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Direttore Federico De Nardi | Martedì 1 gennaio 2008 | ||
Testo di Alessandra Pucci – fotografie di Luccia Danesin
Lo studio è ampio e luminoso, interamente occupato da grandi e piccole sculture, da tele di vario formato, di periodi e influssi diversi, da scaffalature contenenti i suoi scritti e le sue monografie, e negli spazi liberi, i manifesti delle sue mostre. La persona s’impone per la statura e un garbo del linguaggio e dello sguardo che gli danno un fascino di cui forse è inconsapevole...e ciò gli giova perché lascia intuire la luce della curiosità tanto rara negli adulti e così vivida nei bambini. Conversiamo come vecchi amici anche se il Maestro ed io non ci siamo mai incontrati, ma la spontaneità è anche frutto della memoria di affettuose relazioni tra gli Sgaravatti e i Danesin: insieme hanno condiviso un periodo esaltante di esperienze artistiche e sociali, nella Padova degli anni '70.
Alle spalle di Guido quattro grandi quadri catturano l’attenzione per l’atmosfera quieta che li permea: sono opere figurative forse degli anni '60 con vaghe reminiscenze Saettiane condotte con impasti soffici che fanno vibrare di luce propria le nature morte e le figure. Chiedo la data di queste opere, ma l’autore risponde che non è importante perché i suoi dipinti nascono da stati d’animo che hanno assorbito gioia o dolore dei sogni e della realtà nell’ascolto di tante voci alla ricerca della conoscenza di sé. Guido Sgaravatti è profondo conoscitore del cuore, entra nei meandri della mente con cautela e sensibilità per alleviare il peso di esistenze tormentate. La sua capacità di unire il sapere filosofico occidentale e orientale alla espressione artistica e alla scrittura, ne fa un uomo rinascimentale capace di accedere con competenza in varie discipline, senza alcuna preoccupazione per il successo.
Nel saggio “La logica dell’irrazionale” Sgaravatti scrive: “Personalmente ritengo che, sia in oriente che in occidente, in tutte le epoche, uomini intelligenti abbiano osservato i fatti della vita ed abbiano dato risposte intelligenti a questi fatti. Solo che avendo usato linguaggi ed angoli di osservazione molto diversi, ne sono sorti termini e schemi mentali differenti, per cui il mondo si trova con una cultura a paratie stagne”. Procede nel tempo e nello spazio come i saggi di antica memoria, incurante del frastuono del nostro presente, dal quale tuttavia riesce a distillare gli elementi per farne un racconto magico tra tele, scultura e incisioni. Ci mostra con orgoglio lo studio dove troneggia il grande torchio a stella: lì, su quella superficie di oltre un metro, nascono le incisioni così importanti nella sua carriera di artista. Bisognerebbe parlare a lungo della sua tecnica, dei monotipi di grandi dimensioni che hanno caratterizzato la sua originale ricerca grafica.
A presto. Notizia
Guido Sgaravatti vive a Padova, Studioso di filosofie Orientali, ha sempre indagato su temi della psicologia del profondo; Maestro Yoga e-mail: guisga@libero.it |
V anno, 2008
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