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numero 3, anno primo - 1 giugno 2004 giornale online gratuito (a 30 giorni)
Una fortuna di nome Argentina

Trevigiani e veneti nel mondo: Argentina

di Federico De Nardi

   
  ©Ester Maria Nichele

Angelo e Giuseppina Prizzon, fondatori della ditta "Panificadora Veneziana" a Rio Cuarto provincia di Cordoba, Argentina Angelo e Giuseppina Prizzon partirono da San Polo (Tv) nel 1949. Si erano sposati nello stesso anno poi si erano imbarcati il 3 agosto a Genova sulla nave San Giorgio ed erano partiti per l'Argentina. Fu un viaggio di 26 giorni molto faticoso per lei, incinta di 4 mesi. Il cuore a pezzi perché lasciavano la famiglia, gli affetti, la loro a terra per un paese sconosciuto, misterioso e lontano, per un avvenire migliore per loro e i loro figli. Emigrarono tutti e due per gli stessi motivi: vivevano in una famiglia numerosa, composta di 26 persone, erano mezzadri presso la famiglia Giol di San Polo di Piave. Pur lavorando duramente, c'era appena di che a sfamarsi. I tempi erano durissimi per tutti, la guerra appena conclusa, le annate magre, le siccità, le tempeste, tutte le avversità si riversavano sempre sulle famiglie più povere.

Oltre questo, ecco altri due motivi della loro emigrazione: darsi una dignità e un avvenire migliore.

Arrivarono a Buenos Aires e furono accolti da uno zio: Giuseppe Prizzon, emigrato nel 1922, dopo la prima guerra mondiale. Lo zio prima si era stabilito in Brasile, poi in Argentina a Rio Quarto. Trovarono subito lavoro attraverso un amico dello zio presso l'azienda di bibite Petrazzini cognome di origine piemontese. Qui trovarono anche l'alloggio piccolo e povero, ma intanto avevano un tetto sopra che li proteggeva. Erano poverissimi, poco avevano portato con se perché nulla possedevano. Avevano però delle grandi richezze, proprie a molti veneti: la giovinezza, la forza, il coraggio, l'onestà una grande voglia di lavorare e nulla li spaventava.
Non avevano posate per mangiare, la culla del loro bambino che nacque in gennaio 1950 era una cassetta da frutta. Mamma Giuseppina andava a lavorare in fabbrica con il bimbo addormentato. Lo metteva sotto la macchina dove lei lavorava imbottigliando le aranciate e coca cola. Il piccolo dormiva sempre, complice, sembrava che conoscesse bene la situazione. Quando rientrava a casa faceva il resto: pulire, lavare, cucinare, curare il piccolo e il marito.

Così per anni: semplici operai, in questa fabbrica di bibite con la moglie, facevano i turni di notte e tutti e due si alternavano senza risparmiarsi. Non esistevano feste o giorni di riposo, solo la messa alla domenica come unico divertimento. Così si sono fatti conoscere e stimare da tutti quelli con cui avevano rapporti di lavoro e di amicizia.

Nel 1953 nacque il secondo bambino e solo nel 1960 poterono venire in Italia per la prima volta, dopo 11 anni di lontananza con tante sofferenze legate alla nostalgia. In Italia cominciava il boom economico e fecero un pensierino per tornare in patria, ma capirono che la loro fortuna si chiamava Argentina. L'affetto e la stima che si erano conquistati fra quella gente, era inimmaginabile in Italia. Ritornati in Argentina, grazie a dei prestiti, riuscirono ad aprire un piccolo negozio di alimentari. Il marito invece faceva l'agente di commercio e vendeva in tutta la città. Il guadagno veniva investrito nel negozio.

Vendevano anche prodotti di pane e dolci di una ditta abruzzese che si chiamava "L'italiana del signor Gualtieri". Ma non vendevano solo prodotti altrui, Donna Giuseppina cosi la chiamavano in città, preparava tortellini e paste fresche, fatti da lei, il maiale cotto al forno, dolci che i clienti ordinavano e aspettavano pazientemente perchè erano tutte specialità trevigiane e venete che gli argentini gradivano molto. Alla sera era morta di fatica ma molto felice del successo del suo lavoro che con grande soddisfazione ogni giorno si conquistava.

Intanto i figli crescevano ed aiutavano in bottega quando erano liberi dallo studio. Nel 1977 acquistarono a Schio (Vicenza) dalla ditta 'Doge' un forno, con un prestito bancario, perché era un macchinario molto costoso: un forno lungo 16 metri. Questo macchinario è costruito per la grande distribuzione, fa tutti i prodotti da forno: vari tipi di pane, normale, integrale e a casetta, grissini, dolci, biscotti e la prepizza, tutto computerizzato. Entrano gli ingredienti esce il lavoro tutto automatizzato pronto per la vendita.

Ora la Panificadora Veneziana produce 12.000 pezzi di pizze al giorno. I figli hanno finito di studiare, Bruno è pilota aviatore, conduce l'aereo di famiglia, il secondo Ettore è ingegnere agronomo e tutti e due sono nel consiglio di amministrazione.

A Rio Cuarto c'è l'azienda principale, la filiale è a Cordoba. "Qualità e servizio" è lo slogan dell'azienda ed è anche l'unica pubblicità e la politica dell' azienda.

Don Angelo e Donna Giuseppina Prizzon così sono sempre chiamati a Rio Cuarto, tutti gli anni dal 1990 ritornano a San Polo di Piave, soggiornano per alcuni mesi godendosi il meritato riposo restando nella loro terra, dalla quale dovettero separarsi con grande dolore.

Ora a San Polo sono amati e apprezzati e la loro storia non può che onorare questa bella città. Ora sono i figli Bruno e Ettore che conducono l'azienda. I genitori sono fieri di loro e della loro, sorte ben meritata e guadagnata.

 

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