di Santa Maria dei Battuti, fondato dalla “scuola” dei Flagellanti o Battuti, nata a Treviso tra il 1261 e il 1269. Storicamente, di università a Treviso di parlava già nel 1262 e nel 1318.
Dai documenti esistenti, possiamo risalire ad un insediamento universitario probabilmente situato presso il convento di S.Nicolò. Vi si tenevano lezioni di legge e medicina, due insegnanti che, insieme alla teologia, costituivano il sommo sapere del tempo.
L’istituzione godeva inoltre di alcuni privilegi concessi da Federico d’Austria, che riguardavano la libertà di insegnamento e lo status giuridico degli studenti e degli insegnanti. Scrive il Marchesan nel suo libro intitolato.”L’Università a Treviso nei secoli XIII e XIV nel 1892: “fu esso (lo studio trevigiano)…, e questo diciamo schiettamente, una delle tante belle ed utili istituzioni d’una fra le più gloriose epoche della storia di Treviso…”
Il complesso dell’ex Ospedale, nella sua forma originale, consisteva in un corpo principale, nella Chiesa di Santa Croce, nell’ex Casa Bortolan e nell’edificio dell’ex Dogana, realizzato in corrispondenza del porto di Treviso alla confluenza tra Sile e Cagnan, che per la Serenissima costituiva un nodo di collegamento per i traffici commerciali in Nord Europa.
La dismissione del complesso dall’originaria destinazione ospedaliera, iniziata dopo la seconda guerra mondiale, apre un nuovo significato capitolo non solo per la storia del complesso edilizio, ma anche per quella del centro storico di Treviso.
Sono assegnati all’area differenti destinazioni d’uso e una funzione urbana innovativa che, rinunciando all’isolamento e alla chiusura, renderà l’intero comprensorio una parte di città fruibile da tutti i cittadini.
La destinazione universitaria di parte degli edifici collocati nell’area, e in particolare del palazzo della Dogana, apre un’importante prospettiva su quella che potrà essere la futura realtà urbana del quartiere, aperta verso la città in quattro punti, in modo da poter essere attraversato dal flusso pedonale e diventare parte viva del centro storico.
La ricchezza delle destinazioni d’uso previste potrà fare così del vecchio ospedale il “Quartiere Latino” di Treviso, luogo privilegiato della vita culturale, dagli scambi e degli incontri tra i giovani, scena animata durante le diverse ore del giorno da un via vai di persone che si avvicendano nelle aule di studio e di esercitazione, o nei negozi tipici dei quartieri a spiccata vocazione culturale, oppure sostano attorno ai tavolini di bar e ristoranti adatti alle esigenze degli studenti, ma aperto allo scambio tra diverse fascie di età e diverse categorie di cittadini.
Gli edifici del comparto, opportunamente restaurati e ristrutturati, e solo in parte di nuova costruzione, ospitano i corsi universitari degli atenei di Padova e Venezia e i relativi uffici. Tra le particolarità del complesso universitario, occorre segnalare che esso ospita il Santuario di Suor Bertilla, ovvero i locali dove trova la camera nella quale morì l’umile religiosa che prestò la sua generosa opera nell’Ospedale nei primi anni del ‘900 e fu proclamata santa nel 1961. I valori universali del cristianesimo autentico vissuto da Santa Bertilla, i valori della tradizione locale, della conoscenza, della tolleranza e l’apertura al confronto con altre comunità nazionali e internazionali animeranno la vita di questa nuova cittadella, punto di riferimento per le nuove generazioni.

La società Università SpA è incaricata di realizzare, gestire e promuovere il progetto universitario a Treviso. Università SpA è dotata di un’autonoma struttura organizzativa, con personale dedicato ai servizi di supporto delle attività didattiche degli Atenei di Venezia e Padova. Con l’anno accademico 2005-6 sono attivi i seguenti Corsi di Laurea:
Università di Padova:
Corsi di laurea:

-triennale in Scienze Giuridiche;
-triennale in Giurisprudenza (esaurito);
-triennale in Ingegneria Informatica;
-specialistica in Giurisprudenza;

Università di Venezia:
Corsi di Laurea:

-triennale in Cannercio Estero;
- triennale in Statistica e Informatica per la Gestione delle Imprese;
- triennale per la Mediazione Linguistica;
- specialistica in Ecomonia degli Scambi Internazionali;
-specialistica in Statistica e Sistemi Informativi Aziendali;
-specialistica in Traduzioni Tecnico Scientifica.

