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Sulle Tracce degli scrittori di Federico De Nardi, Aurelia edizioni di Asolo
fotonotizie per la stampa: Marcellino Radogna
Direttore Federico De Nardi www.abcveneto.com Martedì 1 luglio  2008
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Usanze sconosciute - Giustizia o Vendetta?

Raffaella Biasi

Raffaella BiasiGiustizia o Vendetta? Ci sono usanze di alcuni popoli che gli italiani non riconoscono più e che quindi sottovalutano. Una di queste, ancora in uso, è la vendetta personale, in alcuni casi figlia della solidarietà nelle comunità e della dignità da difendere.

Osserviamo questo metodo di comportamento senza il pregiudizio che sia retaggio del passato o della società arcaica o sia a priori un atteggiamento inconcepibile. Può anche essere una forma di sfiducia nella Giustizia centrale, nel caso dell’Italia troppo lunga, permissiva e blanda. Per parlare di questo argomento e dedurre dei comportamenti possibili prendiamo, solo come esempio di supporto, un fatto accaduto di recente.

E' morto tra le braccia del fratello, mentre l'assassino si dava alla fuga, Said Saber Halim, egiziano 29enne, muratore, ucciso a colpi di pistola dal 19enne figlio del titolare del cantiere edile, Antonio Fioramonti. Il tutto avviene al Nord e non nel profondo Sud. Per ora Fioramonti è in carcere, ma quanto resterà? Dapprima si è parlato di omicidio volontario poi commutato in legittima difesa, oltre che detenzione e porto abusivo di arma da fuoco, la pistola calibro 9 che non è ancora stata ritrovata, ma della quale sono rimasti a terra 14 bossoli, corrispondenti ad altrettanti colpi sparati dal ragazzo nel cortile dell’azienda di famiglia. Il ragazzo è stato convinto dai familiari a costituirsi poche ore dopo, anche perché i militari avevano costituito una vera e propria rete intorno ai parenti per bloccargli ogni via di fuga.

Perché questa follia? Il dramma avviene quando i due fratelli egiziani , probabilmente armati con armi da taglio come coltelli o un’accetta, si recano nella sede della ditta nella quale il fratello si Said, Abdul, lavorava da sei mesi, per rivendicare il pagamento di spettanze pregresse. E il punto è proprio questo: l’extracomunitario vuole i suoi soldi e deve farsi rispettare, così si fa accompagnare dal fratello Said Saber, anche lui muratore in regola. Non vanno da soli, anche altri della comunità sono con loro: ad attenderlo in macchina la moglie e altri due amici egiziani.

Con queste accuse Fioramonti potrebbe avere l’ergastolo, ma con un buon avvocato tra beve tempo il giovane omicida sarà di nuovo in libertà, perché l’avvocato potrebbe tenere in considerazione l’eccesso di legittima difesa che è considerato una attenuante che arriva ad escludere il reato. Questa giustizia blanda, molle, incompleta e prezzolata non viene accettata nella comunità egiziana, soprattutto se muore un giovane figlio. Qualunque parente della sua comunità, sia residente in Italia che all’estero, potrebbe teoricamente essere disposto a farsi giustizia da sé. Ossia: anche se qualsiasi cittadino o ospite si deve adeguare alla legge locale italiana, se la legge non tiene conto delle usanze del “comune sentire” dello “straniero”, la giustizia non sarà fatta in maniera completa.

Osserviamo anche che ancor più dei soldi, qui vale il rispetto. Quando una persona è trattata male o sottomessa o non rispettata scatta il meccanismo della giustizia privata. E’ certo che molti extracomunitari non sono tutelati e spesso vengono pagati in nero e comunque poco ed anche trattati con sufficienza, qui , nel profondo Nord. Se, poniamo, i due fratelli si fossero presentati armati non è solo colpa della loro tradizione ma probabilmente del fatto che i loro diritti sono stati calpestati. E un egiziano non abdica mai ai propri diritti! A differenza di altri popoli, gli egiziani sono gente tranquilla e intelligente, ma nessun egiziano andrà a dormire senza aver reclamato i propri diritti, cosi è stato nel corso del secoli di storia e da questo dobbiamo apprendere.

Dobbiamo capire un paio di cose fondamentali: il giovane muratore, a ragione o a torto, andava a reclamare le sue spettanze. Perché andasse cosi arrabbiato e violento è ancora da valutare, ma se andavano armati è perché si sentivano gabbati. Sicuramente per essere cosi minaccioso il lavoratore si è sentito defraudato di qualche diritto ed è andato a reclamarli.

Poi bisogna sapere che, culturalmente, l’usanza vuole che se hai dei diritti da reclamare non porti con te la moglie e gli amici in macchina. Probabilmente erano andati a fare una passeggiata assieme. Quindi io escludo che avessero con se armi minacciose, presumo che queste armi siano state messe a posteriori da qualcuno che doveva far sembrare il delitto una legittima difesa, e che conosceva le usanze nordafricane.

Infatti bisogna sapere che ogni egiziano, per costume locale, gira parzialmente armato con una piccola arma da taglio, solitamente un coltellino. Ma è un’usanza che per loro non ha nulla di insolito o terribile a vederla nella loro quotidianità. Semplicemente una persona quando esce di casa si chiede: ho preso le chiavi, il portafoglio, i documenti e il coltello? Si, ho detto il coltello. Sempre. Che stranezza c’è quindi, a portare con sé un’altra arma? Usanze. Perché non si perdono? Perché ancora non c’è vera integrazione di pensiero in questa società e perché si sentono defraudati. In fondo, gli extracomunitari solitamente vivono in gruppi o comunità che riproducono le usanze simili a quelle del paese di origine e non avendo spesso conoscenza della nostra legge ed anche non sentendosi sostenuti dalla nostra legge in un paese straniero, senza famiglia e con la convinzione che non verrà fatta giustizia per il fratello morto, si potrebbero far giustizia da sé.

Raffaella Biasi

V anno,  2008
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