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N. 55, V anno, 2008 Mercoledì 1 ottobre  2008
 
 
 


  Editoriale n.55: Sulla scuola

Federico De Nardi

Sulla scuola tutti dicono la loro, dall'uomo della strada, al giornalista al primo dei politici, il Capo dello Stato. Tutti senza esperienza diretta, senza sentire il pensiero di coloro che ne fanno parte e senza documenti alla mano. Certo spiegare da dove siamo partiti e dove stiamo andando con rigore argomentativo, concisione e sufficente chiarezza non è semplice. Vogliamo focalizzare l'attenzione solo su due punti per palesare l'impianto economico e pedagogicamente distruttivo della nuova riforma, i cui effetti saranno pesantissimi sulla scuola dell'obbligo: il rapporto numerico docenti alunni in Italia, visto come lo scandalo dello spreco e la riduzione dell'orario scolastico obbligatorio.
E' vero che nella scuola italiana ogni docente ha meno alunni rispetto agli insegnanti degli altri paesi europei. Questa è la verità numerica, spiegata dal fatto che nelle classi delle scuole della Repubblica Italiana abitano anche gli studenti diversamente abili, per i quali l'insegnante di sostegno copre e coprirà anche con la nuova riforma, tutto il loro tempo scuola dello studente solo in casi rarissimi; e il numero sempre crescente degli studenti stranieri, per i quali nel nostro Paese non è prevista alcuna figura specifica. In altri Stati della Comunità Europea, dove ciascun insegnante ha un numero di studenti superiore a quello italiano, i diversamente abili e gli stranieri sono in classi differenziali. In Italia questo non è avvenuto, perché i pedagogisti che hanno supportato le innovazioni della scuola dagli anni Settanta alla metà degli anni Novanta hanno scelto la via dell'integrazione che comprende le differenze con le difficoltà che tutto ciò comporta. Resta da dire che comunque questo impianto psico-pedagogico nell'ultimo decennio è stato compromesso da riduzioni nell'assegnazione del sostegno e dell'insegnante supplente, salvo assenze mensili, che viene ricavato (il supplente) togliendo le ore alle attività di recupero.
La riduzione dell'orario obbligatorio comporterà la riduzione del tempo assegnato ad ogni materia, perché è impensabile che vengano tolti l'inglese e l'informatica. Le due pagelle che vi mostriamo sono relative a un tempo scuola di ventiquattro ore in quello che era il primo ciclo (I e II) e il secondo ciclo (III, IV e V) della scuola elementare.
Già questo basterebbe a farci riflettere sul grave attacco al diritto allo studio che la nuova riforma vuole presentarci come innovazione e razionalizzazione delle risorse. www.firmiamo.it

Federico De Nardi


 
 
 
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