|
|||
Direttore Federico De Nardi | Giovedì 3 luglio 2008 | ||
Serafino Tognetti L'odierno stato del mondo, la vita intera, sono malati. Se fossi medico e uno mi domandasse un consiglio, risponderei: crea il silenzio! Porta l'uomo al silenzio. Così soltanto si può udire la parola di Dio. Soren Kirkegaard
Coloro che ricevono da Dio questa specialissima vocazione, difendono gelosamente il loro silenzio e la loro preghiera: nella Certosa non sono ammessi nemmeno i parenti, gli amici, i pellegrini, i sacerdoti, figuriamoci i visitatori occasionali. Il certosino, spericolato pellegrino del mondo interiore, è colui che cerca e trova, nel fondo dell'anima, la dimora di Dio - e quindi anche la propria dimora. Per questo motivo il certosino fa del silenzio e del rigore i supporti necessari del proprio pellegrinaggio interiore. Egli nel silenzio si collega con Dio e con tutti gli uomini, proprio perchè il certosino abita nella propria anima. Nessun laico può andare in una Certosa: i certosini non hanno bisogno di chiacchierare, di parlare del più e del meno con il prossimo: si sono votati, seguendo una misteriosa ma irresistibile chiamata di Dio, a sparire dalla circolazione, per essere tutti in tutti, per vivere quella comunicazione più vera e purificata che è il dialogo con Dio e, nel silenzio, con tutti gli uomini, mai separati e staccati da loro. Quello che tutti noi, nel mondo, dobbiamo ai certosini, non lo possiamo quantificare, ma il nostro debito con loro è comunque enorme. Non li capiamo fino in fondo, ma sappiamo di averne bisogno, la loro vita ci affascina ma al contempo ci spaventa, ci sembrano uomini di un'altra dimensione, eppure sono fatti come noi. La loro vocazione ce lo dimostra e ce lo afferma: di Dio solo si può vivere, perché è Dio Padre il nostro punto filiale, è Gesù il Figlio il nostro compagno di viaggio, il nostro re e giudice misericordioso, è lo Spirito Santo il principio del nostro amore e del nostro vivere. Sì, di Dio solo si può vivere. Mi è stato riferito che fuori dalla Certosa di Farneta di Lucca, ogni tanto ci sono delle persone che camminano costeggiando dall'esterno le mura di cinta, e che si appoggiano con la mano alle mura come se, toccando le pietre, volessero partecipare insieme ai certosini, che sono all'interno, della loro stessa vita e della loro preghiera. Era giusto che, se qualcuno doveva entrare nella Certosa per parlarcene, lo facesse con uno strumento silenzioso: l'immagine. Un film è stato fatto di recente sul silenzio certosino, e ora un mezzo ancora più umile e nascosto, una macchina fotografica - con l'interpretazione di un maestro della fotografia, Roberto Ghedina, e per specialissimo permesso del Priore della Certosa, padre Basilio - entra nella vita di questi uomini. Sono immagini che parlano, che ci introducono nel mondo di Dio. Vanno contemplate, più che guardate, perché queste fotografie, pur suggestive, devono andare al di là della pura impressione. Troppe volte l'uso della immagine, oggi, cerca solo l'emozione, la quale però passa subito, superata a sua volta dall'emozione successiva. “Lasciamoci parlare dentro”, mentre guardiamo, in silenzio, il mondo rapito dei monaci certosini. Il loro segreto è per noi. E mentre si passa, in silenzio, di immagine in immagine, ci vengano alla mente anche quei semplici e umili fedeli che oggi fuori dalla Certosa camminano toccando le mura, uniti in un tutt'uno con quei monaci che ci sono dati in dono per capire che, finalmente, non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni cosa e di ogni parola che viene da Dio. p.Serafino Tognetti Superiore della Comunità dei figli di Dio Serafino Tognetti |
V anno, 2008
|
|||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||||
|