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Direttore Federico De Nardi | Giovedì 3 luglio 2008 | ||
Abcveneto Sembra quasi di vederlo, Roberto Ghedina, simile a un cacciatore solitario, armato della sua macchina fotografica, in paziente attesa dell’“attimo fuggente”; l’istante irripetibile, fragile e breve come un battito d’ali librato in un cielo paurosamente vuoto (…).E la sua macchina fotografica assomiglia ad un’arma, un’arma implacabile e quasi crudele, che cattura con precisione la bellezza. Ci vuole fatica, pazienza, amore, per farlo: e soprattutto coraggio; perché quella che vediamo in queste fotografie è una bellezza così innocentemente, spudoratamente, onestamente dichiarata, quasi urlata con prepotenza a un pubblico disabituato a tanto, infedele e dimentico, che ne rimane quasi disorientato, sconcertato. Le fotografie di Ghedina appaiono, in questo senso, gesti di estrema fedeltà e amore a un’idea di bellezza che questo secolo ha, nel bene e nel male, rinnegato (…). Tutte pervase di uno strano silenzio, di un senso di libertà quasi inquietante, comunicano però una sensazione di pace, o meglio di pacificazione: come una tregua dopo la guerra, come un riposo momentaneo dopo la fatica (…). Stefano Zecchi
(…) Le fotografie di Ghedina sono opere profumate di poesia per far vivere lo spettatore come in pittura al centro della fotografia dai colori misurati, la fotografia stessa è la sintesi che ricorda quello che si vede e si gusta con piacere nella ricostruzione di un luogo e di ambienti reali che diventano per lo spettatore un ricordo visivo magico. Le sue immagini rimangono arte, cioè sintesi di forte espressione secondo criteri prestabiliti dall’occhio preciso dell’ artista (…). Osvaldo Patani Abcveneto |
V anno, 2008
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