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Sulle Tracce degli scrittori di Federico De Nardi, Aurelia edizioni di Asolo
fotonotizie per la stampa: Marcellino Radogna
Direttore Federico De Nardi www.abcveneto.com Domenica 1 giugno  2008
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Peggy Guggenheim e il suo tesoro…Quando i segreti di una donna diventano di tutti…

Camilla Bortoluzzi

peggyIl nome Peggy Guggenheim è indissolubilmente collegato ad alcuni dei più importanti artisti dell’ arte contemporanea: Picasso, Duchamp, Leger… artisti che hanno rivoluzionato il modo di fare arte, di concepirla e rappresentarla. Artisti che hanno fatto delle loro personalità complesse, a volte persino disturbate (vedi Picasso), un mondo da illustrare.

Delle loro creazioni la grande Peggy Guggenheim si è 'cibata' a partire dal 1938 fino alla sua morte, avvenuta il 23 dicembre 1979.

Attraverso le sue gallerie, le sue collezioni e i suoi musei (per citarne alcuni: la galleria-museo “Art of this century” a New York, a Venezia e a Londra) molti degli artisti più importanti del Novecento hanno trovato luoghi sicuri di espressione anche in momenti storici, come la seconda guerra mondiale, in cui arte e artisti venivano perseguitati e ostacolati.

L’Italia ha avuto l’immensa fortuna di essere stata designata, dalla stessa Peggy, come uno dei luoghi di protezione di queste opere così preziose.

Nel maggio 1949, infatti, la nostra collezionista nonché mecenate, acquista a Venezia un palazzo lasciato precedentemente incompiuto: Palazzo Venier dei Leoni.

Situato lontano dalla confusione di Piazza San Marco, lungo il Canal Grande, Palazzo Venier oggi accoglie alcune delle realizzazioni artistiche contemporanee più importanti e invidiate al mondo.

Al suo interno, ecco dispiegarsi quasi tutti i filoni artistici del Novecento: si può partire dal cubismo e due dei suoi maggiori rappresentanti, Picasso e Braque.

Del primo troviamo ad esempio “Il poeta” e del secondo “Il clarinetto”.

Entrambe le opere sono caratterizzate da uno spezzettamento in componenti, per lo più geometrici, dei soggetti.

Tutto questo perché, secondo la filosofia cubista, ciò che doveva essere rivelato di ogni immagine non era la bellezza esteriore, ma le costituenti intime, la struttura interna.

Tutti gli elementi artistici sono assoggettati a questo tipo di rappresentazione, anche il colore. Quest’ ultimo viene eliminato in favore appunto dell’ aspetto strutturale degli elementi. Ecco perché le uniche tonalità utilizzate variano dal marrone, al beige, al grigio.

Non tutti gli artisti però si rifanno al concetto di “assenza di colore”, come ad esempio il grande Robert Delaunay, del quale troviamo:“Finestre aperte simultaneamente”.

Opera che si presenta al contempo come una pura astrazione di colore e la distillazione di una veduta della Torre Eiffel oltre i tetti di Parigi (la forma verde che si intravede al centro della composizione).

L’ immagine si presenta totalmente scomposta e quasi irriconoscibile, eppure i colori che ravvivano tale opera sono talmente brillanti e puliti, che invogliano lo spettatore a scrutare al di là dei confini di rettangoli e semicerchi, per ritrovarvi il soggetto originario.

Dal cubismo si passa ad altre forme di smantellamento ideologico e artistico.

Ricordiamo per esempio Marcel Duchamp e la sua arte irrispettosa (della quale qui troviamo il “Nudo, Giovane triste in treno”, autoritratto effettuato con stile post-cubista) o ancora i dipinti senza soggetto che inaugureranno l’ arte non figurativa di Vasily Kandinsky.

Pittore di colore e di luminosità che porta la pittura a fondersi con il ritmo armonico della musica.

All’ interno del Guggenheim, di questo grande artista, troviamo “Paesaggio con macchie rosse”, realizzazione di un paesaggio quasi fantastico che precede la fase non-figurativa.

Continuando a passeggiare tra le stanze del palazzo, ecco affacciarsi alla vista opere di Paul Klee, Mirò, Chagall, De Chirico, Boccioni e ancora Magritte, Dalì, Bacon, Marino Marini!

E’ tutto un susseguirsi di opere spettacolari, mozzafiato che ti accolgono senza grandi pretese, in modo semplice.

Ciò, ovviamente, è permesso soprattutto dalla struttura del museo stesso che, non essendo nato come vero e proprio museo ma come palazzo abitabile e non esageratamente grande, permette ad ogni visitatore di avere un approccio intimo con ogni opera.

Non ci sono barriere ne corde di sicurezza, ogni ammiratore ha la possibilità di passare ore e ore a due centimetri dal suo pittore contemporaneo preferito.

Probabilmente è proprio questo aspetto così intimo, quasi “domestico”, che fa del Guggenheim un luogo piacevole da visitare e allo stesso tempo, sorprendente!


Camilla Bortoluzzi

V anno,  2008
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