Corso di Laurea in Medicina Umanistica a Treviso

Fondazione Cassamarca sostiene il Corso di laurea in Medicina Umanistica, che è stato avviato a Treviso nel 2007, che fa capo all’Università di padova, facoltà di Medicina.
Questo Corso di laurea si caratterizza per essere un intero Corso di Studi che mantiene con la sede madre stretti contatti, quanto più possibile estesi anche ad altre facoltà e con le altre realtà accademinche già presenti a Treviso.
Un Corso “conclusus”, che ben si configura con l’auspicata istituzione di una campus in cui promuovere le interazioni tra studenti, docenti e realta socioculturale della città ospite.
L’istituzione di questo Corso di Laurea a Treviso ha un “indirizzo”
ben preciso, ovvero un indirizzo Medico-Chirurgico e Terapeutico,
che sembrerebbe il più appropriato per una sede staccata come Treviso per una serie di considerazioni:

  1. l’inserimento nel territorio;
  2. l’esistenza di una struttura Ospedaliera di eccellenza;
  3. la presenza di altre realtà accademiche e impronta umanistica a Treviso;
  4. le molteplici positive interazioni con la vivace realtà imprenditoriale del territorio in settori vicini alla medicina (biomateriali e nanotecnologie).

Un corso di Laurea indirizzato al malato può inoltre fornire una palestra per l’approfondimento scientifico e didattico di aspetti anche umani legati allo stato di malattia (diritto, psicologia, logica, ermeneutica). Il risultato di questa sinergia dovrebbe essere un ampliamentoo della cultura che guidi oltre che al trattamento del medico, paziente, operatori sanitari, struttura e società.
Nel contesto dall’attuale critica rivolta alla medica attuale moderna, di guardare forse più alla malattia che non al malato, l’indirizzo proposto di una Medicina terapeutica centrata sull’uomo potrebbe risultare particolarmente innovativo come offerta didattica formata nel contesto sia nazionale che internazionale.
Si realizza così un Corso di studi in Italia che ambisce, forte una tradizione millenaria, alla competizione con le più qualificate realtà accademiche europee.

Nel maggio 2006 il Consiglio del Corso di laurea in Medicina e Chirurgia di Padova ha approvato la costituzione di un Corso di Laurea in Treviso e, in linea di massima, la divisione dei compiti concordata con l’Università prevede che la Fondazione metta a disposizione la Sede e l’Ateneo assicuri il corpo docente.
Il Corso attualmente è ospitato nel Complesso ex Ditretto Militare mentre si stanno studiando tutte le ipotesi circa l’allestimento dei laboratori dal punto di vista logistico ed economico.

Nuovi studi del Presidente della Fondazione Cassamarca, On. Dino De Poli per la nuova ospitalità sono con l’area che confina Villa Franchetti a Preganziol, per la quale auspichiamo che l’Amministrazione Provinciale possa mantenere la proprietà, anche in considerazione alle nuove funzioni che caratterizzano l’area in cui Villa Franchetti confina. Si tratta di una novità di grande rilievo, perché nella loro sostanza non possono definirsi puramente e semplicemente come area di Preganziol 2, giacchè le funzioni prevviste in tale area, perché là collocata, potrebbe in buona ragione definirsi area metropolitana. In essa infatti sono previsti servizi di grande rilievo, primo fra questi la costruzione di un Auditorium da 2500 posti, ed ancora la costruzione di una sede da destinare ad accogliere professori universitari in anno sabbatico e la costruzione di alloggi per studenti che frequentano le sedi universitarie a Treviso. Segnaliamo, anche sempre in quell’area, l’intento di situare i laboratori per il Corso di Laurea in Medicina Umanistica, e con riferimento ad essi la sede per Master Campus correlati alla ricerca presso tali laboratori. Compresi in tale area anche gli spazi per la mensa degli studenti, ed eventualmente per gli stessi professori in anno sabbatico. Il progetto sarà affidato congiuntamente al professor Paolo Portoghesi, e all’insigne professore spagnolo Rafael Moneo. Il presidente della Fondazione Cassamarca On. Dino de Poli di tutto ciò ha informato in vario modo e in varia entità anzitutto la Provincia di Treviso e il Comune di Treviso, a cui nulla in questo modo viene sottratto, nuovendosi nella concezione della grande Treviso, che significa presenza strategica e qualificata area metropolitana dentro la quale anche questa nuova area –come l’area di Ca’ Tron- territorialmente si colloca.

 

continua nel prossimo numero di febbraio 2008

 

A cura di Abcveneto

V anno,  2008
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