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Direttore Federico De Nardi www.abcveneto.com Venerdì 2 maggio  2008
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“Panta rei”: Prefazio

Maria Prosdocimo

La dimensione mitica dell’adolescenza non è che un ricordo, ormai, e il tempo che resta non è più così “eterno”, perciò non lo spreco a risognare sogni andati, a cercare il senso di cose poco importanti. Voglio possedere il senso profondo di ogni esperienza, voglio sentire ed essere pura emozione, senza inutili costruzioni mentali che allontanano dalla semplice verità delle cose.

Parafrasando Neruda, “confesso che ho amato” e in virtù di questo mi considero una donna fortunata, ancor più se penso che è stata solo fortuna se il cuore non si è perduto e la mente non ha vacillato, annaspando troppe volte nel pantano della disillusione.

Nuovi sogni ed emozioni mi visitano da qualche tempo e li voglio sognare e le voglio vivere per me stessa, cercando nelle cose la bellezza che non ho ancora conosciuto, nutrendo con sconosciuta linfa i miei pensieri.

Oggi ho rivisto Antonia. Ha compiuto 96 anni, in solitudine, nell’ospizio dove aspetta di morire, dopo un’intera vita da erbivendola.

Sono entrata nella sua camera, il tempo per lei è passato senza fare grossi danni, apparentemente. Era già vecchia quando, bambina, la guardavo sistemare con cura meticolosa la frutta e gli ortaggi nelle ordinate cassette. Era la stessa vecchia quando, sposata e già madre, fui per alcuni anni sua vicina di casa. Vecchia quando, anni fa, la incontrai per l’ultima volta durante una passeggiata all’ombra dei bellissimi ippocastani centenari del viale che taglia in due il mio paese.

Le ho portato un mazzo di piccoli tulipani rossi. So che è praticamente cieca ormai, ma ho scelto lo stesso una bella carta elegante e ho voluto un nastro colorato e discreto. Una cosa semplice, come piace a lei.

Mi ha riconosciuta dalla voce e le lacrime le hanno solcato il viso magrissimo; per alcuni minuti è “rimasta con me” poi il filo dei ricordi si è ingarbugliato e hanno fatto la loro comparsa presenze consegnate ormai da tempo al passato.

La guardavo mentre, assorta nel fluire misterioso dei suoi pensieri, scivolava da un discorso all’altro, ora sorridendo, ora rabbuiandosi improvvisamente, come se stesse vivendo sequenze di un sogno tutto suo. Ero lì, davanti a lei e le tenevo la mano piccola, ossuta e fredda.

Ad uno ad uno ce ne andiamo e ogni volta portiamo con noi un mondo intero, di parole, di odori, sapori e rumori, di immagini e situazioni irripetibili, di memorie personali e collettive.

Il mondo della mia infanzia e giovinezza non era ormai più quello rurale e ruspante dei miei genitori. La mia nascita coincise con l’inizio del processo di industrializzazione che ha condotto all’attuale situazione socio economica del territorio che fa da sfondo alle vicende dei miei personaggi, intrecciandosi con la mia.

La mia generazione ha assistito al tramonto della civiltà contadina, al rarefarsi di atmosfere appartenute ad un tempo ormai perduto per sempre, e ha visto i prodromi dell’epoca attuale.

Prendo in prestito figure realmente esistite e magnifiche nella memoria che posseggo di loro e le calo in situazioni e vicende spesso inventate o, se accadute veramente, modificate dalla fantasia. Le caratterizzazioni dei personaggi tuttavia rispondono a verità, alla verità del mio ricordo, impresso per sempre nel cuore prima ancora che nella mente.

Il mio è un “amarcord” dolce ed intimo, un viaggio nelle regioni di un vissuto cristallizzato in ricordi che hanno il profumo della terra umida in autunno e l’odore delle strade bianche e assolate in estate, percorse a perdifiato con la bicicletta rossa, tra i nugoli di polvere e il frinire assordante di mille cicale.

Nella geografia dei miei ricordi esistono luoghi magici e tanti volti straordinari, che non voglio dimenticare e desidero raccontare a chi amo.

Questo è dunque un omaggio alla bimba di nove anni trepidante e piena di stupore tanto davanti al prodigio di un giocattolo moderno quanto a quello della nascita di otto cuccioli di setter inglese; all’adolescente ribelle e spregiudicata degli anni Settanta e Ottanta; alla donna nuova di oggi che guarda alla sé stessa di un tempo con tenerezza e senza nostalgia.

Nel prossimo numero di abcveneto, il primo capitolo del romanzo di Maria Prosdocimo

Maria Prosdocimo

V anno,  2008
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