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Direttore Federico De Nardi www.abcveneto.com Sabato 1 marzo  2008
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Islam in Occidente

Di Raffaella Biasi

L'Islam è una religione con pochi principi e ben saldi, di facile applicazione, molto pratici e moderati, per cui è una guida sicura per l'esistenza e contiene in sé dei principi che ognuno può mettere in atto anche senza la guida di un pontifex o di un imam.
Un po' provocatoriamente vi trasmetto un brivido e vi invito a riflettere leggendo cosa ha scritto il Sig. Abdarrahman Pasquini, di Fiume, di settant'anni residente a Milano laureato in legge e convertito all'Islam dal 1974: " L'Europa stessa diventerà musulmana, quando prenderà coscienza del fallimento di tutte le ideologie umane si orienterà naturalmente verso l'Islam. Nel prossimo futuro le masse di diseredati saranno sempre più numerose e le élites sempre più ricche. La soluzione sarà trovata dall'Europa stessa per mezzo dell'Islam. Sarà un processo analogo a quello della cristianizzazione dell'impero romano ". Se parlate con qualsiasi musulmano vi dirà la stessa cosa: che la loro è l'unica religione e l'unica filosofia di vita che rimpiazzerà tutte le altre.
Anche se la profezia del signor Pasquini non si avvererà, il brivido che ci può percorrere vuol dire molte cose. Subito ci viene da pensare che tutti ci metteremo il velo o la gallabia o che torneremo al passato. Ma non è così. Significa che l'Islam è una religione forte, che tramanda valori chiari ed è una cultura continuamente in confronto con i valori dell'occidente. Anche la religione cristiana offre valori a molti livelli, ma in Europa non è sentita intimamente. Invece la crisi dei valori dell'Occidente in generale e dell'Europa in particolare è diventata una sensazione diffusa. Questa nostra percezione  aumenta la paura che abbiamo del mondo islamico, un nemico oscuro che assiste paziente allo sgretolamento dell'occidente, pronto a rimpiazzare le contraddizioni e i vuoti della nostra civiltà. Quando la paura diventa eccessiva allora diventa xenofobia e nasce dal timore che il " diverso " metta a rischio i propri possedimenti, le proprie acquisizioni, la propria identità.

Purtroppo questo è ancora un punto caldo della questione islamica:  Ilam e occidente, cioè l'odio verso l'occidente (America, Israele ed Europa), o meglio un amore-odio pieno di pregiudizi sull'occidente ma di speranze di un miglior futuro. Quello che amano dell'Europa è il denaro, la tecnologia e la libertà.
Tanto per inquadrare storicamente questo dilemma non risolto, diciamo che il rifiuto crescente dei valori dell'occidente - oltre alla ribellione per la colonizzazione - rinasce negli anni Ottanta, ma con una strategia che non mira più a ribellarsi ai capi di Stato, ma mira a riorganizzare la società dal basso, dalla base (Qa'eda) utilizzando i canali dell'associazionismo e della solidarietà, soprattutto entro i gruppi sociali più disagiati e senza cultura inducendo un forte senso di colpa per chi si fosse allontanato dalla prassi rituale islamica e puntando sulla convinzione che i valori occidentali siano  estranei e contrari alla cultura locale e che nella cultura islamica esiste un netto primato dell'etica su tutti gli altri aspetti dell'esistenza umana. Gli intellettuali islamici affermano che la crisi morale è occidentale, è la conseguenza logica del materialismo e del laicismo poiché l'Occidente ha rinnegato la rivelazione, venerato la ragione e adorato la materia.  Insomma i musulmani non hanno un grande opinione su di noi. Ma il problema è che quello che vedono di noi è soprattutto quello che vivono quotidianamente: diffidenza, difficoltà di lavoro o sfruttamento, lungaggini burocratiche, poco riscatto sociale, sessualità esibita e perversa, famiglie disfatte, primato del porno sui nostri media (giornali, tv, cinema).
Purtuttavia i migranti islamici continuano a scegliere i paesi europei per venire a lavorare. Quando arrivano in Italia, pensano di rimanere per qualche anno ma in realtà pochi tornano. Perché? Non solo per i soldi ma per la libertà e per la democrazia e per la certezza che comunque le nostre leggi permettono un'integrazione anche della loro religione. Inoltre qui c'è certamente più opportunità di lavoro che nei loro paesi, che spendono il loro PIL in armi comprate, purtroppo, dall'occidente!! Quello che rimane è insufficiente per essere convertito in tecnologia ed educazione e per completare lo sviluppo del Paese. Invece gli immigrati che vengono qui producono il 6% del nostro PIL.
Ogni Stato, nei primi secoli dopo l'islam, ha seguito delle scuole di pensiero, dette scuole giuridiche (hanafita, malikita, Shafihita, hanbalita). Queste scuole hanno interpretato il Corano fino circa al decimo secolo e da quel momento si è deciso che l'interpretazione ulteriore avrebbe allontanato l'Islam delle origini e quidi la possibilita di interpretazione è stata chiusa nel decimo secolo. Solo in questo ultimo periodo, a causa della globalizzazione e delle grandi migrazioni, vi è un movimento interiore di pensiero che crea uno scontro interno all'Islam, in cui le varie correnti e le varie fazioni argomentano liberamente e anche con grandi scontri, sulla questione musulmana. Questo modo di essere dell'Islam di oggi dimostra una lotta interna ed interiore tra tradizione e innovazione che i musulmani chiamano FITNA. Insomma, in questo periodo vi è un grande discussione a tutti i livelli, per modernizzare l'Islam e adattarlo alle esigenze di chi porta l'Islam con sè in paesi diversi da cui è nato e lo adatta ai Paesi in cui va a vivere. Si capisce quindi che il futuro dell'Islam è già in Europa e solo in Europa può trovare una modernizzazione e una rinascita adatta ai tempi.


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Di Raffaella Biasi

V anno,  2008
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