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numero 2, anno primo - 1 maggio 2004 giornale online gratuito a 30 giorni

I musei di Nizza


Tour trevigiano-padovano in giro per i musei di Nizza, nella dolce Francia del Sud

a cura di Daniele Capacci

Appena al di la' del confine italiano si apre una delle regioni più felici per l'appassionato di arte del Novecento. Nella zona di Nizza vi sono almeno 3 musei che meritano la massima attenzione da parte del visitatore (cioe' un giorno di devoto pellegrinaggio ciascuno):

- Museo Chagall (a Cimiez, bellissimo quartiere collinare di Nizza).

- MAMAC (museo di arte contemporanea in pieno centro a Nizza).

- Fondazione Maeght (a St Paul de Vence, paesino nell'entroterra a 30 km da Nizza)

Il museo dedicato a Chagall si presenta come una struttura ariosa, figlia della migliore architettura anni '70. Il supporto informativo per il visitatore sembra inesistente (no audioguida, no cartigli, nada de nada) tuttavia al centro della sala vi e' una poesia di Aragon dedicata a Chagall che e' la migliore analisi critica che si possa desiderare. E' un museo piuttosto noto e frequentato da numerose comitive di turisti giapponesi (peraltro silenziosissime, essendo la comunicazione tra guida e turisti mediata da ricetrasmittenti auricolari) e famigliole americane. Cio' non disturba in nessun modo l'appassionato, che anzi trova il giusto riposo su panche ottimamente imbottite.

Le maxi tele di Chagall sono disposte su 4 sale, e sono esattamente quello che ci si aspetta, cioe' delle raffigurazioni colorate e immaginifiche dell'amore terreno e divino con molti somboli tratti dalla Bibbia. E' impossibile non commuoversi, e' impossibile che i conflitti non si sciolgano di fronte a un messaggio cosi' semplice e cosi' perfetto. Quello che colpisce è che non c'e' nessuna maniera, nessun particolare inutile o retorico anche nello Chagall piu' maturo e "di successo".
Il concetto "l'amore e' bello e necessario" viene reso tramite le storie bibliche in un modo fresco e vivido, un modo che fa dimenticare tutte le volte che lo stsso concetto e' stato trasmesso in modo sciatto.Il museo e' anche arricchito da una meravigliosa sala da concerto in legno e tappezzerie blu notte, con vetrate dello stesso Chagall, dove i curatori non mancano di organizzare incontri settimanali di musica (cioe' e' un ambiente pubblico "vivo", non puramente decorativo come i teatri di Treviso).

Maeght e' una ricca fondazione privata (il biglietto di entrata vale 11 euro) che raccoglie autori vari ma si concentra su Leger, Miro' e Giacometti. In questo caso il supporto critico e' ottimo (interessantissimi documentari, che tra l'altro mi hanno fatto per lo meno comprendere anche se non amare il per me indigesto Leger) e vi e' una ricchissima biblioteca d'arte. Questo museo e' nato negli anni Sessanta in simbiosi con le opere di Miro', che di fatto ha realizzato alcune sculture appositamente per il giardino.

Tuttavia oggi il motivo di interesse maggiore (a meno che non si sia un bambino di 8 anni) e' rappresentato da Giacometti, un artista molti anni luce superiore ai vari Picasso, Leger e Miro'. Per chi non se lo ricordasse Giacometti e' il contrario di Botero: figure magrissime, scavate, disidratate. Bacon e' un allievo molto inferiore al maestro Giacometti.
Vedere Giacometti al lavoro e' sconvolgente: nel suo poverissimo, sporchissimo e disordinatissimo studio parigino il geniale montanaro e' intento nel silenzio a disegnare e a scolpire. "Je suis malcontent de mon oeuvre, pour ca je continue a travailler". Il documentario lo ritrae nella vecchiaia, scapigliato e occhialuto, ma lo sguardo e' quello di sempre, acuto, chiaro, penetrante. E' impossibile non amare Giacometti anche dal punto di vista umano per la sua enorme onesta' intellettuale, onesta' che lo accomuna a Orwell, Beckett, Ceronetti. C'e' da restare allibiti quando si apprende che molte delle opere bronzee piu' piccole (risalenti al periodo piu' sofferto di Giacometti, gli anni Quaranta) siano andate perdute (oltre a quelle distrutte dallo stesso Giacometti).

 

Infine il MAMAC. Di fronte ad un polo culturale cosi' perfetto (museo, biblioteca, teatro) c'e' davvero da domandarsi cosa cazzo facciano con i soldi le autorita' italiane. Non li hanno? Li spendono per finanziare i film della Sandrelli? Il museo e' nato per ospitare le opera del boom culturale che ebbe luogo a Nizza negli anni Sessanta.Gli autori stabili sono quindi Yves Klein (franco asiatico - campione di judo - amante dei rosacroce e dell'esoterismo - muore di infarto quando gli montano malamente un suo film al festival di Cannes), Niki de Saint-Phalle (franco americana - ex fotomodella - ricchissima, si sposa a 17 anni con un marine - comincia a dipingere in manicomio - colorava le opere sparando cartuccie colorate con un fucile - moglie di Tanguely), Ben, Arman ed altri mattacchioni.

Tuttavia in questi giorni al MAMAC espone il piu' grande artista di questi anni: Jan Fabre.(link su di lui) Avevo gia' visto alcune opera di Fabre credo alla Biennale di Venezia, ma vedere un intero piano disegnato da Fabre e' qualcosa di molto, molto diverso.Fabre e' quel belga (adesso avra' 50 anni) che, ossessionato dalla morte, usa ricoprire le proprie sculture con scarabei iridescenti. Detto cosi' sembra una barzelletta, ma non vi e' miglior viaggio in una idea fissa che questa raccolta delle sue opere. Il MAMAC e' una struttura quadrata con un cortile interno, dove 4 "corridoi" connettono 4 "sale". Fabre ha fatto in modo che si entri nel corridoio1, dove striscioline di carta moschicida pendono dal soffitto.
Si sfocia nella sala 1, dove un impiccato si specchia su dei "plastici" di battaglie (ove scarafaggi si muovono ordinatamente in un paesaggio lunare realizzato con cera biancastra).
Il corridoio 2 e' ricoperto di vasi contententi pezzi di bambole immersi in liquidi organici.La sala 2 contiene delle tuniche realizzate con scarabei iridescenti e due teschi sono alloggiati entro ceste di vimini.
Il corridoio 3 ha degli uncini appesi al soffitto. La sala 3 (ironicamente detta della rinascita) e' la piu' sconvolgente: da una teca vetrata posta in un angolo una pecora ricoperta d'oro osserva il proprio agnellino accasciato in una seconda teca nell'angolo opposto. La lugubre scena e' contornata da tuniche "monacali" questa volta realizzate con dischetti di ossa umane. Nel corridoio 4 Fabre ha ricoperto con banconote oggetti vari (occhiali etc) trovati casualmente.Infine, nella sala 4 sette civette osservano sette vasche da bagno dipinte con la BIC blu...

 

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