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numero 4, anno primo - 1 luglio 2004 giornale online gratuito (a 30 giorni)
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Un padovano a Istambul

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di Daniele Capacci

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Istanbul ha piu' di dieci milioni di abitanti ed e' la capitale effettiva della Turchia in pieno boom economico, lasciando ad Ankara il ruolo di centro politico. L'immensa periferia, costituita da palazzoni da 8-10 piani, e' piuttosto impressionante quando si arriva all'aeroporto Ataturk. Anche se la maggior parte della popolazione oggi risiede nella parte asiatica o in quella europea a nord dell'insenatura denominata "Corno d'oro" , la maggior parte dei "luoghi di interesse turistico" e' concentrata nella parte vecchia - quella europea racchiusa dalle mura bizantine a sud del Corno d'oro. La cosa migliore per il viaggiatore indipendente che ami il giusto rapporto qualita'/prezzo e' scegliere un albergo economico (quelli da 20 euro a stanza) nella zona piu' antica (Sultanahmet), da dove si possono raggiungere facilmente a piedi i tre complessi architettonici principali: Topkapi Sarayi (palazzo del sultano), AyaSofya (la ex chiesa della Divina Sapienza dell'imperatore Giustiniano) e Sultanahmet Camii (curiosamente ribattezzata Moschea Blu), nonche' la zona del bazaar. Andando in ordine cronologico, AyaSofya (ora e' un museo, quindi si paga una decina di euro) e' stata per secoli il centro della cultura religiosa cristiano ortodossa.
Nonostante il cattivo stato di conservazione (terremoti, incendi, infiltrazioni d'acqua, restauri distruttivi...) quello che rimane e' comunque notevole. La sua struttura (ambiente principale quadrato con cupola, preceduto da zone porticate) ha ispirato anche gli architetti musulmani per i loro luoghi di culto. A parte l'arditezza ingegneristica, il pezzo forte di AyaSofya sono i pochi mosaici sopravvissuti alle disavventure storiche. Anche Topkapi Sarayi (quello che i nostri nonni chiamavano Serraglio) e' ora un museo, anzi un insieme di una dozzina di musei creati da Ataturk nella residenza del Sultano. I pochi dati che ho raccolto sul sistema politico ottomano lo rendono piuttosto interessante.

Innanzitutto e' evidente che Istanbul e' veramente la cerniera tra mondo europeo cristiano e mondo arabo musulmano. E' cioe' una citta' "moderna" in senso occidentale, con tutti i pro e contro di Napoli o Barcellona: donne in minigonna, birra nei bar, traffico congestionato, elezioni ragionevolmente corrette.... Niente di piu' sbagliato quindi di confondere arabi con turchi. Questi ultimi, popolazione centro asiatica (spesso con occhi verde-grigi), ha per secoli dominato sugli arabi anche in nordafrica e nella penisola arabica. Ancora oggi gli arabi percepiscono i turchi/ottomani come degli ex-colonialisti arroganti, non molto dissimili dagli europei/crociati. Effettivamente anche nella storia del Novecento Ataturk non e' molto dissimile dal nostro Mussolini, con l'"aggravante" che vi erano cospicue minoranze etniche (Armeni, Curdi...) con le quali vennero usati metodi di pulizia etnica. Il Cinquecento e' il secolo d'oro dell'impero Ottomano (Solimano il Magnifico). In questo secolo questo sorprendente impero a meta' strada tra l'Europa e l'India/Cina ha creato non solo centinaia di cospicui edifici (buona parte per mano dello stakanovista architetto Sinan) ma anche delle formule di governo originali (es.l'Harem)

E' sorprendente come in tre secoli (dal Seicento all'Ottocento) si sia venuto a creare un gap enorme tra Germania e Turchia, gap che la Turchia ha cercato di colmare letteralmente con ogni mezzo nel Novecento. Il sultano era quindi il despota assoluto, influenzato pero' dalla corte (Bey, Vizir, Grand Vizir etc), dalle concubine e soprattutto dalla regina madre (autentica vice-sultano). A differenza delle contemporanee monarchie europee il sultano non era indotto a contrarre matrimoni di interesse con principesse di altri stati (anche perche' era praticamente l'unico monarca mulsulmano importante nel raggio di mille kilometri), ma saggiamente si accoppiava con i migliori esemplari dell'harem. Tuttavia nel Seicento e Settecento la corte si era irrigidita in cerimoniali e regolamenti complicati (i sultani sembrano mandarini barbuti piu' che guerrieri centro asiatici).

Vi e' infine una moltitudine di moschee, tutte relativamente simili: parte centale a pianta quadra con cupolone, ricoperta internamente di piastrelle decorate e con pochi arredi (non ci sono panche ma tappeti), la parte esterna ha le solite fontanelle per il lavaggio dei piedi. Sempre in centro si trovano anche i mercati coperti piu' famosi e colorati:
1 - Kapali Carsi ("mercato coperto" tout court) piuttosto turistico

   
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2 - Misri Carsi ("mercato egiziano") vicino alla stazione dei treni Sirkeci (capolinea dell'Orient Express, stranamente piccola per una megalopoli come Istambul) molto piu' "autentico" tra i due mercati coperti si stende poi un intero quartiere di bancarelle all'aperto, il vero posto dove fare compere. Qui le frasi essenziali sono "kac lira?" (quanto costa?) e "ciok pahali!" (molto caro!), ma ancora piu' essenziale e' prendersi molto tempo per girare le bancarelle (che applicano prezzi simili ma non identici per lo stesso oggetto) e soprattutto fare allenamento nella negoziazione orientale (quindi comprare prima le cose meno costose).

In questa zona pullulano i bagni turchi (hamam), che funzionano nel seguente modo: si dice al cassiere se si vuole servizio completo (inserviente-massaggiatore) o se si preferisce self-service. si viene condotti in una cabina dove si indossano le ciabatte e il telo fornito dal bagno stesso si entra nel bagno turco vero e proprio, generalmente una sala a cupola ricoperta di marmi o piasterlle con molti lavabo/bidet alllineati lungo le pareti, satura di vapore caldo-umido dopo una decina di minuti di "cottura" (quindi dopo avere alquanto sudato) l'eventuale inserviente ti distende sull apia piattaforma centrale (anch'essa bella calda) e dopo averti frizionato con un guanto ruvido ti insapona massaggiandoti e ti sciacqua con secchiate d'acqua calda a questo punto il malcapitato (che ormai si fidava del suo nuovo amico) viene condotto in una nicchia dove viene gavettonato con secchiate di acqua fredda.

A livello di abbigliamento femminile si vede di tutto, dalla "super-occidentale" in minigonna alla "talebana" con il velo integrale e i guanti neri, anche se la maggior parte delle donne sceglie il foulard colorato che copre i capelli lasciando scoperto il viso. Il cibo e' ottimo, anche se ci vuole una buona guida per orientarsi tra "lokanta" (ristoranti), "pideci" (pizzerie), "kebap salonu" (specializzato in kebab = carne di agnello a pezzetti servita con una decina di differenti contorni e quindi con una decina di nomi, es. "iskendar kebab" ha anche yoghurt oltrechè verdure).

di Daniele Capacci

 

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