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Direttore Federico De Nardi www.abcveneto.com Venerdì 2 maggio  2008
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Polli da spennare: prontuario di analisi sulla classe politica

Alberto Leoncini

Che la vicenda Alitalia sia ormai stata assunta quale simbolo di declino italiano, questo non credo valga la pena ripeterlo e questo fenomeno così ampio si articola su alcuni perni fondamentali che rimangono immutati e che possono essere utilizzati non solo per spiegare la nostra attuale situazione, ma anche per darne una lettura secondo una prospettiva di vera e propria colonizzazione e spartizione economica, bancaria, commerciale, produttiva e, last but not least, culturale attuata dai centri di potere non solo italiani ma anche esteri sui cittadini italiani.

Si è preso la briga di farlo Marco Della Luna, avvocato e saggista, nel suo “Polli da spennare, come e perché i politici italiani ci hanno completamente rovinato”. Si tratta di un testo discorsivo e molto comprensibile, forse per questo può risultare a tratti semplificativo per chi sia già addentro a certe tematiche, tuttavia coglie molto bene alcuni nodi cruciali che devono necessariamente essere portati alla ribalta nel dibattito sulla gestione della cosa pubblica, diventata ormai “cosa di nessuno”, oppure spartita a mo’ di torta fra varie lobby di potere più o meno legate alla finanza internazionale. A onor del vero, comunque sono tutt’altro che infrequenti nel testo i rimandi ad altre opere di Della Luna stesso o di altri autori a questi affini che si occupano in modo più specifico di questo o quell’argomento.

Mi limiterò per ora a elencare le pecche di questo libro, per poi tesserne liberamente i ben più cospicui elogi in seguito, al fine di non sembrare uno sciatto adulatore di un’opera che erroneamente si potrebbe considerare demagogica; bensì un terzo che sa darsi solidamente ragione di quanto enunciato nel libro stesso e ne condivide gli assunti fondamentali, con l’ulteriore fine di non rubricare questo mio intervento nel grande calderone dell’antipolitica da due soldi, ma in una ben più articolata disamina sulla soluzione dei tanti (o meglio pochi, ma sostanziali) problemi dell’Italia.

E’ a tratti sottesa una critica “all’Italia” che ora si fa più esplicita ora pone l’accento su alcune cattive abitudini degli italiani, nello specifico si può anche essere d’accordo su questo tipo di considerazioni, ma io sono pervicacemente convinto che vada rigettato qualsiasi tentativo di delegittimare l’Italia come stato unico, sovrano e repubblicano, sia per una forma di rispetto e tutela per tutti coloro che per questo obiettivo hanno versato del sangue, e non sono pochi, sia perché le potenzialità di questo nostro Paese sono enormi. Talmente grandi che nemmeno riusciamo ad immaginarle, così grandi che, nonostante lo schifo- mi si scusi il termine- di cui parla Della Luna stesso, riusciamo a posizionarci in più campi e segmenti ai vertici a livello globale, forti anche di una tradizione culturale che, mi si consenta, può affrontare qualunque rivale. Ecco perché io credo che qualunque spinta centrifuga o autonomista debba essere rifuggita, certo, cercando di capirne le cause ma senza in alcun modo cedendo alle istanze. Ciò va detto per compiere una riflessione compiuta sulla consistenza storica e sulla validità del “progetto Italia”, e sulle eccellenti possibilità di crescita e sviluppo armonico che si possono prospettare una volta ripristinata la piena sovranità sul territorio, sulla moneta, sui settori strategici, dove con sovranità si deve assumere la nozione di “controllo da parte di organismi elettivi o comunque espressione della comunità politica nell’ottica di un interesse generale e non privato”.

Posso ora iniziare a parlare dei pregi per i quali quest’opera merita l’attenzione del lettore: anzitutto vengono con chiarezza individuate vittime e carnefici, ossia la totalità della popolazione e l’elite dei gestori della moneta, assieme ovviamente al loro codazzo di servitori e lacchè di vario grado. Proprio Berlusconi, agitato quale spauracchio di ogni peggior vizio del capitalismo, viene ricollocato in un’ottica di quasi comunanza con le sue (presunte)vittime, cioè fondamentalmente ci si trova di fronte ad una guerra tra poveri, certo, poveri di vario genere e grado. Ma pur sempre poveri, e questo già mi sembra un cambio di prospettiva notevole.

Interessante notare inoltre che, mentre nei salotti televisivi si sente parlare di “invasione dello straniero” riferendosi all’immigrazione clandestina nessuno o quasi prende in considerazione la vera colonizzazione che stiamo subendo da parte dei paesi economicamente più avanzati in ogni settore. A proposito di guerra tra poveri, appunto.

La condanna che questo libro fa della classe politica è anzitutto verso il tribunale della Storia che si troverà a giudicarla come un colpevole conclamato, reo confesso e non pentito, quindi senza possibilità di ottenere attenuanti poiché ci troviamo di fronte ad un novero di personaggi che sanno perfettamente come stanno le cose e mentono all’opinione pubblica con efferato cinismo.

Correda il testo un ampio prontuario di provvedimenti e iniziative concrete da prendersi per cambiare rotta nella gestione politica dell’Italia; non mi dilungo su ciascuno di questi, anche perché in linea di massima li condivido in gran parte e credo che ogni persona di buon senso li condividerebbe se correttamente informata. Si tratta di un vero e proprio programma politico che deve solo trovare l’interlocutore istituzionale per essere tramutato fattivamente, certo, non sarà facile perché ciò significherebbe la nascita di un soggetto politico radicalmente estraneo agli altri che dall’interno si faccia portatore di quelle istanze di cambiamento ormai diventante pressanti da parte di ampi strati della società italiana.

Il libro può essere richiesto a

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Marco DELLA LUNA: avvocato, esercita da anni la professione forense.
Laureato in psicologia a Padova è inoltre studioso di strumenti psicologici, economici e giuridici di dominazione sociale. Ricordiamo le sue opere più significative: “Le chiavi del potere” (Koinè), “Euroschiavi” e “Basta Italia” entrambi per Arianna.

Alberto Leoncini

V anno,  2008
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